RASSEGNATI STAMPA - ROMOLO E REMOLO? MEGLIO LE "PAPERE" DELLE "BUFALE"; SGARBI VERSUS GLI SGARBI; DIEGO LA FOLLA DI CUGIA.
Meglio le papere delle bufale
Lettera di Alberto Arbasino a la Stampa
Cara Stampa, dai tempi del Dr. Freud si studiavano i «lapsus» con attenzioni scientifiche. Oggi le «papere» sembrano bestie astutissime, per gli animati consensi che riscuotono. Quando esimi capi di Stato e Governo dicono «suo Santo Padre» o «Romolo e Remolo», subito si pensa agli applausi suscitati dai cantanti e presentatori di successo ricorrendo a «strafalcioni» analoghi. Un successo infallibile, invariabile. E lo si è appena rivisto ai due impegnativi concerti inaugurali dell´Auditorium romano. Sia l´astuto violinista punk sia il classico Brian Eno, oltre alle tradizionali varianti sul «siete tutti magnifici» e «quant´è bella Roma», infilavano storpiature e «papere» corrive e sempre applauditissime. Tutti in brodo di giuggiole. Ciò dimostra che le papere sono più redditizie delle «bufale».
I professionisti della maldicenza
Vittorio Sgarbi per Il Giornale
Non ho mai amato il pettegolezzo. Niente di ciò che riguarda la sfera privata degli altri mi sembra così interessante da meritare di occuparmene: e il grande dilagare del pettegolezzo è certo proporzionale alla mancanza di altri argomenti da parte dei molti che lo praticano. L'ironia, il gusto letterario della battuta che hanno caratterizzato i grandi maldicenti sono stati ormai sostituiti dalle più grevi e assurde insinuazioni di cui è facilmente oggetto chi non ama vivere in modo ipocrita o nascondere le proprie opinioni. Naturalmente il pettegolezzo ha i suoi campioni e campionesse ideali nella buona società e il suo teatro nei pranzi. Il grande dilagare di feste e ricevimenti, in questi ultimi anni, ha portato con sé il desiderio di partecipazione: il rischio è di trovarsi seduti a fianco di qualche professionista della maldicenza, pronto a confidarti la sua giudiziaria visione del mondo, dove gli atti degli altri sono sempre interpretati nel modo più negativo. Devo confessare che mi diverto sempre meno, che non riesco più a trovare l'occasione di incontri esaltanti o di piacevoli conversazioni.
L'agenzia investigativa del detective Butt
Pietrangelo Buttafuoco per Il Foglio
AGENZIA FESTEGGIAMENTI.
La cosiddetta "festa della Repubblica" è insopportabile, ancora peggio della cosiddetta "liberazione", della cosidetta "festa del lavoro" e di ogni weekend liberaldemocratico. Qui, o torna la monarchia borbonica, e quindi Festa, Farina e Forca (altro che brunch), o si muore.
AGENZIA FIAT.
La crisi Fiat è ormai nelle mani delle banche. Cravatte per tutti (quando ci vuole, ci vuole).
AGENZIA SOVIET.
Bellissima la battuta del compagno Vladimir Putin, quella di ribattezzare la Nato come Dom Soviet, la Casa dei Soviet. Fosse stato un altro, quel brontolone di Gerhard Schroeder, invece di starsene zitto, avrebbe dovuto
rilanciare con Casa del Reich. Ci permettiamo di immaginare la controproposta del Cav.: Casa Vianello.
AGENZIA CENSURA.
Invece di preoccuparsi solo di Enzo Biagi, non ci si potrebbe chiedere perché mai debba chiudere anche Jack Folla? Parla dalla radio nazionale, spara luoghi comuni, spreca retorica in ogni sua trasmissione convocando la folla vociante dei perbenisti al grido d'allarme dell'emergenza democratica. E' la Radio Londra delle enoteche fighette, raduna i fedelissimi al Testaccio,
ci stampa sopra pure libri, ha tutti i difetti, ma nonostante ciò non si capisce perché mai debba chiudere sotto silenzio. Solo perché non è iscritto all'albo dei
martiri? Lunga vita dunque a Jack Folla, il suo autore è Diego Cugia, un aristocratico ricco e, conseguentemente, comunista. Jack, forse, è solo uno che se ne vuole
andare perché non sa più cosa dire. Perché, come dice: "Ogni punto è un punto a capo", ma proprio per questo dovrebbero costringerlo a continuare. La retorica è
quella cosa che quando dura annoia.
