ULTIMATUM DI ETIHAD - O ENTRANO I SOLDI ENTRO 48 ORE O ADDIO ACCORDO - ALTRO CHE 250 MILIONI, CE NE VORRANNO FORSE 400 - FORSE CI SARÀ IL SOLITO RITO DEL NEGOZIATO NOTTURNO, MA IL FALLIMENTO È A UN PASSO

L'ad della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, scrive a Cai: «Rimane un numero relativamente piccolo ma significativo di punti da risolvere». Cioè, i soldi, e tanti. I conti stanno peggiorando e i soci non hanno trovato un accordo. Incontro a Palazzo Chigi. È l’ultima chiamata...

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1. ALITALIA, ETIHAD LANCIA L'ULTIMATUM

Gianni Dragoni per “Il Sole 24 Ore

 

James Hogan James Hogan

Etihad Airways ha inviato ieri una lettera ultimatum ad Alitalia-Cai. L'ad della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, sottolinea che «rimane un numero relativamente piccolo ma significativo di punti da risolvere» prima che si possa firmare l'accordo finale al quale le compagnie lavorano da mesi, ricordando che il termine è «non oltre il 31 luglio 2014».

 

Alitalia Alitalia

Arrivata nel pomeriggio per posta elettronica all'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, e al presidente Roberto Colaninno, la lettera segnala che «i punti irrisolti» sono diventati più importanti «alla luce del recente aggiornamento sulle aspettative di risultati negativi» di Alitalia e «della nuova struttura proposta da Poste». «Il più rilevante di questi problemi – scrive l'a.d. di Etihad – riguarda la disponibilità per la Vecchia Alitalia (HoldCo) di fondi sufficienti per consentire il trasferimento dell'attività aziendale alla Nuova Alitalia (NewCo) al closing con l'ammontare concordato di liquidità».

ETIHAD ETIHAD

 

La lettera è arrivata a Roma mentre sembravano vicini a un'intesa i due schieramenti di azionisti di Alitalia, da un lato le grandi banche creditrici e azioniste (Intesa Sanpaolo e Unicredit) insieme ad Atlantia, Poste Italiane dall'altro, sulla struttura societaria per la ricapitalizzazione di Alitalia-Cai, deliberata per 250 milioni di euro dai soci il 25 luglio.

 

L'a.d. di Poste, Francesco Caio, non intende versare un euro di denaro pubblico nella Cai che considera una «fornace» (ha perso 569 milioni nel 2013) ma solo a valle, in una nuova società intermedia, la «midco», che non risponderebbe delle perdite 2014 né del contenzioso di Cai.

GABRIELE DEL TORCHIO GABRIELE DEL TORCHIO

 

Questa «midco» si dovrebbe frapporre tra la vecchia Alitalia-Cai (la HoldCo) e la nuova Alitalia (NewCo), che nascerebbe pulita, senza debiti. Poste verserebbe 65 milioni nella «midco», di cui sarebbe azionista accanto ad Alitalia-Cai. La «midco» avrebbe il 51% della nuova Alitalia, nella quale entrerebbe Etihad con il 49% iniettando 560 milioni. Banche e Atlantia si erano dette d'accordo, a condizione che Poste dimostri la fattibilità della «midco». Caio ha chiesto inoltre maggiori diritti nel governo societario e «pari dignità» con gli altri azionisti.

 

Ma a metà pomeriggio da Alitalia è partita una lettera, firmata dall'avvocato Sergio Erede, che ha mosso obiezioni alla struttura proposta da Poste. Obiezioni rigettate da Francesco Gianni, l'avvocato che assiste Poste insieme al Credit Suisse. La causa dell'improvvisa tensione è la lettera di Hogan, inviata a poche ore dalla scadenza del termine del 31 luglio.

 

ROBERTO COLANINNO IN MOTO ROBERTO COLANINNO IN MOTO

Il cuore della lettera è la preoccupazione di Etihad per il peggioramento dei conti di Alitalia e per il rischio che, alla data prevista per il «closing», a fine ottobre, la vecchia Alitalia-Cai non abbia i soldi sufficienti per coprire i rischi e i costi. Hogan non vuole che la nuova Alitalia abbia un azionista, la Cai, che rischia di fallire.

