“MENO MALE CHE LO HANNO FERMATO, PERCHÉ AL BANO CON QUEL BRACCIO AGRICOLO DI CHI IMPUGNA LA ZAPPA MI AVREBBE SPACCATO IN DUE” – DAGO SPIEGA PERCHÉ “L’UGOLA DI CELLINO SAN MARCO” VOLEVA MENARLO: “SCRISSI CHE “ROMINA SI CHIAMA COSÌ PERCHÉ È NATA A ROMA, MA DATO IL SUO QUOZIENTE INTELLETTIVO DOVEVA NASCERE A CRETA”. AL BANO SI ARRABBIÒ E SOBILLATO DA LEI, PERMALOSISSIMA, QUERELÒ ME E ARBORE. POI A UN DOPOFESTIVAL OSSERVAI CHE “L’ACUTO DI AL BANO PIÙ CHE UN DO DI PETTO MI PAREVA UN DO DI STOMACO. E LUI…” - LE ALTRE AGGRESSIONI: "CLAUDIO VILLA MI MISE LE MANI AL COLLO. IL PIU' FURIOSO? PRESTA"


Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”

 

dago foto porcarelli

«Menomale che lo hanno fermato, perché Al Bano aveva intenzioni belluine e con quel braccio agricolo di chi impugna la zappa mi avrebbe spaccato in due», racconta nel suo stile inconfondibile Roberto D’Agostino, temuto fustigatore di Dagospia, rievocando la rissa sfiorata con il cantante di Cellino San Marco (che nell’intervista a Aldo Cazzullo ha ricordato il “fattaccio”: «D’Agostino provai proprio a menarlo, lo aggredii davanti ai Ricchi e Poveri, allibiti»).

 

Cosa era successo è presto detto.«C’è un antefatto. Nell’anno di grazia 1986, io e Renzo Arbore avevamo pubblicato “Il peggio di Novella 2000”, fantastico libro che raccontava il nostro Paese attraverso la storia di Al Bano e Romina Power, che ha riscritto la favola di Cenerentola al contrario, con il cafone del Sud che sposa la figlia del divo di Hollywood e poi la porta a vivere al paesello. E purtroppo scrissi anche che “Romina si chiama così perché è nata a Roma, ma dato il suo quoziente intellettivo doveva nascere a Creta”. Al Bano si arrabbiò e sobillato da lei, permalosissima, ci querelò, ma perse la causa. Renzo se ne dispiacque: “Ma come, un pugliese contro un altro pugliese?”.

al bano

 

Passò del tempo. A un Dopofestival di Sanremo — che allora era una corrida, una carneficina — commentando con ferocia la loro esibizione, osservai che “l’acuto di Al Bano più che un do di petto mi pare un do di stomaco”».

 

Il classico carico da dodici. «Sono stato birichino», ammette il più caustico dei caustici. «Dietro le quinte mi venne a cercare. E alla presenza dei Ricchi e Poveri — detto così fa ridere, manco fossero stati il presidente della Repubblica — minacciò di picchiarmi. Che poi io gli voglio bene, abbiamo fatto pace, apprezzo quel suo essere un campagnolo di successo, orgoglioso della sua terra, che si fa fotografare in groppa al somarello con il fazzoletto al collo. Mi dispiace che se la sia presa, ma critiche e ironie fanno parte del gioco».

 

arbore e dago il peggio di novella 2000

Al Bano non è stato né il primo né l’ultimo a prendersela con D’Agostino.

«Claudio Villa mi mise proprio le mani al collo, da vero coatto di Roma. E un ignoto, sempre al Dopofestival , mi buttò tutti i vestiti in piscina. Ho discusso con Loredana Bertè — la chiamavo Luridona — e con Donatella Rettore. Il più furioso? Lucio Presta.

 

Un giorno si presentò a casa mia, inseguito dal portiere, con intenzioni poco amichevoli. Offeso perché avevo preso in giro il suo Paolo Bonolis. E quando, per stemperare, risposi: “Ma che mi vuoi davvero menare per una battuta su Banalis?”, s’imbufalì ancora di più».

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