PRO-FUMO D'ESTATE/17 - QUEL CHE STIAMO CERCANDO DI SOSTENERE, È DI UNA BANALITÀ SCONCERTANTE: LA MODERAZIONE E IL PIACERE, PER LA SALUTE, SONO GUIDE MIGLIORI DI QUALSIASI REGIME AUTOFLAGELLANTE.

Tratto da "Fumo negli Occhi", di Filippo Facci, Biblioteca di via Senato Edizioni

La stampa, appunto, tende ad accorgersi molto di rado di quanto certe ricerche siano ridicole e allarmistiche. Fece eccezione il Times, nel 1997, quando rilevò che, se un non fumatore aveva circa una possibilità su diecimila di contrarre un tumore ai polmoni per fumo passivo, le possibilità che il medesimo contraesse lo stesso tumore dall'assunzione di latte o pasta di riso - alimenti diffusi nei Paesi anglosassoni - erano quattro su diecimila, ossia molte di più. Nello stesso periodo ebbe a scrivere l'Economist: "Le possibilità di contrarre un tumore a causa delle sigarette sono sovrastimate di almeno quattro volte". Almeno.

Quel che stiamo cercando di sostenere, non fosse chiaro, è di una banalità sconcertante, nonché alla portata di qualsiasi persona intelligente e istruita: che la moderazione e il piacere, per la salute, sono guide migliori di qualsiasi regime autoflagellante.

Qualcosa sul fumo passivo tuttavia occorre dirla, altrimenti s'incapperebbe nella stessa distorsione di chi mette fumatori e non fumatori sullo stesso piano. Non è lo stesso piano: perché il rischio per i fumatori bene o male esiste - vedremo - mentre quello per i fumatori passivi si può definirlo senza complessi una panzana. Non bisogna aver paura delle parole: abbiamo scritto panzana.

Nella Requisitoria già si citava la Monna Lisa degli studi statistici, il moloch, insomma il rapporto dell'Enveronmental Protection agency secondo la quale il fumo passivo ogni anno causa tremila morti negli Stati Uniti: è il punto di riferimento della junk science per quanto già ridicolizzato e sbugiardato dagli studiosi di tutto il mondo, ma è anche l'unico ad esser stato abbracciato come un vangelo dai mass media e dai vari profeti che reggono lo scettro della campagna anti-fumo.

L'Environmental protection agency (Epa) è l'ente americano che dovrebbe sovrintendere alla protezione dell'ambiente, e nel 1992, appunto, pubblicò un sunto di undici altre ricerche che furono successivamente utilizzate per classificare il fumo passivo nel cosiddetto Gruppo A degli agenti cancerogeni riconosciuti. Negli anni precedenti, l'Epa aveva altre ricerche sui motori diesel e aveva attribuito loro rischi-tumore piuttosto alti (2.6) ma per motivi che non siamo riusciti a comprendere il diesel era finito nel gruppo B dei cancerogeni. Un altro studio dell'Epa sui campi elettromagnetici aveva evidenziato un fattore di rischio superiore a 3.00 (dunque statisticamente rilevante) eppure l'elettrosmog non era stato classificato in alcun modo. Neppure sfrugugliando le varie ricerche mondiali - via internet - siamo riusciti a capirni di più.

La ricerca dell'Epa sul fumo passivo in ogni caso evidenziò un fattore di rischio del 1,19: come detto, tale da non dimostrare nulla. Ma questo è niente. Dopo infinite e sottaciute polemiche, il 17 aprile 1998, la Corte federale americana definì quello studio come fraudolento e manipolatorio, tanto che il fumo passivo fu cancellato dalla lista dei cancerogeni: e va detto che il giudice estensore in passato si era distinto per decisioni piuttosto dure contro le multinazionali del fumo. In particolare, la Corte ordinato la cancellazione totale dei seguenti passaggi:

- "Sulla base del peso dell'evidenza scientifica disponibile, la U.S. Environmental Protection Agency ha concluso che la vasta esposizione al fumo passivo ha un serio e sostanziale impatto sulla sanità pubblica".



- "Il fumo passivo è un cancerogeno responsabile per circa 3.000 morti l'anno da cancro polmonare nei non fumatori americani".

Alcuni estratti della sentenza sono comunque tra gli approfondimenti.
Non sarà un caso che negli Stati Uniti non esista un solo certificato di morte attribuibile a un decesso da fumo passivo, anche se va detto che quella dell'Epa non è certo l'unica ricerca del mondo, e neppure la più imponente. La più colossale l'ha condotta l'Organizzazione Mondiale della Sanità ed eccone in sintesi le conclusioni:

- L'esposizione al fumo passivo durante l'infanzia non è associabile al tumore ai polmoni.

- Il fattore di rischio incrementato per esposizione sul lavoro è di 1.17 [statisticamente insignificante, N.d.A.].

- L'esposizione al fumo passivo da altre fonti non è associabile al tumore ai polmoni.

Qualora si obiettasse che altri studi dimostrano il contrario, s'invita anzitutto a verificarne l'affidabilità e soprattutto a sbirciare il citato valore di rischio che - ripetiamo ancora una volta - deve corrispondere almeno a 2.00. Sulla maggioranza degli studi non vale neppure la pena di soffermarsi. Nel tardo agosto 2004 sul Corriere della Sera si è giunti a leggere che tre sigarette equivalgono a mezz'ora del gas di scarico di un diesel, o in alternativa che tre sigarette inquinano come dieci diesel, o, ancora, che il fumatore inquina mediamente come dieci diesel.

La scoperta, a dispetto dei mega-studi mondiali che sostengono ben altro, sarebbe di due medici dell'Istituto dei Tumori di Milano. Anche qui, senza complessi, c'è solo e oggettivamente da ridere.

17 - Continua


Dagospia 09 Settembre 2005