LA DONNA CHE AVEVA DUE VITE – CON LA MORTE DI LUISA MANDELLI, MOGLIE E “VALENTINA” DI GUIDO CREPAX, TERMINA UNA STORIA UNICA – LA FIGLIA CATERINA: "VIVEVAMO QUESTA REALTÀ DI FAMIGLIA PARALLELA IN CARNE E OSSA E DISEGNATA NEI FUMETTI. UNA VITA SCHIZOFRENICA. NOSTRO PADRE HA USATO PER LE STORIE TUTTO QUELLO CHE CI SUCCEDEVA. VALENTINA DA ADOLESCENTE SI AMMALA DI ANORESSIA. LA STORIA DELLA MAMMA. GUIDA UN MAGGIOLONE BIANCO CON LA CAPOTE NERA? ERA IL NOSTRO…"
-Maria Luisa Agnese per il “Corriere della Sera”
Se ne va Luisa Mandelli, la donna che ha vissuto due vite, che ha avuto il singolare destino di essere, insieme, lei e l' altra, arrivando qualche volta addirittura a essere gelosa dell' altra, che era una gran rivale anche se di carta.
E il paradosso è che in fondo era sempre lei in entrambi i casi, in quanto musa ispiratrice di quella Valentina che negli anni Sessanta ha popolato potentemente il mondo immaginario degli Italiani: con quel caschetto nero sospeso sulle labbra eternamente socchiuse, un corpo lungo e flessuoso che mostrava generosamente, aperta al cambiamento e a una vita nuova.
Il marito di Luisa, il disegnatore Guido Crepax (all' anagrafe Crepas) per dare vita alla sua Valentina si era ispirato a quella moglie intensamente amata: stessa data di nascita, il giorno di Natale, stesso indirizzo, via De Amicis 45 a Milano, cognome appena diverso, Rosselli, che in fondo evoca il Mandelli di Luisa.
È questa la carta di identità della Valentina dei fumetti, e anche se Guido per quel caschetto che sarebbe diventato iconico aveva pensato all' attrice Louise Brooks, sua grande passione letteraria, Luisa si sarebbe prontamente e coraggiosamente adeguata tagliando frangia e capelli dai Vergottini, parrucchieri del tempo, come ha raccontato più volte la figlia Caterina, oggi scenografa e curatrice dell' archivio paterno. E Luisa è diventata per tutti anche Valentina, anche se poi nel privato era molto diversa, più misteriosa e umbratile della solare rivale, ma sempre radiante luce interiore, un personaggio alla Silvana Mangano.
Intanto l' altra Valentina si era insediata nella routine casalinga: «Tutti i giorni vivevamo questa realtà di famiglia parallela in carne e ossa e di famiglia disegnata nei fumetti. Una vita serenamente schizofrenica. Nostro padre ha disegnato e usato per le storie di Valentina non solo tutte le cose che possedevamo ma anche quello che ci succedeva.
Valentina da adolescente si ammala di anoressia. La storia della mamma. La casa di Valentina è la nostra, con tutte le nostre cose. Valentina va ai Ronchi nella nostra casa di vacanza. Guida un maggiolone bianco con la capote nera, che era il nostro. Valentina ha la sua carta di identità con il nostro indirizzo».
Tutto ciò lo ha raccontato la stessa Caterina alla cugina Valentina (figlia del fratello di Guido, Franco, discografico degli anni d' oro), a sua volta derubata del nome: «Sua nipote aveva quel bel nome così moderno, non ha resistito, e ha cominciato a "rubare" anche dalla famiglia di origine».
E in omaggio a questa famiglia singolare e allargata Valentina Crepax, quella derubata del nome, giornalista spiritosa e acuta critica di costume, girovagando nei ricordi e nelle storie di casa, poco prima di morire aveva pubblicato per Bompiani Io e l' asino mio, dove si racconta di quel clan privilegiato che ha vissuto anni irripetibili.
Un clan diviso per cognome in due filoni, i Crepas di Guido e i Crepax di Franco (pare che la confusione derivi dall' avarizia di Guido che non pagò per sanare un disguido burocratico), ma unito da legami affettivi anche se non comportamentali: allegri e chiassosi i Crepax, severi i Crepas. Luisa del resto veniva da un' austera famiglia triestina, «nonno Antonio generale dei carabinieri con due campi di concentramento sulle spalle e nonna Hagar, cresciuta tra dottrine spiritistiche di Swedenborg e sedute medianiche».
A causa della prigionia del padre Luisa cresce con molti traumi, si ammala di anoressia e poi guarisce, anche se il frigorifero di casa rimarrà spesso vuoto. E i ragazzi crescono spartani, «vestiti di beige e marrone», mentre Luisa lavorava a maglia con intensa concentrazione su aumenti e scali o scalfi alla Raglan e spesso Guido smetteva di disegnare per prestare le braccia allo sgomitolamento.
Donna inquieta, Luisa Mandelli Crepas, elegante (persino i suoi vestiti sono «prestati» a Valentina), «troppo fatata» ha scritto Natalia Aspesi nella postfazione di Io e l' asino mio : musa di una vita che forse ha rinunciato a un percorso pubblico in proprio, ma ha composto con Guido una coppia solidale e super unita. E ne è stata, finora, anche la musa postuma.