IL VIZIETTO DI PIERCARLO – DOPO ESSERSI PRESO UNO SCONTO SUL DEFICIT DA BRUXELLES, PADOAN FA IL FURBO E NON LO RISPETTA – IL MINISTRO S’E’ “ALLARGATO” DELLO 0,1%, MA PER LA COMMISSIONE MANCANO ALL’APPELLO 3,5 MILIARDI DI CORREZIONE STRUTTURALE - BENE LA CRESCITA DEL PIL 

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Marco Bresolin per “la Stampa”

 

boschi padoan boschi padoan

Un notevole balzo avanti della crescita e il debito pubblico che inizia effettivamente a scendere. Dopo le nubi dei mesi scorsi, sui conti pubblici italiani iniziano a splendere alcuni raggi di sole. Non lo dice il Tesoro, ma la Commissione Ue. Che solitamente è molto più prudente dei governi (in particolare del nostro). Oggi infatti Bruxelles rivedrà al rialzo le sue previsioni di crescita per il 2017: secondo quanto risulta a La Stampa, si passerà dal +0,9% del Pil indicato in primavera a un più incoraggiante +1,5%. Esattamente lo stesso valore indicato da Roma nella bozza di manovra spedita il mese scorso alla Commissione.

GENTILONI PADOAN GENTILONI PADOAN

 

C' è però un neo, che rischia di rovinare i festeggiamenti. Perché i conti non tornano nella casellina dedicata al deficit strutturale, quello calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum. È da questo numero che dipende il giudizio sulla manovra. E le cifre sono ancora molto diverse. La differenza principale riguarda il miglioramento del saldo strutturale, condizione-chiave per il rispetto delle regole del Patto di Stabilità. A prima vista, l' Italia è ampiamente fuori.

 

Ballano quasi tre miliardi e mezzo e si rischia una «deviazione significativa»: questo vuol dire che il giudizio positivo sulla manovra (atteso per il 22 novembre) è tutt' altro che scontato. Padoan dovrà trattare ancora con la sua controparte Ue, rappresentata dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario Pierre Moscovici. E certamente non potrà permettere al Parlamento di tirare la corda.

 

BRUNO LE MAIRE PADOAN BRUNO LE MAIRE PADOAN

Stando ai parametri lordi, al netto della flessibilità, l' Italia dovrebbe migliorare il proprio deficit strutturale di uno 0,6% del Pil, oltre 10 miliardi di euro. Prima dell' estate, però, il governo e la Commissione avevano raggiunto un' intesa informale che prevedeva un dimezzamento dello «sforzo strutturale»: 0,3% anziché 0,6%. In pratica un maxi-sconto di cinque miliardi che a Bruxelles hanno deciso di chiamare «margine di discrezionalità». Uno spazio di manovra che la Commissione si è presa, in deroga alla matrice del Patto, per trovare il giusto equilibrio tra risanamento dei conti e sostegno alla crescita.

padoan moscovici padoan moscovici

 

Si parte dunque dallo 0,3%, che il governo ha promesso di fare nella sua bozza di manovra: nel testo mandato a Bruxelles il deficit strutturale è fissato a quota 1,3% nel 2017 e a quota 1% per il 2018. Il miglioramento è dunque pari allo 0,3%. Ma secondo i calcoli fatti nelle scorse settimane dai tecnici della Commissione, lo sforzo reale sarebbe solo dello 0,2%. Motivo per cui era stata inviata una lettera con richiesta di spiegazioni. Metodologie di calcolo differenti, si era giustificata l' Italia. Dalla tabella che verrà resa nota oggi, però, lo scostamento è ancora più ampio.

 

il palazzo della commissione europea a bruxelles il palazzo della commissione europea a bruxelles

La Commissione vede un miglioramento del saldo strutturale minore: solo 0,1%. Per il 2017 indica infatti il 2,1%, che scende a quota 2% nel 2018. Molto potrebbe dipendere dagli arrotondamenti (si usa un solo decimale), ma lo scostamento con i dati italiani è comunque significativo. E c' è il rischio di una deviazione anche per l' anno in corso: in primavera la Commissione aveva indicato il 2% per il 2017 (oggi il 2,1%).

 

La consolazione arriva dalla crescita, che balza all' 1,5% nel 2017. Le previsioni per i prossimi anni sono invece un po' meno ottimistiche del governo: Bruxelles indica l' 1,3% per il 2018 e l' 1% per il 2019 (l' Italia aveva fissato l' 1,5% per l' intero triennio). Buone notizie anche sul debito pubblico, che Bruxelles vede in discesa: 132,1% per l' anno in corso, 130,8% per il prossimo e 130% nel 2019. In calo anche il deficit nominale: 2,1% nel 2017 che scende a quota 1,8% nel 2018.

 

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