Stefano Lorenzetto per Panorama
Nel primo anniversario di Dagospia l\'avevo lasciato in via Condotti, un ultimo piano con vista a 180 gradi su scalinata di Trinità dei Monti, villino di Maria Angiolillo, palazzo color oro di Roberto Colaninno, attico di Vittorio Ripa di Meana, belvedere di Maria Sole Agnelli (sorella dell\'Avvocato), rifugio di Giancarlo Giammetti (socio di Valentino). Nel decimo anniversario, che cade il 22 maggio, lo ritrovo più in cima che mai. Sempre un ultimo piano, però provvisto di soprastante doppio attico e circondato da un terrazzo con vista a 360 gradi su quella che lui chiama «Roma godona», e da quassù si capisce bene perché.
DAGO, PH DOBICI DAGO, PH DOBICII nove anni trascorsi dal nostro ultimo incontro hanno reso più evidente il paradosso: Roberto D\'Agostino, 62 anni a luglio, non ha affatto bisogno di spiare. Gli basta guardare. È uno dei pochi giornalisti d\'Italia a poterlo fare dall\'alto dei cieli, quasi dal paradiso. Sarà per questo che sulla prima rampa di scale della nuova casa-redazione ti accoglie un gigantesco crocifisso di Damien Hirst, un\'opera intitolata The Wounds of Christ (Le piaghe di Cristo), formata da foto autoptiche di un uomo con mani e piedi bucati, costato trafitto, ferite lacero-contuse sul capo.
E dev\'essere sempre per questo che la camera degli ospiti è stata sostituita da una cappellina privata, con tanto di altare dello stesso Hirst, sul quale la scienza, nuova religione del mondo, celebra la propria fede nell\'immortalità attraverso le medicine incastonate nella croce. «L\'artista inglese ha notato che l\'aspirina è ricalcata sull\'ostia: la prima ti salva il corpo, la seconda l\'anima. A te la scelta» si concede all\'esegesi.
DAGO BY PIZZI DAGO, PH DOBICIContinuano a definirlo «il più cliccato sito di gossip», ma D\'Agostino preferisce differenziarsi dalle prime pagine dei quotidiani che eruttano tutte le mattine intercettazioni telefoniche e pettegolezzi assortiti sulla «cricca», sulla compravendita di immobili, sulle preferenze sessuali: «Che palle ‘sto termine gossip! Dagospia è un bollettino d\'informazione, punto e basta». Passato dalle 12 mila visite di dieci anni fa a una media di 600 mila pagine consultate in un giorno, oggi ci lavorano anche Luca e Simona, vietati i cognomi.
«Stavo a Milano, al casting della Mtv, mi sono trasferita a Roma solo per lui, ma da appena sei mesi: troppo pochi» si rammarica del tempo perduto la redattrice, e le leggi negli occhi adoranti che percepisce il suo direttore come il Grande Timoniere, molto ma molto più grande del pur incombente Mao Zedong ad altezza naturale che saluta il cupolone di San Pietro dalla terrazza, riconoscibile anche di notte fra palme di plastica lampeggianti a intermittenza e catenelle luminose multicolori.
DAGO, PH DOBICIÈ tutto qui «Il fenomeno Dagospia», per usare il titolo della lezione che D\'Agostino è stato chiamato a tenere all\'Università La Sapienza di Roma in occasione del decennale: l\'eccentricità piegata da 3.652 giorni ai doveri d\'ufficio, 9-19 orario continuato, sabato e festivi (quasi) esclusi.
DAGO, PH DOBICIBenedetto XVI non può parlare alla Sapienza perché 67 docenti glielo impediscono, «Dagospia» sì. Qualcosa non quadra.
È il kretinismo della sinistra, con la kappa, che fa confusione tra spirito religioso e posizioni politiche della Chiesa. Io sono fortunato, perché ho sempre avuto la fede. Il caso di un prete pedofilo non mi tocca. A Roma abbiamo avuto papa Borgia, figurarsi.
Questa casa trabocca di spirito religioso: croci ovunque.
Ho la fissa del crocifisso. Ha visto quello al piano di sotto del fotografo Andrés Serrano? È d\'oro ed è immerso in un encefalo inondato di sangue. Sta a significare che dopo 2 mila anni il sacrificio di Cristo è nel nostro cervello, dentro le nostre cellule, fa parte di noi, al di là di qualsiasi credo religioso.
