UN TYCOON PER MEDIASET - LA PAY TV DEL BISCIONE CERCA UN SOCIO, SIA PER COLMARE IL BUCO DI BILANCIO, SIA PER SFIDARE SKY. IN PISTA AL JAZEERA E BOLLORE' (VIVENDI-CANAL PLUS)

Il sogno covato nel quartier generale del Biscione? Trovare un accordo con entrambi i pretendenti, e cioè la qatariota Al Jazeera e la francese Canal Plus. L’obiettivo è questo: Mediaset comanda, la Vivendi ci mette il know-how (essendo da anni monopolista in Francia con Canal Plus) e l'emiro del Qatar i quattrini…

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Maurizio Maggi per "L'Espresso"

MEDIASET DAL PAPA - PIERSILVIO, MIMUN E SALEMMEDIASET DAL PAPA - PIERSILVIO, MIMUN E SALEM

Partita doppia, per la Mediaset della famiglia Berlusconi, nel torneo della televisione a pagamento. Sul campo sta entrando nel vivo la sfida per portare a casa i diritti per i prossimi tre anni del campionato di calcio di Serie A, storicamente il frutto più prelibato per chi fa pay-tv. E intanto, nella sala di comando, ci si prepara all'altro match, quello che - con tempi più lunghi - dovrebbe schierare nuovi top player insieme a Mediaset Premium, la divisione del gruppo che gestisce la tivù a pagamento sul digitale terrestre.

Mediaset è stufa di battagliare da sola, nello stadio domestico, con la Sky Italia di Ruper Murdoch, e vuole un partner, magari due, per smettere di giocare in difesa. Una vicenda ufficialmente iniziata nel dicembre scorso, con l'annuncio "cercasi soci" metaforicamente appeso fuori dagli studi di Cologno Monzese. Per sfidare davvero, in Italia, una multinazionale della pay-tv come Sky, che il match lo gioca sul satellite, Mediaset Premium ha bisogno di quattrini.

confalonieri con marina e piersilvio berlusconiconfalonieri con marina e piersilvio berlusconi

Il sogno covato nel quartier generale del Biscione? Trovare un accordo con entrambi i pretendenti, e cioè la qatariota Al Jazeera e la francese Canal Plus. A Fedele Confalonieri e Piersilvio Berlusconi, presidente e vicepresidente Mediaset, piacerebbe dar vita a una nuova società cui apportare sia la pay-tv italiana che la partecipazione di minoranza nella televisione a pagamento spagnola Digital Plus.

Per aprirne le porte a soci esterne ma mantenendo la maggioranza di una siffatta compagnia: Mediaset comanda, la Vivendi ci mette il know-how (essendo da anni monopolista in Francia con Canal Plus, la materia la conosce bene, contrariamente a Mediaset che nel mondo pay-tv è ancora una novellina) e l'emiro del Qatar i quattrini, lui che ne ha tanti e già moltissimi ne ha spesi nelle televisioni a partire dal 1996, anno di nascita di Al Jazeera. Non sarà facile comporre un mosaico così idilliaco - visto con occhi berlusconiani - ma a Cologno Monzese ci stanno provando.

SILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONISILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONI

Il fronte spagnolo è in assoluto importantissimo, perché il campionato di calcio, la cosiddetta Liga, annovera club celeberrimi e campioni come Cristiano Ronaldo e Leo Messi, mentre negli altri sport svettano il tennista Rafael Nadal e la superstar della MotoGP, Marc Marquez. Ma per Mediaset, tutto sommato è marginale. Digital Plus sta perdendo abbonati ed è in una fase d'impasse, giacché il socio di maggioranza, la Prisa, casa editrice del quotidiano "El Pais", ha una gran voglia di svignarserla, tirando su il massimo possibile per fronteggiare un maxi debito di oltre 3 miliardi di euro.

MediasetMediaset

Quando, in passato, aveva messo in vendita il 56 per cento di Digital Plus per 800 milioni di euro, aveva ricevuto offerte assai inferiori. Mercoledì 7 maggio, però, Telefonica, che già è titolare del 22 per cento, per il pacchetto di Prisa ha messo sul piatto 725 milioni di euro. Se Prisa accetterà e Telefonica diventerà il dominus di Digital Plus, cosa se ne farà Mediaset del suo 22 per cento? Finora la società italiana è andata a braccetto, in Spagna, con il gigante dei telefoni.

L'intesa potrebbe continuare, magari con un successivo incremento della quota in mano a Mediaset. Ma Telefonica potrebbe - antitrust permettendo - anche decidere di diventare il dominus assoluto. In tal caso, Mediaset direbbe addio all'avventura nella tivù a pagamento spagnola e al progetto di realizzare la sua piattaforma "pan-europea", vendendo la sua partecipazione e concentrandosi su Mediaset Premium.

