“PRENDIAMO 5 MILIONI DEL PNRR, CHI SE NE ACCORGE?” – L’EX CAPO DI GABINETTO DI TOTI, MATTEO COZZANI, INTERCETTATO, PROPONEVA ALL’IMPRENDITORE LUIGI ALBERTO AMICO DI DIROTTARE I FONDI DEL RECOVERY A SUO PIACIMENTO ­– L’INCHIESTA SUL LIGURIA-GATE CONFERMA CHE I CONTROLLI DEL GOVERNO SULL’UTILIZZO DEI FINANZIAMENTI EUROPEI ESISTONO SOLO SULLA CARTA. MANCANO PERSONALE QUALIFICATO E COORDINAMENTO NEL COMBATTERE LE FRODI – L’ALLARME PER LA DIGA DI GENOVA, UNO DEI CANTIERI PIÙ COSTOSI DEL PNRR, DA 1,3 MILIARDI…

-

Condividi questo articolo


Estratto dell’articolo di Filippo Santelli e Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

Matteo Cozzani giovanni toti Matteo Cozzani giovanni toti

«Prendiamo 5 milioni dal Pnrr», diceva Matteo Cozzani a Luigi Alberto Amico, imprenditore della cantieristica. «Chi se ne accorge?». Si sbagliava: i magistrati se ne sono accorti. Ma la sicurezza con cui il capo di gabinetto del governatore della Liguria Toti proponeva di dirottare a piacimento le risorse europee apre una questione. È un caso — magari una millanteria — il suo progetto, o il caso è essere riusciti a intercettarlo?

 

Il dubbio agita pure il governo, che con l’ultimo decreto Pnrr ha rafforzato «la prevenzione e il contrasto alle frodi». Sulla carta una strategia esiste dal giorno uno, nella pratica la necessità di fare in fretta — estendendo deroghe e smantellando presidi — , la scarsità di personale qualificato, le difficoltà di coordinamento tra centro e periferie hanno esteso una zona grigia in cui rischiano di infilarsi frodi e corruzione. […]

 

matteo cozzani toti matteo cozzani toti

Ad aprile un’inchiesta della Procura europea e della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di 22 persone: con un complesso sistema di società fantasma il gruppo aveva partecipato a un bando da 1,2 miliardi dedicato all’innovazione delle piccole imprese. Prima di essere fermato, è riuscito a incassare da Simest, la controllata di Cdp che gestiva il programma, 1 milione e 700 mila euro, subito girati su conti esteri.

 

È uno dei primi casi, circa una dozzina, su cui lo scorso anno la Corte dei Conti ha acceso un faro. Alcuni riguardano ritardi nei lavori, come quelli per un asilo in Friuli; altri percezioni indebite di fondi, come gli 8 milioni contro il caporalato che il Comune di Recanati si sarebbe garantito sovrastimando i lavoratori migranti presenti sul territorio; altri ancora vere frodi.

 

raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni

La somma dei danni erariali accertati è 1 milione e 800 mila euro, ma — si legge nella relazione annuale — la cifra finale “sarà molto maggiore”. Che sia la punta di un iceberg lo dicono anche i numeri della Procura europea: su 206 inchieste in corso per frodi su Next Generation EU, 179 riguardano l’Italia. E il grosso della spesa da 194,4 miliardi, la fase in cui gli appalti sono assegnati e partono i cantieri, è appena iniziata.

 

Per questo l’indagine sulla diga di Genova alza l’allarme. Perché è uno dei cantieri più costosi del Pnrr, 1,3 miliardi. E perché non riguarda la fase iniziale di definizione dei progetti — dove alcune amministrazioni hanno cercato di infilare stadi o campi da golf, poi stoppate –, bensì quella di appalto e realizzazione delle opere, su cui fin dall’inizio il Pnrr ha previsto ampie deroghe alla normativa.

 

matteo cozzani giovanni toti matteo cozzani giovanni toti

Tra le contestazioni mosse dall’Autorità anticorruzione c’è proprio quella di aver assegnato i lavori della diga alla cordata capeggiata da WeBuild senza gara, con procedura negoziata. Lavori che sono proseguiti anche dopo che il Tar ha dichiarato tutto illegittimo, come prevede un’altra delle deroghe previste nel Piano: per evitare ritardi non si fermano i lavori, ma si indennizza chi è stato indebitamente escluso.

