“IL DUTY FREE È UN OBBLIGO CHE DOVREBBE PREVEDERE UNA QUOTA TACCHEGGIO” – GIULIANO FERRARA IRONIZZA SUL PRESUNTO FURTO DI PROFUMO BY FASSINO: “LA VIRTÙ È IL TARLO RODITORE DEL SUO BERLINGUERISMO E L’ORIGINE DI CERTE SUE USCITE POLITICHE INNOCENTI. LA CAZZATA CHE GLI È IMPUTATA È IL VIRTUOSO E INCONSCIO DEPREDAMENTO DI UN DUTY FREE, LA COSA PIÙ OBBROBRIOSA DELLA SOCIETÀ MODERNA. PER UNO CHANEL, POI, CHE È UN PROFUMINO DELLA MALORA...”

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Estratto dell’articolo di Giuliano Ferrara per “il Foglio”

 

giuliano ferrara giuliano ferrara

Tra i tanti diritti si sono dimenticati il diritto al taccheggio. Piero Fassino, come il padre dell’imperatore Adriano secondo Marguerite Yourcenar, è un uomo “sopraffatto dalla virtù”, come capita a non pochi torinesi (viene da Avigliana, ma fa lo stesso). La virtù è il tarlo roditore del suo berlinguerismo e l’origine di certe sue uscite politiche innocenti.

 

La cazzata che gli è imputata […] è il virtuoso e inconscio depredamento di un Duty Free, la cosa più obbrobriosa della società moderna. Per uno Chanel, poi, che è un profumino della malora, neanche un Armani Acqua di Giò o un Paco Rabanne o il vecchio Ma griffe, che era l’essenza amata di Rossana Rossanda. Tutto sbagliato, ma tutto da rifare. Il Duty Free è un obbligo che dovrebbe prevedere, invece che un’occhiuta vigilanza del personale spionistico, una quota taccheggio specie per le persone perbene.

 

piero fassino piero fassino

Sei un viaggiatore […] e devi per forza passare per quella forca commerciale, non puoi evitarlo, nell’attesa ti dispongono a passeggiare tra le merci in mezzo a quelle luci insinuanti e cretine, tra le scaffalature procaci e volgarotte, merci che ti provocano a essere prese, cassa o non cassa.

 

Ho avuto mille volte la tentazione di taccheggiare, magari per una bottiglia di Rum, il mercatino dei falsi ricchi dell’aeroporto: non l’ho fatto perché non essendo sopraffatto dalla virtù, ma curioso del suo opposto, il vizio, sapevo che mi avrebbero beccato subito, grosso come sono e maldestro.

 

Una volta si esponevano i libri […] in librerie della penombra culturale, prima che Shakespeare fosse un maschilista, Omero un razzista e Cervantes un bigotto, insomma quando ero un ragazzino marxista e perfino leninista sopraffatto anch’io dalla virtù, non come l’ottimo Gasparri che vende Del Debbio con ampio sconto del 40 per cento.

 

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Il Rum forse l’avrei bevuto, ma quel qualcosa che ho rubacchiato, taccheggiato, considerandolo più o meno un diritto, […] confesso di non averlo letto. Era “Il giovane Hegel e i problemi della società capitalistica” di Lukacs, una noia mortale ad apertura di pagina, un centone pretenzioso perditempo.

 

Allora sì che esisteva il diritto al taccheggio […]. […] Poi i diritti si sono estesi, ma il neoliberismo sfrenato e dottrinario […] difende il mercato e i mercati anche con il mezzo dello sputtanamento, o del tentato sputtanamento, dei deputati.

 

Sappiano al Duty Free di Fiumicino che quando un sedentario che non viaggia più perché la sua grossa cagna non vuole […] si introducesse nel Duty, bè, bisognerà dargli un’occhiata supplementare. Fassino è notoriamente un uomo distratto, anche dalla virtù, io no.

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