BOSSI DI SEPPIA - IL SENATUR ALZA IL DITO MEDIO E DÀ LA LINEA ALLA LEGA: BOTTE DA ORBI A MARCEGAGLIA E AGLI INDUSTRIALI: “GLI IMPRENDITORI SI SVEGLINO” - SU BAGNASCO MANO TESA AL BANANA: “I VESCOVI DOVREBBERO DIRE QUALCHE MESSA IN PIÙ” - IERI L’INCONTRO TREGUA TRA REGUZZONI E MARONI, MA IL CARROCCIO È NEL CAOS - LA LETTERA DEL SINDACO DI MACHERIO: “HO IMBOCCATO BOCCONI AMARI SU MILANESE E ROMANO. ORMAI LA TENAGLIA PROBABILMENTE RICATTATRICE DEL PREMIER CI STA PORTANDO ALLA DERIVA”…
1 - BOSSI STOP SULLE PENSIONI «NON TOCCO I POVERACCI»...
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"
Torna il dito medio più noto d'Italia. E questa volta non è irridente: serve per dare la linea. Umberto Bossi arriva alla Camera e con quel dito chiarisce una volta di più la posizione del Carroccio sulle pensioni. E già che c'è, nel commentare l'argomento, riserva un pensiero poco affettuoso anche ai severi richiami della Confindustria di Emma Marcegaglia nei confronti del governo: «Se il progetto è prendere i soldi ai pensionati e darli alle imprese non cambia niente. Rovini solo i poveracci...».
Fortunatamente, aggiunge Bossi «ci siamo noi». Il concetto viene ripetuto perché non sfugga a nessuno: «Non vogliamo mica portare via i soldi ai pensionati per darli agli imprenditori come dice Confindustria, siamo mica matti». Secondo il leader padano, «una volta c'erano gli imprenditori che inventavano il lavoro. Ma oggi sono invecchiati anche loro e quelli che inventano sono in Cina. Devono svegliarsi, non basta mettere i soldi ma servono le idee. Mi riferisco alla Marcegaglia? Certo, anche lei».
Eppure, anche Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sono convinti della necessità di metter mano al sistema previdenziale. Ma Bossi, con loro, è ben più mansueto: «Ma no, anche loro vogliono bene ai poveracci». La domanda era se il capo del governo avesse insistito sull'argomento al summit di martedì sera. Ma al di là di ogni considerazione di giornata, il Carroccio resta determinatissimo a fare muro, soprattutto sulle pensioni di anzianità . «Non è vero - sostiene un deputato - quel che vanno dicendo alcuni intelligentoni del Pdl. L'Europa non ci chiede di metter mano alle pensioni.
Anzi, proprio in un rapporto dell'Unione Europea del 2009 si può leggere che il sistema pensionistico italiano è in equilibrio fino al 2060. Anzi, è uno dei più stabili del vecchio continente». E allora, come mai tante insistenze da parte degli alleati?
«Semplicissimo. I soldi ci sono solo lì, e sono tanti. Qualcuno pensa che prenderli da quel salvadanaio sarebbe facile. Qualcun altro si nasconde dietro al fatto che nessuno ci perderebbe soldi, ma semplicemente andrebbe in pensione un anno più avanti. Ma la realtà è che invece sarebbe una cosa devastante. E chissà : a qualcuno potrebbe anche piacere il fatto che sarebbe devastante soprattutto per gli elettori della Lega».
In ogni caso, Umberto Bossi è in vena, e non si limita certo alle pensioni. La dura presa di posizione del presidente della Cei Angelo Bagnasco? «I vescovi dovrebbero dire qualche messa in più» sbuffa il capo padano. Quanto al governatore di Bankitalia, il dado è tratto: «Io preferisco Vittorio Grilli che è di Milano». Il tono è scanzonato, ma la linea, anche qui, tracciata. Anche se Roberto Maroni ricorda che «ad agosto avevamo detto che era giusto mandare uno che aveva indicato Mario Draghi».
Restano le tensioni nel governo. Bossi non se le nasconde: «Dobbiamo trovare la via per rilanciare l'economia. Quindi, bisogna mettere d'accordo un po' di teste. Ma Berlusconi e Tremonti sanno che va trovata una soluzione». Ma il governo taglierà il traguardo del 2013? «Non lo so. Oggi è andato».