LOGO AL JAZEERALOGO AL JAZEERA

Ma quanto vale, davvero, Mediaset Premium? Le stime delle banche d'affari più ottimiste la valutano 800 milioni. Il reale valore, tuttavia, lo determinerà la "fame" dell'eventuale compratore: «Dipende tutto dall'appetito di chi decide di sbarcare in Italia, nessuna banca d'affari può fissare il valore dell'appetito», sintetizza un grande esperto della tivù a pagamento.

Creata per sbarrare la strada a Murdoch e alla sua Sky, Mediaset Premium finora ha perso soldi. L'ultimo dato certo risale al 2011, con il rosso a 68,5 milioni. Poi i numeri della pay tv sono confluiti in quello di Mediaset e circolano solo stime, che per il 2012 azzardavano perdite intorno ai 90 milioni. L'anno scorso il fatturato è cresciuto a 552 milioni, ed è salita la spesa media di ogni cliente, che è di 21 euro al mese contro i 41,5 della rivale satellitare.

Murdoch ha chiesto il divorzio da Wendi una settimana dopo le voci della trescaMurdoch ha chiesto il divorzio da Wendi una settimana dopo le voci della tresca

Non è facile guadagnare oggi, con la pay tv, neppure per Sky, che ha chiuso il 2013 in rosso. Da qualche anno il bacino dei clienti è stabile intorno ai 7 milioni: Sky, che aveva superato quota 5 milioni, con la crisi è rinculata a 4,7. Mediaset viaggia intorno ai due milioni. Silvio Berlusconi, che da premier aveva visto con favore lo sbarco in Italia di Murdoch, a un certo punto si è reso conto che, se lo squalo australiano avesse conquistato in solitudine i 7 milioni di clienti disposti a pagare, avrebbe messo in seria difficoltà anche le sue tivù generaliste.

Ce l'ha fatta, a bloccare l'avanzata del nemico. Ora però il catenaccio comincia a costare troppo e la ricerca dell'alleato ha subìto un'accelerazione. La speranza è di illustrare le condizioni della nuova partnership prima della pausa estiva. Intanto, i berlusconiani hanno alzato la posta strapagando i diritti per il triennio 2015-2018 della Champions League (un impegno da quasi 700 milioni) e si presenteranno bellicosi, nella seconda metà di maggio, all'asta per i diritti del campionato tricolore.

SkySky

In passato, Mediaset e Sky si sono "scambiati" le coppe internazionali (oltre alla Champions c'è anche l'Europa League), per poterle offrire entrambe agli abbonati. Stavolta, un'intesa cordiale parrebbe improbabile, anche se nessuna televisione a pagamento che si rispetti può permettersi di star fuori dal calcio, in Italia.

Sky ha detto chiaro e tondo che non intende pagare per il campionato il doppio di Mediaset, com'era avvenuto nell'ultima tornata, quando Murdoch aveva dovuto mettere sul piatto 610 milioni di euro per l'esclusiva sulla Serie A, contro i circa 300 di Berlusconi, che comunque si era garantito di poter trasmettere tutte le partite di cartello. Ora Mediaset Premium vuol arrivare all'agognato matrimonio con parecchio fieno (o meglio, pallone) in cascina.

Tamim bin Hamad al ThaniTamim bin Hamad al Thani

Poter contare su un socio dalle spalle ultralarghe come "beINSports", il network sportivo mondiale costruito da Al Jazeera, sarebbe di grande aiuto. Anche l'arrivo del fiinanziere transalpino Vincent Bolloré, primo azionista di Vivendi che è proprietaria di Canal Plus, presente solo in patria e in Polonia, farebbe assai comodo. Ma Bolloré investirà nella pay tv italiana solo se ritenerrà l'investimento redditizio, ragionevolmente in tempi medio-brevi.
L'emiro Tamim bin Hamad, invece, avrebbe sicuramente più pazienza.

Il braccio sportivo di Al Jazeera (a tutti gli effetti una tivù di Stato) è in profondo rosso in Francia, dove ha 1,75 milioni di abbonati e perde 300 milioni di euro l'anno, mentre negli Stati Uniti ha speso molto per i diritti di parecchi campionati europei, tra cui la serie A, con scarsi risultati.

Il Qatar, però, vuol diventare un centro d'eccellenza in svariati campi, nello sport (ha conquistato i mondiali di calcio 2022), della cultura (la Qatar Museum Authority dispone di enormi risorse e sta allestendo musei da favola), nell'istruzione (sorgono come funghi filiali di college e università americane, come il Weill Cornell Medical College e la Texas A&M University). I denari puntati sulle emittenti sportive di mezzo mondo fanno parte della stretegia di affermazione del "logo Qatar", per creare un'immagine glamour e rassicurante dell'emirato.

Stemperando l'immagine di Stato vicino ai Fratelli Musulmani che rende indigesto tutto ciò che arriva dal Qatar - Al Jazeera compresa - in molti paesi come Arabia Saudita, Marocco, Tunisia e l'Egitto di oggi

 

 

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