COL PLAGIO VACCI ADAGIO – DARIO SALVATORI RISPONDE A CRISTIANA LAURO SULL’AFFAIRE MANESKIN ACCUSATI DI AVER SCOPIAZZATO IL LORO BRANO "ZITTI E BUONI"  DAI "THE VENDETTAS” - "NON È VERO CHE IL PLAGIO COLPISCE SOLO LA MELODIA. MAGARI. ATTACCA ANCHE LA STROFA, IL  RITORNELLO, IL BRIDGE, L’ELETTRONICA, L’ARRANGIAMENTO E NATURALMENTE ANCHE IL RIFF" – IL CASO MICHAEL JACKSON CHE COPIO’ AL BANO IL QUALE, A SUA VOLTA, AVEVA RIPRESO IL TEMA DEL BRANO 'I CIGNI DI BALAKA' DA UN CANTO DEI NATIVI AMERICANI NON PROTETTO DA COPYRIGHT – E INFINE I ROLLING STONES… - VIDEO

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Dario Salvatori per Dagospia

 

dario salvatori

L’intervento di Cristiana Lauro dimostra ancora una volta come il sentiero del plagio possa essere impervio e scivoloso. Ma è un sentiero molto frequentato e soprattutto appassiona.

 

Non è vero che il plagio colpisce solo la melodia. Magari. Attacca anche la strofa, il  ritornello, il bridge, l’elettronica, l’arrangiamento e naturalmente anche il riff. I casi di riff plagiato possono essere minori,ma solo perché trattasi di una breve frase reiterata, quasi assimilabile alla campionatura.

 

Qualche volta, quando è molto sfacciato, ne paga le conseguenze. L’intraprendente Rod Stewart che nel 1978 arrivò al n.1 in tutto il mondo con “Da yo think I’m sexy” , realizzò la copia carbone di “Taj Mahal”, scritta dal brasiliano Jorge Ben nel 1963 e oggi brano da trenino di Capodanno. Perse Stewart ma i due si accordarono nel devolvere la somma in varie associazioni benefiche.

 

CRISTIANA LAURO

Anche l’arrangiamento è soggetto a plagio e soprattutto a royalties, ne sanno qualcosa Burt Bacharach e  Quincy Jones, altrimenti non sarebbero i multimilionari novantenni che sono. Avrebbe potuto esserlo anche George Martin, mitico arrangiatore dell’ottanta per cento delle canzoni dei Beatles, il quale, fedele al suo stile british, oltre che dipendente della Emi dal 1950, rifiutò ogni compenso.

 

 Anche in Italia per gli arrangiatori blasonati è prevista royalty fin dagli anni Sessanta. I premi Oscar  Ennio Morricone e Luis Bacalov, arrangiatori di gran parte dei cantanti della scuderia Rca (Nico Fidenco, Jimmy Fontana, Rita Pavone, Gino Paoli, Gianni Morandi, Edoardo Vianello, ecc.) realizzarono arrangiamenti per un totale di quattrocento milioni di copie vendute. Secondo voi Gino Paoli avrebbe potuto scrivere quella sequenza di archi che sottolinea l’indolenza di “Sapore di sale”?

salvatori cover

 

E’ soggetta a plagio anche una breve intro. Per esempio Morricone ha visto la sua intro di “Se telefonando”(1965, Mina) più volte ripresa, senza aprire nessuna richiesta risarcitoria. In quel caso l’intro con la sezione fiati determina lo stile e lo spleen del brano, esaltandone l’atteggiamento sentimentale da noia e insoddisfazione che il testo di Maurizio Costanzo descrive. Tutto questo in quattro battute.

 

Non è neppure vero che Frank Zappa non ha copiato riff. Ne ha copiati a vagonate: “Dinah-Moe-Hum”, “Geneva farewell”, “Catholic girls” e dozzine di altri, tutti provenienti dal doo-wap, il suo genere preferito. Ovviamente ironizzati a modo suo.

 

Il plagio può cambiare anche la carriera di un artista. Non c’è dubbio che il periodo migliore di Michael Jackson fu quello di “Thriller”, “Bad”, “Beat it”, “Billie Jean”, ovvero quando  ad arrangiare c’era Quincy Jones. Ma nel 1991, quando non c’era più Jones, scrisse “Will you be there”, molto simile a “I cigni di Balaka” di Al Bano. E’ chiaro che non era andato in vacanza a Cellino San Marco, molto semplicemente si era svuotato come una zucchina e comprava canzoni.

michael jackson

 

Dunque il colpevole  - perché di plagiò si trattò, 37 note consecutive simili – rimase  misterioso. Il divino Michael si difese, certo non poteva ammettere di non sapere nulla di quella canzone, anche perché non era stato lui a scriverla. La prima sentenza fu favorevole al cantante pugliese, gli avvocati americani trattarono una transazione ma venne ritenuta insoddisfacente. Nel 1997 arrivò quella definiva: Jackson aveva copiato ma anche Al Bano aveva ripreso il tema da “Bless you for being an angel”, un canto dei nativi americani non protetto da copyright.

 

michael jackson al bano

Infine i Rolling Stones. Jagger e compagni non hanno mai copiato i riff del Chicago style, il loro genere preferito fin da ragazzi. Hanno fatto di più. Realizzando delle notevoli cover dei loro idoli, presenti in tutti i loro primi album: “Come on”, “I want to be loved”, “Bye bye Johnny”,

 

“Money”, “You better move on”, “Poison Ivy”, “Fortune teller”, “Not fade away”, “Route 66”, “I just want to make love to you”, “Mona”, “I’m a king bee”, “Carol”, “Can I get a witness”, “You can make it if you try”, “Walking the dog”, “It’s all over now”, “If you need me”, “Confessin’ the blues”, “Around and around”, “Time is on my side”, “Susie Q”, “Under the boardwalk”, “Little red rooster”. Solo per rimanere al 1964.

maneskin
damiano dei maneskin 4

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