COME DAGO-ANTICIPATO, I GRILLINI SI SCHIERANO CON CAMPO DALL'ORTO. FICO: ''SE RENZI VUOLE MANDARLO VIA, ALLORA NOI LO DIFENDIAMO''. SFIDUCIATO DA MEZZO CDA E DAI RENZIANI, ORA ARRIVANO GENTILONI E MATTARELLA A BLINDARE IL DG: EVITIAMO SCOSSONI. MA TRA 250 NUOVE ASSUNZIONI, IL CERCHIO MAGICO DEI SUOI CONSULENTI E IL PIANO INFORMAZIONE, IL CAMPOSANTO CONTINUERÀ A BALLARE: TUTTI I FRONTI APERTI

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1.FICO: "CAOS IN RAI? SE MANDANTE È RENZI, CAMPO DALL'ORTO VA DIFESO"

AdnKronos

 

VERDELLI FICO CAMPO DALLORTO VERDELLI FICO CAMPO DALLORTO

"Se il mandante della situazione che si sta sviluppando in Rai, con le voci di cacciata di Campo Dall'Orto, è Renzi, allora Campo Dall'Orto va difeso, come andrebbe difeso qualsiasi amministratore delegato, giornalista o dipendente Rai sul quale la politica si permette di mettere bocca". Così Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai e deputato M5S, commenta con l'AdnKronos i contrasti tra i consiglieri e il direttore generale di Viale Mazzini, Antonio Campo Dall'Orto, emersi nell'ultima riunione del cda.

 

beppe grillo e roberto fico a napoli beppe grillo e roberto fico a napoli

Campo Dall'Orto, prosegue l'esponente 5 Stelle, "ha fatto sicuramente delle cose positive". Tuttavia, secondo Fico, l'operato del dg presenterebbe "molti limiti soprattutto per quanto riguarda l'informazione, e mi riferisco in modo particolare all'informazione del Tg1, che il Pd difende a spada tratta. La politica in ogni caso - spiega - deve rimanere fuori da qualsiasi scelta inerente la nomina di persone all'interno del board della Rai, ed è inutile che Anzaldi si nasconda dietro un dito, perché sa bene come nascono certe dinamiche".

 

L'impressione di Fico è che "Campo Dall'Orto non abbia soddisfatto Renzi e il Pd, non in termini di qualità rispetto all'interesse pubblico, ma rispetto al Pd, e quindi, con tutti i suoi limiti, Campo Dall'Orto va difeso. E gli auguro di portare a termine suo mandato, che scade nell'estate del 2018".

 

rita borioni rita borioni

"Il dg oggi può dimostrare di essere un uomo libero e indipendente, fuori da ogni tipo di logica e appartenenza", rimarca il presidente della Vigilanza, che lancia un appello: "Se c'è qualche pressione di ogni tipo su consiglieri, dg e presidenza Rai per far partire 'operazioni' nei confronti di chicchessia è bene che tutti denuncino pubblicamente. La trasparenza - conclude - è una garanzia per tutti".

 

paolo messa paolo messa

2.CAMPO DALL' ORTO RESTA IN SELLA GENTILONI NON VUOLE SCOSSE IN RAI

Aldo Fontanarosa per ''la Repubblica''

 

Dopo settimane di attacchi frontali al vertice Rai, alla vigilia della Pasqua il Pd abbassa i toni. E frena il treno della crisi che era ormai lanciato in corsa. In una dichiarazione misurata Michele Anzaldi nega che il partito abbia ispirato la condotta dei consiglieri di amministrazione di area Pd, lì, al settimo piano di Viale Mazzini.

 

È vero. Giovedì i consiglieri Borioni, Guelfi e Siddi hanno costretto l' ad Campo Dall' Orto ad arretrare sulle nomine nelle società satellite della Rai, sui piani di produzione dei programmi, finanche sui tetti ai compensi degli artisti. Ma quella che è sembrata una sfiducia di fatto rientrerebbe - dice Michele Anzaldi - negli scontri tipici di qualsiasi impresa. «La politica non c' entra niente».