Dagospia.com 30 Maggio 2002
Lettera di Alberto Arbasino a la Stampa
Cara Stampa, dai tempi del Dr. Freud si studiavano i «lapsus» con attenzioni scientifiche. Oggi le «papere» sembrano bestie astutissime, per gli animati consensi che riscuotono. Quando esimi capi di Stato e Governo dicono «suo Santo Padre» o «Romolo e Remolo», subito si pensa agli applausi suscitati dai cantanti e presentatori di successo ricorrendo a «strafalcioni» analoghi. Un successo infallibile, invariabile. E lo si è appena rivisto ai due impegnativi concerti inaugurali dell´Auditorium romano. Sia l´astuto violinista punk sia il classico Brian Eno, oltre alle tradizionali varianti sul «siete tutti magnifici» e «quant´è bella Roma», infilavano storpiature e «papere» corrive e sempre applauditissime. Tutti in brodo di giuggiole. Ciò dimostra che le papere sono più redditizie delle «bufale».
I professionisti della maldicenza
Vittorio Sgarbi per Il Giornale
Non ho mai amato il pettegolezzo. Niente di ciò che riguarda la sfera privata degli altri mi sembra così interessante da meritare di occuparmene: e il grande dilagare del pettegolezzo è certo proporzionale alla mancanza di altri argomenti da parte dei molti che lo praticano. L'ironia, il gusto letterario della battuta che hanno caratterizzato i grandi maldicenti sono stati ormai sostituiti dalle più grevi e assurde insinuazioni di cui è facilmente oggetto chi non ama vivere in modo ipocrita o nascondere le proprie opinioni. Naturalmente il pettegolezzo ha i suoi campioni e campionesse ideali nella buona società e il suo teatro nei pranzi. Il grande dilagare di feste e ricevimenti, in questi ultimi anni, ha portato con sé il desiderio di partecipazione: il rischio è di trovarsi seduti a fianco di qualche professionista della maldicenza, pronto a confidarti la sua giudiziaria visione del mondo, dove gli atti degli altri sono sempre interpretati nel modo più negativo. Devo confessare che mi diverto sempre meno, che non riesco più a trovare l'occasione di incontri esaltanti o di piacevoli conversazioni.
L'agenzia investigativa del detective Butt
Pietrangelo Buttafuoco per Il Foglio
AGENZIA FESTEGGIAMENTI.
La cosiddetta "festa della Repubblica" è insopportabile, ancora peggio della cosiddetta "liberazione", della cosidetta "festa del lavoro" e di ogni weekend liberaldemocratico. Qui, o torna la monarchia borbonica, e quindi Festa, Farina e Forca (altro che brunch), o si muore.
AGENZIA FIAT.
La crisi Fiat è ormai nelle mani delle banche. Cravatte per tutti (quando ci vuole, ci vuole).
AGENZIA SOVIET.
Bellissima la battuta del compagno Vladimir Putin, quella di ribattezzare la Nato come Dom Soviet, la Casa dei Soviet. Fosse stato un altro, quel brontolone di Gerhard Schroeder, invece di starsene zitto, avrebbe dovuto
rilanciare con Casa del Reich. Ci permettiamo di immaginare la controproposta del Cav.: Casa Vianello.
AGENZIA CENSURA.
Invece di preoccuparsi solo di Enzo Biagi, non ci si potrebbe chiedere perché mai debba chiudere anche Jack Folla? Parla dalla radio nazionale, spara luoghi comuni, spreca retorica in ogni sua trasmissione convocando la folla vociante dei perbenisti al grido d'allarme dell'emergenza democratica. E' la Radio Londra delle enoteche fighette, raduna i fedelissimi al Testaccio,
ci stampa sopra pure libri, ha tutti i difetti, ma nonostante ciò non si capisce perché mai debba chiudere sotto silenzio. Solo perché non è iscritto all'albo dei
martiri? Lunga vita dunque a Jack Folla, il suo autore è Diego Cugia, un aristocratico ricco e, conseguentemente, comunista. Jack, forse, è solo uno che se ne vuole
andare perché non sa più cosa dire. Perché, come dice: "Ogni punto è un punto a capo", ma proprio per questo dovrebbero costringerlo a continuare. La retorica è
quella cosa che quando dura annoia.
Dagospia.com 30 Maggio 2002