IL CINEMA DEI GIUSTI –  “SETTE UOMINI A MOLLO” È STATO UN SUCCESSO DA 4 MILIONI DI SPETTATORI IN FRANCIA. PUÒ NON PIACERE AI CRITICI PIÙ COLTI, MA L’OPERAZIONE HA COLPITO NEL SEGNO – L’IDEA È STREPITOSA: UN GRUPPO DI UOMINI UNITI DA DEPRESSIONE, GUAI FINANZIARI, ESPERIENZE NEGATIVE, SI RITROVA IN SLIP IN PISCINA PER DAR VITA A UNA SQUADRA DI NUOTO SINCRONIZZATO

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Sette uomini a mollo di Gilles Lellouche

Marco Giusti per “Dagospia”

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L’idea è strepitosa. Un gruppo di uomini di diversa estrazione sociale e età, ma uniti da depressione, guai finanziari, esperienze negative, si ritrovano in slip in piscina per dar vita a una squadra di nuoto sincronizzato che possa rappresentare la Francia ai campionati mondiali in Norvegia. Due ragazze, anche loro non troppo in forma, una ex campionessa diventata alcolista e una paraplegica saranno i loro allenatori.

 

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Il film, Sette uomini a mollo (Le grand bain), diretto da un attore di successo, Gilles Lellouche, che lo ha scritto assieme a Ahmed Hamidi, autore del gruppo satirico Les Guignols, e a Julien Lambroschini, interpretato da star del cinema francese come Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoit Poelvoorde, Jean-Hughes Anglade, è stato un successo da 4 milioni di spettatori in Francia. Qualcosa di inaudito.

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Può non piacere ai critici più colti, e certo vederlo a Cannes pur se fuori concorso assieme a un pubblico francese esaltato, faceva un certo effetto, ma certo l’operazione ha colpito nel segno. Sembra che la storia del film sia stata costruita dal regista e dal produttore vedendo un documentario su una vera squadra di nuoto sincronizzato svedese, e somiglia un po’ anche al nostro La mossa del pinguino, prima regia di Claudio Amendola, ma quello che funziona, a parte la costruzione dei personaggi, è stato proprio metterli a mollo in piscina in slip.

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Per farlo, i protagonisti sono stati allenati per sette mesi da Julie Fabre, coach del team francese di nuoto sincronizzato, mentre le riprese si sono svolte per ben quattordici settimane nell’ Auvergne-Rhône-Alpes e nell’Île-de-France. Ogni personaggio ha alle spalle una storia da scordare o da superare, c’è il musicista che stona, chi è oppresso dai debiti, chi ha perso il lavoro, chi non riesce a muoversi dal divano e la costruzione del gruppo sportivo agisce proprio come terapia. Ovviamente è un film facile, con molte ovvietà, molti meccanismi narrativi elementari, ma funziona alla perfezione.  Grazie anche a un gruppo di attori di grande mestiere, prima l’uno contro l’altro, poi uniti, dove le donne sono i personaggi forti, da Virginie Efira a Marina Fois. Mentre lo vedevo già pensavo al possibile remake italiano. Ma quale attore italiano si allenerebbe sette mesi in piscina? Troppa fatica. In sala dal 20 dicembre.

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