 

ANZALDI ANZALDI

Queste parole accendono una luce sugli umori - non tanto dell' ex premier Renzi, deluso da questa Rai - quanto del premier in carica Paolo Gentiloni (Anzaldi gli è legatissimo). Palazzo Chigi e il ministero dell' Economia non guardano con favore a una defenestrazione di Campo dal ponte di comando della tv di Stato. L' azienda regge sul piano degli ascolti.

 

Bene o male, porta a casa un bilancio consolidato di gruppo in utile per 18,1 milioni. E dunque non versa in una condizione di emergenza. Allontanare Campo Dall' Orto - che pure viene spesso incalzato dal consigliere Fortis, nominato dall' Economia nel Cda Rai - sarebbe un evento traumatico che il governo non si sente di affrontare, peraltro a pochi mesi dalle elezioni.

 

E poi c' è il Quirinale. Il presidente Mattarella ha sempre tenuto una distanza esemplare dai territori che non rientrano nella sua diretta competenza, Rai inclusa. Ma il Quirinale tifa sempre - magari nel silenzio - per la stabilità delle istituzioni del Paese, a meno di eventi ineluttabili.

 

mattarella e gentiloni mattarella e gentiloni

Lui, Campo Dall' Orto, non si sente del tutto al sicuro, però. E sta approntando una strategia di seduzione e riconquista del Consiglio di amministrazione che gli si è fatto ostile. I suoi uomini gli consigliano, ad esempio, di riallacciare il rapporto con il moderato Paolo Messa, che giovedì si è astenuto sul bilancio della Rai dopo aver messo agli atti una nota molto pesante sui conti aziendali.

 

Campo Dall' Orto proverà a spiegare a Messa, ad esempio, perché un' azienda ciclopica ha aumentato i suoi dipendenti di 249 unità; e perché i costi ordinari del personale si sono spinti (nel 2016) fino alla vetta dei 908 milioni, con una crescita di 25.

 

Poi ci sono i consiglieri di area Pd, che hanno appena costretto Campo Dall' Orto alla riunione di Consiglio più pesante della sua gestione.

 

Il Piano di riforma dell' informazione sarà il nuovo test per capire se la battaglia andata in scena giovedì sarà davvero un episodio isolato. Dopo le dimissioni di Carlo Verdelli a gennaio, ora Campo lavora al Piano con Pietro Grignani, classe 1956, ex responsabile dei centri di produzione di Torino e Milano, fresco di nomina come "Project Manager per il Progetto informazione".

Pietro Grignani Pietro Grignani

 

Il consulente Massimo Coppola completa un gruppo di lavoro ristretto e chiuso. Troppo chiuso, secondo quei consiglieri Pd che vorrebbero essere sentiti, consultati, coinvolti. Proprio sul Piano di riforma delle news il Cda Rai sarà sentito mercoledì dai parlamentari della Commissione di Vigilanza. Gli altri due temi in agenda, i tetti alle retribuzioni degli artisti e le contestazioni Anac sulle assunzioni dei dirigenti esterni.

 

 

3.RAI, VERTICE ORMAI SPACCATO I NODI APERTI TRA CDA E DG

Andrea Biondi e Marco Mele per ''Il Sole 24 Ore''

 

MASSIMO COPPOLA MASSIMO COPPOLA

«Mettere un tetto indipendente dalle leggi di mercato significa legiferare surrettiziamente sulla Rai». Per questo Carlo Freccero nel consiglio di giovedì si era detto «favorevole al rinvio di 15 giorni della discussione sul tetto agli stipendi (il vertice ha fissato il termine del 30 aprile, dopodichè, senza chiarimenti, si estenderà il tetto, ndr.), come suggerito dal dg. Nessuno era d’accordo».

 

In cda, del resto, è arrivata una lettera dell’azionista in cui si invita il vertice a un confronto, presso il Mise, con l’Avvocatura di Stato, sull’estensione o meno del tetto di 240mila euro ai compensi artistici. Altra la valutazione di Paolo Messa: «Noi non sediamo in Consiglio dei ministri ma nel Cda Rai. E ci tocca rispettare la legge sempre, anche quando non convince».

