COME VIVERE E BENE IN CASA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS - CRISTIANA CAPOTONDI: "HO GUARDATO TUTTO IL GIORNO IL MONDIALE DEL 2006. LEGGO, GUARDO I FILM E STIRO CAMICIE” – IL CALCIO? È MOLTO DIFFICILE CHE SI TORNI IN CAMPO IL 3 APRILE, IL CALENDARIO SARÀ MOLTO COMPLICATO. IL RICORDO DI LUKE PERRY, I SOGNI CINEMATOGRAFICI, LA NUOVA SERIE TV E L’ASSOCIAZIONE CULTURALE (A CRISTIA’ LASCIACI QUALCOSA PURE A NOI) - FOTO+VIDEO

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Da Le Lunatiche: https://www.raiplayradio.it/programmi/lelunatiche/

 

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 Cristiana Capotondi è intervenuta nel corso della trasmissione Le Lunatiche in onda su Rai Radio 2 ogni sabato e domenica dall’1 alle 5, condotta da Federica Elmi e Barbara Venditti

 

Sull’emergenza Covid-19:

 

In questi giorni sto cercando di utilizzare il mio tempo nel miglior modo possibile, cerco di leggere, di guardare film, ad esempio oggi ho guardato tutto il giorno il mondiale del 2006. Mi do a delle attività che, un po’ per pigrizia un po’ per qualche aiuto che abbiamo in casa, non ho fatto negli ultimi anni come ad esempio stirare le camicie con delle pieghe che una volta piegata la camicia non si vedono.

 

Sul calcio:

 

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E’ stato necessario fermare tutto, perché non si può non giocare in sicurezza sebbene ci siano scadenze e difficoltà, la prossima settimana capiremo che cosa accadrà con l’Europeo del 2020 che peraltro doveva essere giocato a Roma e itinerante in varie tappe italiane, quindi siamo doppiamente colpiti.

 

Bisognerà capire anche cosa succederà anche nelle altre nazioni europee, perché adesso noi siamo i più esposti però la Francia ha preso tecnicamente gli stessi primi provvedimenti italiani, ha chiuso scuole e atenei, vediamo come procedono. Inghilterra e Germania stanno facendo una scelta diversa, la Spagna vediamo come procede. Vediamo se si torna in campo il 3 aprile, cosa che pare molto poco probabile. È molto difficile, il calendario sarà molto complicato.

 

Sul femminicidio:

 

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Eva Cantini è un’ispettrice di polizia che indaga da molti anni su casi di femminicidio e ha sviluppato un’ipersensibilità rispetto a questo argomento, per cui probabilmente compie l’errore che un poliziotto non dovrebbe mai compiere e cioè essere immersa emotivamente all’interno delle indagini che svolge. Il suo biglietto da visita quando entra in campo nel nuovo commissariato in cui va a lavorare è un po’ ruvido, perché è considerata ossessiva, maleducata, sgarbata però competente.

 

Certamente ha tutti questi difetti, in qualche modo è come se fosse un po’ più affetta da uno stereotipo maschile che non femminile, poi vedremo anche meglio il perché all’interno della storia. Sarà obbligata a cambiare, non solo perché la sua vita personale si complica particolarmente anche per la presenza di un uomo, ma poi perché ha un’incapacità di arrivare al vero di ciò che ha portato alla morte di questa ragazza perché guarda le persone di questa storia con uno sguardo ideologico, non è trasparente perché è come se avesse dei preconcetti, però è obbligata ad annullarli per arrivare alla verità.

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Trattare l’argomento della violenza di genere in una serie tv è utile, perché forse anche a dispetto delle cose che leggiamo sui giornali, i film hanno la forza di farci entrare all’interno delle vite delle persone, riesci ad identificarti nei personaggi, quindi secondo me è fondamentale farlo perché le donne siano in grado di comprendere che alcune dinamiche che ci sembrano di poco valore in realtà possono nascondere degli epiloghi dolorosi, dall’altro lato ci dobbiamo anche rendere conto che siamo molto cambiate negli anni.

 

Nel giro di 70 anni la figura femminile si è trasformata e molti uomini non riescono a comprendere, ad accettare, a stare al passo con le donne e on i loro cambiamenti. Dobbiamo anche avere la forza di raccontarci, non essere più arrabbiate con gli uomini, chiudere la parentesi della rabbia con il genere maschile e aprirci al confronto, al dialogo, essere da questo punto di vista un po’ materne, prenderci la responsabilità di quegli uomini che non riescono ad essere dei compagni affettuosi.

 

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Ci sono tanti aneddoti, di sceneggiatura una cosa che non riuscivamo a dire nemmeno durante le prove è questa battuta in cui ci siamo io e il mio collega di lavoro che arriviamo sulla scena del delitto e ad un certo punto diciamo “Beh, qui ci sarebbe bisogno dei cani” e io dico “Ma ci siamo già noi”. Per un attore dire cani e poi “ci siamo già noi” è un po’ difficile. Un’altra è che il mio personaggio è un’apneista, per cui per andare sul set a maggio io a gennaio ho cominciato a fare lezioni di apnea nella piscina della Polizia di Stato, che ringrazio, amo molto l’acqua e mi hanno fatto un bel regalo.

 

Su Luke Perry:

 

Di Luke Perry ricordo un ragazzo molto educato, leggero, disponibile, veramente un bravissimo ragazzo con un successo enorme. Orde di ragazzine che lo fermavano, che gli gridavano dietro e lui in qualche modo diciamo anche un po’ abituato, però anche molto attento a rimanere umano.

 

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È una cosa che mi è piaciuta molto, poi io ero una ragazzina ed è stato molto affettuoso. Io ne ho un ricordo bellissimo e lo ringrazio perché ha battezzato il mio esordio con la dolcezza, insieme a Boldi, a Neri Parenti e alla famiglia De Laurentis. Però ecco, c’era questa star americana che ci sembrava così distante e invece poi è stato uno di noi.

 

Su sé stessa:

 

Ho tanti sogni cinematografici ma non saprei dare una forma, un nome, una sostanza. Mi piacerebbe continuare a raccontare storie di donne di valore, mi è piaciuta molto la strada che sono riuscita a prendere negli ultimi anni. Poi mi piace molto la commedia, mi piacerebbe anche tornare a raccontare cose leggere.

 

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Sono contenta delle cose che ho fatto fin’ora e sarò felice di continuare a lavorare in questa direzione se potrò e se sarò brava. Dopodiché a livello personale mi piacerebbero tante altre cose, tra cui il calcio, la mia associazione culturale e tante altre cose che in questi anni stanno prendendo forma dentro di me e prima che io le tiri fuori sono un po’ un motore diesel ma poi parto.

 

La mia associazione culturale si chiama Io sono e ha lo stesso nome del libro di Andrea Pezzi che è uscito ad ottobre con la Nave di Teseo. Noi siamo felici di poter consentire ad un movimento culturale di prendere largo con l’obiettivo di ridare un criterio alla trasformazione digitale, fare in modo che questo criterio sia fondato sull’uomo. L’Italia che è il Paese del grande Umanesimo e del Rinascimento è l’unico Paese che forse può masticare queste tematiche.

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