DAGO, PH DOBICIHo appreso dal sito che se l\'è fatto tatuare persino sulla schiena.
DAGO, PH DOBICIUn ex voto. Quattro anni fa ho subito un brutto intervento chirurgico per una broncopolmonite trascurata. I polmoni si sono riempiti di pus. I medici mi hanno salvato in extremis con una decorticazione pleurica. Siccome non volevo andare a piedi fino al santuario del Divino Amore, mi sono fatto incidere nelle carni la croce, Gesù, la Madonna e un teschio sorridente. Con la scritta «Zeige Deine Wunde» che copre la cicatrice provocata dal bisturi.
Non conosco il tedesco.
Significa: «Mostrami la tua ferita». Però sulla pelle è inciso «Dei.ne», col punto, e a «Wunde» è stata aggiunta una erre. Quindi si legge: «Mostrami o Signore il tuo miracolo». Quello compiuto su di me. Mancano ancora due occhi avvolti da filo spinato e poi il tatuaggio sarà completo.
Non è l\'unico, a quanto vedo.
DAGO, PH DOBICIIl logo di Dagospia sull\'avambraccio destro. I nomi di mia moglie e di mio figlio, Anna e Rocco, sulle mani. La donna nuda con le gambe trasformate in un kriss che ti entra nella pelle sull\'avambraccio sinistro. Le Mani che pregano di Albrecht Dürer, col rosario, sulla spalla sinistra.
Si direbbe una crisi mistica.
DAGO, PH DOBICISei anni fa mi trovavo con la mia famiglia a Città del Messico. Entro in un cimitero: era pieno di palloncini colorati. Mi ha cambiato l\'esistenza. Chi muore taglia un traguardo: bisogna festeggiare. La morte è l\'inizio della vita, non la fine.
In queste stanze di vita ce n\'è da vendere: organi genitali ovunque.
Appunto. Il fallo esprime la fecondità. La forza di questa casa è tutta spirituale. Non ho intenti blasfemi.
La barba da professor Silente in «Harry Potter», le catenine, gli anelli in tutte le dieci dita, un teschio annodato ai peli del mento. Lo chiedo al lookologo: ma il suo che razza di look è?
Postpunk. Della terza età. Un post e un trans oggi non si negano a nessuno, nemmeno a un pensionato. Sono tutti simboli senza simbolismi. Non abbiamo più né idee né ideali, né ideologie: abbiamo solo noi stessi. Il corpo è il display per comunicare agli altri non ciò che siamo, ma ciò che vorremmo essere. Con addosso tutta questa ferramenta dico al mondo che avrei voluto essere Keith Richards, il chitarrista dei Rolling Stones. Non avevo il talento per diventarlo. Sono un fallito, questa è la verità.
ANNA FEDERICI ROBERTO DAGOSTINOScusi, ma così si schiera col suo nemico Mario Del Viale, che nella ballata di Dagostrunz le ha dato del «giornalaio viscido e un po\' pazzo» e del «personaggio squallido e schizzato».
Ha fatto di peggio: ha parcheggiato un camion per due mesi sul lungotevere, qui sotto casa. Dopodiché ha spostato la pubblicità mobile di Dagostrunz davanti alla scuola di mio figlio. A Sabaudia, dove andiamo in vacanza, ha noleggiato una mongolfiera. E poi canottiere, cappellini, borse, bicchieri serigrafati. Tutto con la silhouette della mia faccia che esce dal water.
ROBERTO DAGOSTINO PIERO CHIAMBRETTIFa le cose in grande, Dagostrunz.
Ha addirittura regalato un telo da spiaggia griffato Dagostrunz ai vip, da Mario Draghi a Cesare Geronzi. Gli amici mi chiedono: «Che razza di pubblicità stai facendo?». Mara Venier mi ha telefonato per ringraziarmi della maglietta.
Eterogenesi dei fini. Ma chi è Del Viale?
Dago foto SaragòUn tizio che sta a Tirana.
Pare che sia amico dell\'imprenditore calzaturiero Diego Della Valle.
Questo è sicuro. Ma dico io, vivi in Albania e vai a buttar via 700 mila euro per coglionarmi? Se li davi a me, scrivevo sul sito che eri Superman, Batman e Mandrake fusi nella stessa persona.
Perché Della Valle ce l\'avrebbe tanto con Dagospia?
Dago foto SaragòBisognerebbe chiederlo a lui.
Certo che lei non ci va leggero: lo chiama «lo scarparo a pallini».