 

L’appello del dg Rai Antonio Campo Dall’Orto per ora non ha avuto seguito. In commissione di Vigilanza pende un atto d’indirizzo favorevole all’estensione del tetto agli artisti (compresi noti conduttori e giornalisti, che la Rai rischia di cedere alla concorrenza privata). Mercoledì potrebbe essere approvata una risoluzione in tal senso: in questo caso il vertice Rai sarebbe sull’orlo delle dimissioni. Sembra nascere, peraltro, una sorta di conflitto istituzionale tra Governo, in particolare il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli contrario all’estensione del tetto, e Parlamento.

FRECCERO FRECCERO

 

A complicare le cose ci sono le tensioni fra dg e consiglieri. Michele Anzaldi, portavoce di Matteo Renzi alle primarie, afferma di «non vedere alcun collegamento con il Pd o uno dei candidati segretari rispetto a un’eventuale caduta del vertice Rai. Il problema è tra consiglieri di amministrazione». Il bilancio 2016 è passato con due no (Diaconale e Mazzuca) e un’astensione (Messa).

 

Così come i piani di produzione e di trasmissione delle reti Rai, respinti al mittente, cioè al direttore generale, che dovrà riformularli. Ai consiglieri non piace che si aumentino le produzioni esterne a scapito di quelle interne. «Vanno valorizzate - spiega Franco Siddi, consigliere espresso dalla maggioranza di governo - le risorse interne, perché le finanze non vengono da un pozzo senza fondo e va dato carattere più marcato al servizio pubblico».

Gian Paolo Tagliavia Gian Paolo Tagliavia

 

La proposta del dg sul nuovo vertice di RaiCom (Francesco Pionati presidente, Gian Paolo Tagliavia amministratore delegato) non è stata neanche messa ai voti, perché molti consiglieri rifiutano la semplice presa d’atto per le nomine alle consociate. L’Autorità anticorruzione ha chiesto chiarimenti, con una lettera, sul caso del responsabile alla sicurezza Gensèric Cantournet, che non è stato rimosso dal suo incarico, oltre che l’uscita dall’interim per il responsabile dell’anticorruzione Rai (sarà quello dell’Audit, con ogni probabilità).

 

Clima destinato a restare arroventato: Siddi propone «di adeguare la Rai alle maggiori Spa creando un comitato per le nomine, un comitato rischi e un comitato di controllo della gestione. Non è un obbligo e noi abbiamo rinunciato a tale facoltà, ma ora bisogna revocare tale rinuncia. Sul tetto, qualora fosse rimosso, da una norma o dall’azionista, la Rai deve adottare una politica remunerativa applicata ai singoli casi».

 

Si vedrà la capacità di tenuta a partire da mercoledì, quando consiglieri e presidente (per ora non è prevista la presenza del dg) saranno in Vigilanza. Tre temi all’ordine del giorno: indicazioni dell’Anac, tetto agli stipendi e Piano news. Il tutto a una settimana da una riunione del cda che ha sancito una crisi fra dg e consiglio.

 

Genseric cantournet Genseric cantournet

«È successo qualcosa, penso fra martedì e mercoledì. Dico questo – spiega Freccero – perché fino ad allora c’era una corrispondenza di amorosi sensi fra i consiglieri di maggioranza e il dg. È evidente che qualcosa è accaduto fuori dal Consiglio. E credo che sia legato a Report e Cartabianca, con interessamento diretto di Renzi, infastidito da queste trasmissioni». Lettura, questa, differente da quella di Messa.

 

«Personalmente contesto un nesso causa-effetto con le polemiche degli ultimi giorni. Nei mesi scorsi invece si sono accumulati nodi di governance che non si sono sciolti, ma semmai aggrovigliati». Questioni dunque «di ordine gestionale che sono emerse con il bilancio in cui si registra una esplosione dei costi e una ipoteca di futuro con 244 nuove prime utilizzazioni. Senza dimenticare le assunzioni, oggetto di una delibera Anac molto seria».

 

Per Messa c’è un punto chiave: «Da tempo le scelte di governo e parlamento evidenziano un non apprezzamento del vertice aziendale. Il tetto agli stipendi, la riduzione del canone, la nuova convenzione Rai, sono atti che hanno il sapore amaro di una sfiducia multipartisan. Mettere la testa sotto la sabbia è un errore ai danni dell’azienda».

 

 

 

 

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