Da \"Libero\"
Alla notizia della pubblicazione di \"Bocciolo di rosa\" per l\'editore Borelli, Melissa Panarello cade dalle nuvole. «Sono allibita», dice. «Lo scopro adesso da voi, mi trovate completamente spiazzata».
Melissa P.Non si aspettava che il romanzo venisse pubblicato?
«Io non ho firmato nessun contratto né ora né mai. Borelli si è appropriato di un nome e di un\'opera che ho depositato alla Siae quando avevo sedici anni. La sua è una mossa suicida. Di solito i contratti li firmo».
Lei contattò Pizzo Nero prima di Fazi.
«Sì. Borelli è stato uno dei primi a cui ho spedito il manoscritto che volevo pubblicare. Poi però decisi di pubblicare con Fazi e lasciar perdere Pizzo Nero».
Che cosa c\'è di diverso in \"Bocciolo di rosa\" rispetto a \"Cento colpi di spazzola\"?
«\"Bocciolo di rosa\" era il primo capitolo di \"Cento colpi\". Poi c\'è stato un editing, come in tutti i romanzi e fu eliminato. Non mi ricordo neanche benissimo come sia questo \"Bocciolo di rosa\", l\'ho scritto ormai dieci anni fa. Era un primo abbozzo del libro che sarebbe diventato \"Cento colpi di spazzola\". Comunque anche questo è depositato alla Siae e i diritti sono miei. È una cosa rubata».
Le dà fastidio che sia uscito un libro forse immaturo?
«No. L\'ho scritto a 14 anni e allora mi andava bene. Adesso ne ho 24 e non mi soddisfa più. Mi dà fastidio che ci sia il mio nome su una cosa che non mi appartiene. È una cosa mai sentita nella storia della letteratura. Il libro è su internet perché l\'avevo fatto girare fra i miei compagni di scuola e dopo il successo qualcuno l\'ha messo sul web».
Che farà adesso? Andrà per vie legali?
«Mi confronterò con il mio avvocato e deciderò come agire».