E intanto, il Carroccio fa quadrato. Le difficoltà con la base, che traboccano dai forum politici come dalle interviste dei media, impongono al movimento di serrare i ranghi. Nessuno, ai piani alti del movimento, si illude: il voto che ha confermato la fiducia al ministro Saverio Romano a molti militanti non è piaciuto affatto.
E certo non hanno aiutato le ironie di molti esponenti delle opposizioni riguardo al presunto «scambio» tra il salvataggio di Romano e il siluramento del leghista Dario Fruscio, che fino al giugno scorso si ostinava a voler far pagare le multe agli agricoltori che hanno sforato la produzione segnata. E così, ieri Roberto Maroni e il capogruppo Marco Reguzzoni sono stati visti discutere a lungo: qualcuno ieri già parlava del «patto di Montecitorio». Una non belligeranza in nome di Umberto Bossi e del partito.
2 - IO, LEGHISTA A MACHERIO TRADITO DAL MIO PARTITO...
Lettera al "Corriere della Sera" di Giancarlo Porta Sindaco di Macherio (Lega Nord)
Caro Direttore, sono un sindaco leghista che si è stancato di mandar giù bocconi amari e si è accorto di come sia terrificante oggi il potere della Lega. Vengo da una militanza ventennale e da due anni e mezzo faccio il sindaco a Macherio. Stipendio mensile 920 euro netti al mese, di cui 100 vanno nelle casse del partito.
Sono avvilito, incazzato, mi sento tremendamente preso in giro: sono impegnato tutto il giorno (e la sera) a cercare di tenere sotto controllo tutti i problemi di un paese di 7.200 abitanti, dal patto di stabilità agli edifici comunali disastrati, alla crisi che attanaglia famiglie normali e mettiamoci pure le varie lamentele che raccolgo dai cittadini ogni momento che cammino per strada o vado al bar.
Ho anch'io i miei sospetti sui mille interessi della Lega, ma ormai la tenaglia probabilmente ricattatrice del premier ci sta portando alla deriva, sia come Italia che come Lega. Mi prende una profonda tristezza nel vedere traditi i miei ideali di onestà , rettitudine e coerenza di idee, tristezza che sconfina in grande delusione. Ho preso la mia prima tessera da simpatizzante nel 1989, per poi diventare militante e segretario di sezione di Triuggio e Besana nel 1991.
Giustizia fiscale, equità fra Nord e Sud, la famosa gallina dalle uova d'oro etc etc... Non ho mai cavalcato slogan razzisti o partecipato a quel seminare paura del «diverso» nei miei anni da militante. A Macherio abbiamo una moschea, che per ora riesco a tenere chiusa per motivi di sicurezza legati ai Vigili del fuoco: queste scelte rientrano nelle linee della Lega ed anche nelle mie, ma non eccedo nei termini o nello spaventare i cittadini su chissà quali paure.
La Lega mi ha anche dato soddisfazioni, ma ad oggi mi diventa molto difficile continuare a «mandare giù» tutti i bocconi amari: gli ultimi, quelli su Milanese e ieri sul confermare la fiducia ad un ministro indagato per concorso in associazione mafiosa. Oltretutto un ministro che ha tradito il proprio partito che lo ha eletto a Roma per far da salvagente al governo. Traditore è chi guadagna poltrone, non chi le perde.
Dall'interno poi vedo troppi «furbi» che si azzuffano per le poltrone, ovviamente imbottite di stipendi, magari due, magari tre, e così via. Forse ad oggi il Potere che ha la Lega è cosi forte da imporre certe scelte, ma quando questa logica sconfina nel salvare chi fa il furbo e si arricchisce alle spalle degli altri, allora mi sento ferito nella mia dignità di uomo e di padre. Ad esempio, non posso accettare che dal palco di Venezia il ministro Calderoli abbia detto ai sindaci che «senza la Lega non siete niente e ritornerete polvere».
Non può denigrare in questo modo chi lavora per il bene del popolo e soprattutto per dare della Lega una bella immagine, quella che si meriterebbe. Forse anche lui prima di fare il ministro avrebbe fatto meglio a ricoprire l'incarico di sindaco, in modo da capire che non siamo qui a «pettinare le bambole».






