IL GRANDE EU-GENIO, BORGHESE ILLUMINATO (DALL’ENEL) SCALFARIZZA L’AUDITORIUM - LEZIONE DI GIORNALISMO A UNA PLATEA DI ZINGARETTI ROMANI (GIORNALISTI LATITANTI) - A ROMA IL GRAN TOUR VISTO DALL’ERMITAGE (60 FOTO DELLA RAMPOLLA DI SCALFARI)

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  • Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

    AlexeiAlexei Meshkov e Mikail Piotrovsky - Copyright Pizzi

    1 - SCALFARI, AUDITORIUM TUTTO ESAURITO. GIORNALISTI? CI VUOLE VOCAZIONE
    Luca Borsari per Apcom

    Il giornalismo? \"Una vocazione, un mestiere da cui non si stacca mai\". E ieri sera il pubblico che ha gremito i 1.200 posti della sala Sinopoli del Parco della Musica a Roma, non ha staccato un attimo l\'attenzione dalla \'lezione\' di giornalismo che Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, ha tenuto. Partendo proprio dalla prima caratteristica principale necessaria al \'mestiere\'. Quella di non staccare mai, di prendere spunto dalla vita di tutti i giorni mettendosi al centro degli eventi con umiltà.

    Il racconto di Scalfari parte dalle riunioni del mattino a Repubblica. Un rito nel quale, oltre al confronto degli articoli del giorno prima con quelli pubblicati dai giornali concorrenti, c\'era una \'lezione, anzi uno scambio di reciproci insegnamenti\' tra direttore e redazione. E, non di rado, le bacchettate.

    CarloCarlo Massimo e signora - Copyright Pizzi

    La memoria corre a quella mattina - e Scalfari saluta in sala come testimone lo storico segretario di redazione Rolando Montesperelli - nella quale \"vidi una quantità di errori nelle varie sezioni del quotidiano. Ed entrai furibondo nel giornale, con una rabbia gelida\". Scalfari ricorda come, dopo l\'identificazione dei responsabili sospese per una settimana i giornalisti in questione dalle loro attività.

    Per poi, convinto da alcuni colleghi, tornare indietro sui suoi passi e sdrammatizzare l\'accaduto in una riunione successiva facendo ascoltare, sempre nella riunione del mattino, un nastro nel quale il maestro Toscanini rimbrottava in tre lingue i suoi orchestrali dopo un\'esecuzione della \'Traviata\' che non lo aveva affatto soddisfatto.

    Un \'mestiere crudele\'. Nel quale \"il giornalista invade la sfera pubblica e talora quella privata delle persone che entrano nel suo focus\" e che deve, giornalisticamente, \'denudare\'. Non preoccupandosi, sottolinea ancora Scalfari, se una notizia possa o meno dispiacere a qualcuno o a chi l\'articolo possa giovare.

    ClaudioClaudio Strinati e Mikail Piotrovsky - Copyright Pizzi

    Certo, se molti giornalisti appaiono convinti che una verità oggettiva da raccontare esista, Scalfari esce fuori dal coro.

    \"Dopo circa 50 anni di lavoro sostengo, isolato, che l\'oggettività non esiste: non credo alla verità assoluta. E non è una questione di dividere i fatti dalle opinioni\". Ma, piuttosto, di essere il centro del mondo e di guardare i fatti con la propria angolazione anche perchè nella \'vocazione\' giornalistica ci dev\'essere quella di stare al centro. E quando si occupa il centro bisogna dare una descrizione adeguata alle cose che si osservano. Insomma, ribadisce Scalfari, \"l\'unica vera oggettività è quella di dire l\'angolazione dalla quale si guardano i fatti\" e di comunicarlo ai lettori.

    CoppolaCoppola e barba nostrana - Copyright Pizzi

    Un altro elemento centrale nella visione di Scalfari riguarda la funzione ultima dei giornalisti. Quella di controllare il potere. Perchè la maggior parte dei giornalisti è di sinistra?

    Perchè, spiega Scalfari in questa chiave, per moltissimo tempo il potere in Europa è stato di destra e un contropotere non poteva che essere di segno opposto. Ma negli ultimi anni - aggiunge - non pare che i media si comportino come un contropotere.