No, «lo scarparo» è una definizione di Cesare Romiti. Pensando ai gommini delle Tod\'s, l\'ho solo ingentilita con un\'aggiunta. Non sono la bestia che tutti pensate. E neppure Mosè. Non scendo dalla montagna con i 10 comandamenti. Lavoro sul web, dove tutto si può cancellare in un baleno. Scrivo, sbaglio, correggo, faccio ammenda.
Con chi celebrerà il decennale?
Dago foto SaragòCon mia moglie. Una cenetta a due. Lo stress da sito si ripercuote sulla famiglia. Anna mi sopporta, si tappa le orecchie. È la persona più importante per me. L\'unica che in questi dieci anni mi ha portato un bicchiere d\'acqua quando mi vedeva stremato.
Dago foto SaragòTutti i prodotti di successo vengono prima o poi imitati. Possibile che dal 2000 a oggi nessuno abbia tentato di copiarle l\'idea?
Per fare Dagospia bisogna essere vecchi. I giovani non sanno chi era Mario Scelba. Alla Sapienza ho parlato a studenti che quando io apparivo in Quelli della notte con Renzo Arbore non erano manco nati.
Un direttore di giornale dopo dieci anni sarebbe bollito. Com\'è che lei ancora resiste?
anni roberto dagostinoMe la suono e me la canto da solo. I direttori sono domatori, a logorarli è il rapporto con i redattori. Con Dagospia ho superato la nevrosi che ti prende quando il corpo è costretto a fare una cosa mentre il cervello ti comanda di farne un\'altra. Sto facendo quello che mi piace.
E ci campa?
Guadagno di più che a fare il pupazzo in tv. Però è stata dura. I primi inserzionisti pubblicitari venivano minacciati dai colleghi: «Ah, ma come, mantieni il nostro carnefice?».
anni roberto dagostinoQuanto costa un sito così?
Sui 20 mila euro al mese.
Riceve tante querele?
Agli inizi me ne arrivavano cinque a settimana. A scopo intimidatorio. Ciò che non ti uccide, ti rafforza. Ma intanto devi spendere, andare dall\'avvocato.
La più sanguinosa?
Roberto dagostinoE dai, sono i miei 10 anni, su! Lasci perdere.
Un risarcimento di 150 mila euro a Piero Ostellino per avere insinuato che volesse soffiare a Ferruccio de Bortoli la direzione del «Corriere della sera».
Tu pensa che diffamazione! Scrivere che un ex direttore anela a tornare alla guida del primo quotidiano d\'Italia sarebbe un reato? Certo che la legge, a volte, non sa leggere.
Tra appalti Rai e affari immobiliari, sulla compagna di Gianfranco Fini ha picchiato duro.
ROBERTO DAGOSTINO MIRELLA SERRIAspetto da giorni e giorni che qualcuno smentisca il contratto da 1,5 milioni di euro fatto da viale Mazzini alla «suocera» di Fini, la madre di Elisabetta Tulliani per capirci, nonostante non compaia nel registro dei fornitori Rai.
Che cosa pensa di Fini?
ROBERTO DAGOSTINO GIANNI BONCOMPAGNI RENZO ARBOREÈ finito. S\'è montato la testa. Ha pubblicato Il futuro della libertà, un saggio che in realtà gli è stato suggerito da Alessandro Campi, direttore scientifico della Fondazione Farefuturo, e corretto da Paolo Mieli, presidente della Rcs Libri. Lo ha letto e ha creduto d\'essere lui l\'autore. È la maledizione che colpisce i presidenti della Camera, da Irene Pivetti a Fausto Bertinotti, trapassando Luciano Violante e «Pierfurby» Casini. A un certo punto della vita sbandano. Colpa dei commessi di Montecitorio.
Stento a seguirla.
Pare che scampanellino a festa quando il presidente entra in aula. Così Fini s\'è convinto d\'essere un semidio.
Senza le foto di Umberto Pizzi da Zagarolo, Dagospia avrebbe avuto lo stesso successo?
ROBERTO DAGOSTINO GIANNI BONCOMPAGNI RENZO ARBOREEh no! Il grande Pizzi è stato la molla del sito. Prima con Il superfluo illustrato, poi con Budella 2000 e ora con Cafonal, che rifà il verso a Capital, la bibbia dei capitalisti senza capitale.
Pizzi mi ha detto che lei è fondamentalmente uno scassapalle.
