ARCHEO DI BIG LUCIANO, UNO CON I TORTELLINI NEL SANGUE: "IL SESSO FA SEMPRE BENE, QUANDO TE LO CHIEDE IL TUO PICCOLO AMICO... NON IMPORTA SE PRIMA O DURANTE UN CONCERTO. MEGLIO ANCORA SAREBBE DURANTE, SULL'UNICO TAVOLO DISPONIBILE: SUL PALCOSCENICO".

Roberto D'Agostino per il Messaggero (febbraio 2000, Festival di Sanremo con Fazio e Pavarotti)

Dibattito: Pavarotti è un falsomagro o un falso e basta? Ma è anche naturale chiedersi: Lucianone canta per mangiare o mangia per cantare? Magari è solo un essere fantasioso che si pompa l'ego e si cotona l'Io e va in overdose di se stesso a Sanremo? Quel senso di onnipotenza autopromozionale che diventa quasi un nuovo genere di fiction: gira film, fa spot, si intitola una manifestazione pop ("Pavarotti & Friends"). E da bravo contribuente italiano ha preso la cittadinanza monegasca.

Quindi viene issato sul palco dell'Ariston in concomitanza col debutto teatrale di "Rent", musical americano prodotto dalla sua compagna Nicoletta Mantovani. "La pubblicità è l'anima del commercio", ridacchia lo stesso Pavarotti. Massì: uno spot per Nicoletta e via. Del resto, il suo stesso eros è di tipo particolare, è l'eros inquietante e vampireggiante che i lettori trovano tra le pagine di "Le vite private dei Tre Tenori" di Marcia Lewis, edito da Birch Lake Press.



Senza ficcanasare tra le lenzuola, il soprannome di Big Luciano dice già tutto: "Fiore della passione". Nel frattempo coltiva le proprie debolezze: oltre alla gola abbuffona, ammette candidamente l'avarizia ("Sono figlio della guerra"), l'ira intemperante ("Esplodere non fa mai male"), la lussuria attiva ("Il sesso fa sempre bene, quando te lo chiede il tuo piccolo amico... Non importa se prima o durante un concerto. Meglio ancora sarebbe durante, sull'unico tavolo disponibile: sul palcoscenico").

Gli americani ne hanno fatto un idolo non soltanto perchè le sue corde vocali ti prendono alla gola, strangolandoti fino all'ultimo pavarottino, ma anche per la sua affabilità emiliana, l'ammiccamento sorridente, quel sorriso disteso fino alla cervicale. Conscio di avere i tortellini nel sangue, il tenorone modenese è diventato il beniamino di peluche del popolo del loggione, il mito incarnato e ingrassato della lirica, l'artista più gigione e trombone dell'opera.

Pavarotti stupisce tutti non tanto perché canta bene le donne mobili, le celesti aide, le furtive lacrime, ma perché si è costruito un'immagine perfetta di arci-italiano. Un guittissimo che sa di esserlo e che gli piace esserlo, nuovo mascherone della Commedia dell'Arte che va a fare compagnia a Balanzone; dunque perfetto pendant di Fabio Fazio, vero burocrate del divertimento conformista contemporaneo.


Dagospia 06 Settembre 2007