 

È il “modello Genova”, fino a ieri portato ad esempio di come in Italia si possano fare cose. Ma a ben vedere è l’intero Pnrr che ha fatto esplodere gli appalti assegnati in modo non competitivo, per affidamento diretto — i più piccoli — o procedura negoziata. Procedure che, come dice l’Anac, limitano la concorrenza e alzano il rischio di reati.

 

Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il principio del Pnrr doveva essere un altro: i soldi vengono assegnati a specifici progetti, man mano che il loro avanzamento è certificato. Fare e controllare vanno insieme. «La parola chiave è prevenire», si legge nella strategia antifrode pubblicata dalla Ragioneria, che spiega cosa serve: formazione del personale, monitoraggio preventivo dei rischi, intelligence digitale, canali di denuncia anonima.

 

Ma i ritardi di Regis, la piattaforma su cui ogni amministrazione registra l’avanzamento dei progetti, sono noti. Così come i limiti di risorse e competenze della macchina pubblica, di fronte alla mole di lavori e miliardi.

 

raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 5 raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 5

Con l’ultimo decreto Pnrr il governo riscrive in corsa la strategia, cercando un coordinamento che finora è mancato. Sul territorio toccherà alle prefetture occuparsene. Al vertice, al Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell’Ue (Colaf), potenziato nelle figure apicali ma i cui compiti — a leggere il decreto — sembrano ancora preliminari: «Richiedere informazioni, promuovere protocolli di intesa, elaborare eventuali proposte normative». […]

 

Lo stesso governo che minaccia di punire gli enti locali se ritardano gli aggiornamenti su Regis, li spinge perché non sforino i tempi. Nel frattempo, estende lo scudo erariale per i dirigenti pubblici e abolisce il reato di abuso d’ufficio, allargando ancora di più — denunciano magistratura contabile e Anac — l’area grigia dell’impunibilità.

raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni matteo cozzani matteo cozzani

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MI SI NOTA DI PIU’ SE FACCIO IL MARTIRE? – L’ASSENZA DI SAVIANO DAL SALONE DEL LIBRO DI FRANCOFORTE STAVOLTA NON E’ FRUTTO DELL’EPURAZIONE MELONIANA – E’ STATO CHIESTO ALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI QUALI SCRITTORI INVITARE ED E’ VENUTO FUORI UN ELENCO DI SINISTRELLI MICA MALE, DA NICOLA LAGIOIA A CHIARA VALERIO – MANCAVA SAVIANO SOLO PERCHE’ LE DUE CASE EDITRICI CHE POTEVANO INDICARLO NON L’HANNO FATTO. LA PRIMA È “FUORISCENA” DEL GRUPPO SOLFERINO-CAIRO EDITORE (CHE NON È NEANCHE ASSOCIATO ALL’AIE) - L’ALTRO EDITORE CHE POTEVA INSERIRE LO SGOMORRATO NELLA LISTA ERA BOMPIANI, GRUPPO GIUNTI, PER LA QUALE, SEMPRE QUEST’ANNO, SAVIANO HA PUBBLICATO “SOLO È IL CORAGGIO” (MEZZO FLOP). L’EDITOR PRINCIPE DEL GRUPPO GIUNTI È ANTONIO FRANCHINI, CHE SI È MESSO IN TESTA DI…

DAGOREPORT - IN VATICANO LA TENSIONE SI TAGLIA CON L’OSTIA: DOPO IL DAGO-SCOOP PAPALINO SULLA “FROCIAGGINE” E LE "CHECCHE IN SEMINARIO", OLTRETEVERE LO SGOMENTO HA TOCCATO OGGI IL CLIMAX CON L'ATTACCO DELLA MELONA AL CARDINALE MATTEO MARIA ZUPPI, PRESIDENTE DEI VESCOVI E CANDIDATO NATURALE ALLA SUCCESSIONE DI PAPA FRANCESCO, REO DI AVER SCOMUNICATO IL PREMIERATO DELLA COATTA PREMIER E L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA DI SALVINI - LA CURIA ROMANA NON SA COME GESTIRE LA "FOLLIA" DEL PAPA ARGENTINO E SVELENANO (“IN DELIRIO DI ONNIPOTENZA”, “UN PERONISTA INTERESSATO SOLO ALLA VISIBILITÀ SUI GIORNALI”) - LA DESTRA ANTI-BERGOGLIO TREMA IN VISTA DEL PROSSIMO CONCLAVE, BLINDATO DA FRANCESCO CON NOMINE DI CARDINALI PROGRESSISTI, MA LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE: MORTO IL PAPA, I SUOI FEDELISSIMI “OBBEDIRANNO” ALLA MEMORIA O FARANNO COME JE PARE?