Confermo. Ho un brutto carattere. Sono irascibile.
Quante soffiate riceve al giorno?
M\'interessano di più i commenti degli internauti. Ti danno il polso di un mondo che non ha accesso ai mass media.
ROBERTO DAGOSTINO E LA MITICA GABRIELLA SASSONEMa i suoi informatori li paga?
Se uno collabora, qualcosa bisogna dargli.
Come fa a valutare l\'attendibilità delle loro spiate?
Cerco le prove. Quando è saltato fuori che Luciano Gaucci era in causa con la sua ex fidanzata Elisabetta Tulliani per farsi restituire i quattro appartamenti che le ha regalato, ho telefonato direttamente a lui.
Che cos\'ha buttato nel cestino in dieci anni per paura di pestare quella roba là?
ROBERTO DAGOSTINO CON MOGLIE ANNA E FIGLIO ROCCOLa storia di un ministro, dell\'attuale governo, con inclinazioni al sadomaso.
L\'abbaglio più grosso che ha preso?
Tanti. Troppi. M\'è sfuggito di fare pixelare dai tecnici il volto di qualche minorenne nelle foto. Imperdonabile. I figli so\' piezz \'e core, non si toccano.
Con chi è stato ingiusto?
Con Afef Jnifen, terza moglie di Marco Tronchetti Provera. Le ho chiesto scusa.
Claudio Scajola: innocente o colpevole?
Colpevole.
RENZO ARBORE ILLUSTRA ROBERTO DAGOSTINOGuido Bertolaso?
Non saprei.
Alberto Stasi?
La cronaca nera non mi eccita. Non ne parlo mai.
Ormai le notizie più scomode le dà quasi tutte lei. Che cos\'è accaduto ai giornalisti di questo Paese?
LA VESTIZIONE DI ROBERTO DAGOSTINOSono stati narcotizzati. Banche e imprenditori spendono cifre spropositate per acquisire giornali che non rendono. Perché? Ovvio: per garantirsi la tranquillità mentre si fanno gli affaracci loro. Pensi al Corriere, con 20 padroni che rappresentano il Gotha, anzi la gotta, del potere. Ma come fa il povero de Bortoli a tenere a bada tutti? Ti chiamano un Della Valle, un Montezemolo, un Bazoli, Ligresti di qua, Pesenti di là... Guardi che è dura, eh. Dei grandi, gli unici rimasti fuori sono Ferrero e Luxottica. Tutti gli altri hanno un piede dentro.
Internet ucciderà i giornali?
LA VESTIZIONE DI ROBERTO DAGOSTINODissero la stessa cosa del teatro quando fu inventato il cinema. Il teatro e i giornali continueranno a esistere.
Senza certi contenuti osé, Dagospia avrebbe avuto lo stesso successo?
Parliamo di gnocca? C\'era una volta. L\'ho tolta per non dare un\'arma ai miei detrattori. Dicevano che siamo un sito porno e questo gli offriva il pretesto per oscurarlo nei ministeri e nelle aziende.
Da 1 a 10, per lei quanto conta il sesso?
Sette, non di più.
GIANNI BONCOMPAGNI ROBERTO DAGOSTINODa quanti anni è sposato con Anna Federici?
Viviamo insieme da 17. Ci siamo sposati in Campidoglio nel 1997, dopo la nascita di Rocco.
L\'infedeltà è contemplata nel vostro contratto coniugale?
Parafrasando le parole pronunciate da Marcello Mastroianni a proposito della sua amicizia con Sophia Loren, perché sporcare un matrimonio così bello con una scopata?
ROBERTO DAGOSTINO ANNA FEDERICILe manca «Mariasaura» Angiolillo?
Sì. Il suo salotto era una bella camera di compensazione, ti faceva capire chi saliva e chi scendeva. Quelli che cadevano in disgrazia non venivano più invitati.
Nel primo anniversario di Dagospia le chiesi chi fosse l\'uomo più potente d\'Italia. La risposta fu: «C\'è chi dice Gianni Agnelli, chi Maurizio Costanzo». Resta solo Costanzo. Insiste o ha cambiato opinione?
In questi dieci anni ho capito che il vero potere è invisibile. Quelli che vediamo sono soltanto i simulacri del potere.
Abbiamo finito. Adesso mi dica una cosa che non ha mai rivelato a nessuno.
Che brutta domanda! La peggiore che mi poteva fare. A fine serata, poi.