WALL STREET AVVERTE TRUMP: SE NON MANTIENI LA PROMESSA SUL FISCO TI GIRIAMO LE SPALLE – GIA’ INIZIATO IL DEFLUSSO DI INVESTIMENTI IN AZIONI VERSO L’EUROPA DOPO IL RITIRO DELLA RIFORMA SANITARIA: IN POCHI GIORNI USCITI DAGLI USA 9 MILIARDI DI DOLLARI PER L’ACQUISTO DI TITOLI QUOTATI NEL VECCHIO CONTINENTE, E L’EURO CRESCE

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Vito Lops  per il Sole 24 Ore

 

TRUMP A WALL STREET TRUMP A WALL STREET

L’andamento di Borsa da metà marzo parla chiaro: l’indice S&P 500 di Wall Street ha perso quasi il 2% mentre le Borse europee - che pure oggi sono in flessione - hanno resistito guadagnando in media circa l’1 per cento. È forse presto per tracciare un nuovo trend di mercato, ma se il buongiorno si vede dal mattino quanto visto recentemente sui mercati può essere interpretato come un chiaro segnale di rotazione dall’azionario statunitense verso quello europeo. Se vogliamo, si tratta di una rotazione nella rotazione, dato che da diverso tempo è in corso una rotazione dei portafogli da bond verso le azioni.

 

Del resto, il cambio di registro viene evidenziato anche dal contestuale deflusso di denaro dagli Stati Uniti; -9 miliardi di dollari, la variazione negativa più ampia dallo scorso giugno. Il quadro è completato dal concomitante rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro. Oggi con un euro si acquista l’equivalente di 1,08 dollari. A metà marzo se ne compravano 1,06 (a fine dicembre 1,03). Come mai Wall Street pare stia perdendo colpi mentre le Borse europee sembrano più toniche? Ci sono almeno due fattori che ci aiutano a capirlo, uno politico e l’altro finanziario.

GRAFICO WALL STREET DI MARZO GRAFICO WALL STREET DI MARZO

 

TRUMP PERDE QUALCHE COLPO

Dopo un avvio schioppettante a suon di slogan (alcuni peraltro contradditori) Donald Trump, dalla vittoria alle elezioni dello scorso novembre, ha dato un’enorme scossa alle Borse e al dollaro. Ora però il presidente Usa è atteso alla prova dei fatti. A questo punto le azioni di Wall Street hanno più da perdere che da guadagnare. Perché già scontano il migliore degli scenari possibili (ovvero che tutte le promesse di Trump si concretizzino senza intoppi e che queste spingano le aziende quotate a Wall Street a far crescere gli utili). Se qualcosa dovesse andare storto, gli investitori sono pronti a ritirare un po’ di fiches dalla Borsa Usa e a posizionarle altrove, magari proprio nel Vecchio Continente.

trump wall street trump wall street

 

Lo si è visto chiaramente nelle ultime sedute quando Wall Street ha sofferto la difficoltà di Trump a rimuovere l’Obamacare, la riforma sanitaria tanto cara al suo predecessore. Venerdì sera, proprio quando era previsto il voto alla Camera su richiesta di Trump la proposta di riforma sanitaria (Ryancare) è stata ritirata.

 

Questo flop è considerato un test importante dagli investitori sulle capacità di Trump di trasformare in azione politica le tante promesse della campagna elettorale. Perché il rally delle Borse è stato sostenuto proprio da queste promesse. Gli investitori temono che i legislatori repubblicani possano avere le stesse difficoltà quando al Congresso arriveranno altre proposte di legge tra cui quella per tagliare le tasse

 

TRUMP A WALL STREET TRUMP A WALL STREET

Mentre Trump si sta scontrando con le prime difficoltà, dall’Europa invece arriva qualche segnale di distensione politica. La sconfitta dell’euroscettico Geert Wilders alle elezioni olandesi e l’avanzata nei sondaggi in Francia del candidato centrista Emmanuel Macron a discapito dell’anti-sistemica Marine Le Pen stanno rasserenando un po’ gli animi degli investitori. Rendendo ora la piazza europea meno bollente di come potesse sembrare qualche mese fa.

 

UNA QUESTIONE DI PREZZI

Oltre al fattore politico c’è poi quello finanziario. Le azioni a Wall Street valgono oggi 18 volte gli utili attesi. Quelle europee 14 volte. Ciò vuol dire che tecnicamente le azioni statunitensi sono più care e che, se in Europa il rischio politico dovesse nei prossimi mesi stemperarsi, secondo molti addetti ai lavori c’è margine perché le Borse europee vadano in parte a ridurre il divario di valutazione con gli Usa.

 

 

 

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