DAGOREPORT – ATTENZIONE: LA COATTA PREMIER DE' NOANTRI POTREBBE RIENTRARE IN PARTITA DOPO LE EUROPEE. SE IL CONSIGLIO EUROPEO, NONOSTANTE LA FATWA DI MACRON E SCHOLZ, SCEGLIESSE URSULA COME CANDIDATA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE, LA TEDESCA POTREBBE CHIEDERE I VOTI ALLA MELONA PER EVITARE DI ESSERE UCCELLATA DAI FRANCHI TIRATORI DEL PPE CHE LA DETESTANO (IL PARLAMENTO DI STRASBURGO VOTA  A SCRUTINIO SEGRETO). A QUEL PUNTO LA DUCETTA POTREBBE SIGLARE UN PATTO: I MIEI VOTI IN CAMBIO DELLA VICE-PRESIDENZA O D'UN COMMISSARIO DI PESO E RINEGOZIAZIONE DELL'INSOSTENIBILE PATTO DI STABILITA'...

DAGOREPORT – GIORGETTI È DISPERATO: NON SA DOVE TROVARE I SOLDI PER LA PROSSIMA FINANZIARIA (SI PRESENTA A OTTOBRE MA ANDAVA CUCINATA IERI), MENTRE I PARTITI DELLA MAGGIORANZA, IN PIENA SBORNIA DA EUROPEE, SPARANO PROMESSE IRREALIZZABILI. MA DOPO IL 9 GIUGNO SI CHIUDERA' IL CORDONE DELLA BORSA: E SARANNO BOTTI TRA GIORGETTI E IL PERICOLANTE SALVINI (LEGA VICINA ALL'IMPLOSIONE) – "MELONI, DETTA GIORGIA" SI ILLUDE DI POTER RIDISCUTERE L'INSOSTENIBILE PATTO DI STABILITÀ, BARATTANDOLO ALLA RATIFICA DEL MES - MA A BRUXELLES LA REGINA DI COATTONIA SARA' IRRILEVANTE (I VOTI DI ECR NON SERVIRANNO PER LA COMMISSIONE UE) E GLI EURO-POTERI PREPARANO GIA' UNA BELLA PROCEDURA D'INFRAZIONE PER L'ITALIA – LA PREOCCUPAZIONE DELL'UE PER LA DEBOLEZZA STRUTTURALE DELL’ECONOMIA ITALIANA: NEMMENO I MOLTI MILIARDI DEL PNRR STANNO FACENDO VOLARE IL PIL...

DAGOREPORT – ASPETTANDO IL VOTO, MACRON E SCHOLZ HANNO TROVATO UN ACCORDO DI MASSIMA: SILURATA URSULA ED ESCLUSA OGNI ALLEANZA CON LA MELONI, I DUE LASCERANNO AL PPE, GRUPPO DI MAGGIORANZA, L’ONERE DI TROVARE UN NOME ALTERNATIVO A VON DER LAYEN PER LA COMMISSIONE (NO A WEBER, UN PO' TROPPO DI DESTRA, IN POLE IL BAVARESE SÖDER) – I SOCIALISTI PUNTANO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO, DOVE SANCHEZ FA PRESSIONE SU SCHOLZ PER IL PORTOGHESE COSTA. MA SE LA SCELTA RICADESSE SUI LIBERALI, MACRON PROPORREBBE MARIO DRAGHI - MORALE DELLA FAVA: ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO, LA DUCETTA IN EUROPA SARA' IRRILEVANTE...