    E un contropotere ha anche bisogno di essere indipendente. E\' evidente, spiega ancora il fondatore di Repubblica, che non potremo aspettarci da parte di molti giornali dei pezzi critici contro le rispettive proprietà.

    Ma il peccato maggiore, spesso, non riguarda quello che si scrive ma piuttosto ciò che non si scrive. Le cose da questi punto di vista - chiosa Scalfari con un implicito riferimento allo storico giornale concorrente, il Corriere della Sera, si fanno più complicate quando la proprietà di una testata è molto variegata e i soggetti che chiedono di non dire delle cose si moltiplicano.

    Scalfari giornalista solo d\'opposizione? \"Quando trovo qualcosa di un governo che mi piace - chiosa - in genere lo scrivo. Non è colpa ma se accade di rado...\".

    La lezione di Eugenio Scalfari è stata sponsorizzata dall\'Enel nell\'ambito della serie di incontri \"Le grandi lezioni di giornalismo\" che sarà ospitata dallo stesso Auditorium. A partire da giovedì 20 novembre sul sito Enel (www.enel.it) sarà disponibile il filmato in streaming della serata di ieri.

    2 - A ROMA IL GRAN TOUR VISTO DALL\'ERMITAGE (E 60 FOTO DELLA FIGLIA DI SCALFARI...
    (Ansa) - La Roma emblematica raccontata dal fiammingo Johannes Lingelbach, con i monumenti piu\' celebrati dell\'architettura antica liberamente riuniti a far da sfondo alla piazza del mercato. Ma anche la Venezia azzurrata dipinta dall\'austriaco Schindler, i romantici paesaggi marini del francese Vernet, amatissimo dai russi. L\'Italia ammirata dai viaggiatori russi del Gran Tour e\' di scena a Roma, con una raccolta dell\'Ermitage, in gran parte inedita per il pubblico italiano, esposta da domani al 22 febbraio nei Musei di San Salvatore in Lauro.

    EugenioEugenio Scalfari con Nicola e Luca Zingaretti - Copyright Pizzi

    Realizzata in collaborazione con l\'Ermitage e allestita negli spazi rinascimentali di proprieta\' del Pio Sodalizio dei Piceni, \'Visioni del Gran Tour dall\'Ermitage (1640-1880). Paesaggi e gente d\'Italia nelle collezioni russe\' , racconta tre secoli di viaggi e fascinazioni dei russi dell\'epoca imperiale. In tutto sessanta opere alle quali si aggiungono alcune fotografie firmate da Enrica Scalfari, elaborazione contemporanea dello stesso tema, che danno anche il senso di come si sono trasformate oggi alcune di quelle super classiche vedute, dal Quirinale al Pantheon per Roma, la piazza del Duomo a Milano, Piazza della Signoria a Firenze.

    Tanti capolavori, come sottolineano presentando la rassegna il direttore dell\'Ermitage per l\'arte figurativa occidentale Sergej Androsov e il soprintendente del Polo Museale di Roma Claudio Strinati, ai quali si aggiungono opere forse meno eccelse sul piano artistico scelte per la loro emblematicita\' e per il valore documentario perche\' meglio di altre offrono il senso del rapporto di quei viaggiatori con le bellezze italiane.

    Si tratta in parte di tele comperate per le collezioni imperiali e gran ducali, in parte - quelle meno importanti - per le collezioni private. \'Una mostra splendida - commenta Strinati - che racconta l\'andirivieni tra l\'Italia e il resto d\'Europa del linguaggio visivo, della storia, della critica, dell\'etica\'. E davanti alla quale ognuno puo\' tirare fuori il suo personale fil rouge. Perche\' cio\' che questi artisti dicono non e\' lontano dalla nostra attuale sensibilita\' \'.

    Una rassegna che \'ha un valore culturale e politico\', commenta presentandola il sottosegretario Francesco Giro, anche per questo \'fortemente voluta dal ministero dei beni culturali\'. E che arriva nella capitale proprio a pochi giorni dall\'intesa bilaterale sulla cultura firmata in Russia dal ministro Sandro Bondi.

     

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