 

«A meno che non riceviamo prova ragionevole che gli attuali "stakeholder" intendono fornire il capitale necessario o altre forme accettabili di finanziamento ponte ad Alitalia che potrebbero fornire fondi sufficienti alla vecchia Alitalia (HoldCo), le parti non sarebbero in condizione di firmare i documenti dell'accordo», ha avvertito perentorio Hogan. Ieri sono circolate nuove cifre sul "buco" finanziario di Alitalia. Se confermate non basterebbero i 250 milioni della ricapitalizzazione, ma servirebbero fino a 350-400 milioni.

 

L'elenco delle doglianze non è esaurito. «Stiamo ancora aspettando» una risposta da Alitalia – ha aggiunto Hogan – ad «alcune domande inviate venerdì scorso»: una decisione finale sul contenzioso con Toto; la conferma degli accordi finali con i sindacati; la conferma che la Nuova Alitalia sarà indenne da contestazioni della Ue sugli aiuti di Stato e «chiarezza» sulla struttura di Poste. Hogan vuole sapere «con urgenza» come Alitalia e i principali azionisti propongono di risolvere questi problemi.

FRANCESCO CAIO FRANCESCO CAIO

 

Stamattina è previsto un vertice a Palazzo Chigi tra Alitalia, banche, Atlantia, Poste e il sottosegretario Graziano Delrio. A meno di 48 ore dalla scadenza del termine indicato da uno spazientito Hogan. E stavolta non ci sarebbero proroghe.

 

2. L’ULTIMA CHIAMATA

Francesco Manacorda per “La Stampa

 

Questa è davvero l’ultima chiamata per Alitalia. La mail inviata ieri pomeriggio dall’amministratore delegato di Etihad James Hogan al «Dear Gabriele» Del Torchio - che guida la compagnia di bandiera - è ultimativa nei contenuti, se non negli stessi toni. Senza una soluzione chiara sui punti ancora aperti nella trattativa - e in parte scompaginati dalla decisione dell’azionista Poste di non partecipare all’aumento di capitale della «vecchia» Alitalia-Cai, ma di versare invece i suoi soldi in una società intermedia tra la vecchia e la nuova Alitalia - gli arabi avvertono che la chiusura dell’accordo prevista al massimo per domani, non ci potrà essere.


Elenco lungo, quello delle questioni aperte, e tempi cortissimi. Non è una combinazione ideale. Mentre le banche azioniste paiono aver appena trovato un faticoso accordo con le Poste per la sua partecipazione all’operazione, Etihad vuole garanzie che la vecchia Alitalia sia comunque capitalizzata a sufficienza - 250 milioni era l’impegno originario dei soci italiani - per evitare di trovarsi invischiata in contenziosi del passato. Ribadisce che dagli Emirati arriveranno 560 milioni, ma che questa cifra servirà al rilancio della compagnia e non certo a tamponare vecchie emergenze.

 

graizano delrio graizano delrio

Dunque, senza l’impegno esplicito dei soci italiani a mettere i soldi stabiliti - o forse anche più di quei 250 milioni - l’accordo non si farà. Ma tra le richieste di Etihad ci sono anche questioni che giacciono da lunghissimo tempo sulle scrivanie dei manager Alitalia e dei loro azionisti e che in parte chiamano in causa anche il governo: dalla decisione sul contenzioso con la Air One di Toto a quell’accordo con i sindacati che - incredibilmente - ancora non è condiviso da tutti, viste le resistenze dei piloti rappresentati dalla Uil.
 

Anni e anni di incrostazioni sindacali e partitiche, di compromessi della finanza e delle banche con la politica, di improbabili impegni di imprenditori «patrioti», adesso devono insomma trovare soluzione. E non entro i prossimi quarantotto mesi o in quarantotto giorni, ma nel giro di sole 48 ore. Sarà possibile che questo avvenga?

 

L’aria di grande preoccupazione che si respirava ieri sera nei palazzi delle banche e del governo non era certo un indizio confortante. A molti pare impossibile dare una riposta alle richieste della compagnia degli Emirati entro domani.
 

È possibile che la missiva di Hogan rappresenti anche la classica «stretta» negoziale. E che nella migliore tradizione italiana dell’accordo all’ultimo minuto, della trattativa notturna con il sindacato, del rito dell’ultimatum, alla mezzanotte di giovedì si arrivi al termine di questo estenuante negoziato. Ma se così non fosse ci sarebbero davvero poche alternative al fallimento dell’Alitalia. Sarà meglio che molti lo tengano a mente in queste brevissime 48 ore. 

 

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