IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – SE NE VA PURE PAUL SORVINO, INDIMENTICABILE PAUL CICERO, GANGSTER DALLE BUONE MANIERE DI “GOODFELLAS”, CAPOLAVORO DI MARTIN SCORSESE. CON UN METRO E 91 DI ALTEZZA E IL SUO FACCIONE DA BRAVO RAGAZZO ITALO-AMERICANO DI BROOKLYN, DOMINAVA LETTERALMENTE LA SCENA - PRONTO A INTERPRETARE QUALSIASI RUOLO, È PERFETTO NEI GRANDI FILM CORALI, COME DIMOSTRA APPUNTO IN “QUEI BRAVI RAGAZZI”. NON SMETTE PRATICAMENTE MAI DI LAVORARE, TRA CINEMA E TV, ANCHE SE DEVE SPESSO ACCETTARE RUOLI DA CARATTERISTA, COME ACCADDE IN ITALIA, DOVE LO TROVIAMO IN FILM POCO RIUSCITI… - VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Se ne va pure Paul Sorvino, indimenticabile Paul Cicero, gangster dalle buone maniere di “Goodfellas”/”Quei bravi ragazzi”, capolavoro di Martin Scorsese, dove, con un metro 91 di altezza, e il suo faccione da bravo ragazzo italo-americano di Brooklyn, origini un po’ napoletane (zona Vomero) un po’ molisane (Campobasso), dominava letteralmente la scena.
Ma era anche un grande cuoco, come lo era nella realtà. Guardate come affetta l’aglio per farlo sciogliere nella padella.
E dire che, a differenza di Robert De Niro e Joe Pesci, Paul Sorvino non nasce cinematograficamente con Scorsese, anzi, ci arriva già cinquantenne con “Good Fellas”.
Forte di una sua propria autorevolezza conquistata tra teatro e cinema negli anni precedenti. Dopo aver recitato con grandi registi come Carl Reiner in “Senza un filo di classe” nel 1970, Jerzy Schatzberg in “Panico a Needle Park”, John G. Avildsen in “Cry Uncle” e “Ballando lo slow nella grande città”, Karel Reisz nel formidabile “The Gambler”, Robert Mulligan in “Una strada chiamata domani”, William Friedkin in “Pollice da scasso”, tenendo testa a star come Al Pacino, James Caan, Allan Garfield, Peter Falk, George Segal con i quali è praticamente cresciuto.
E dopo essere diventato popolare in tv come il sergente Phil Cerletta in “Law and Order".
Anche se era rimasto umile, come dimostra la sua grande scena di pianto con le mani che gli coprono il viso quando sua figlia Mira Sorvino vinse l’Oscar per “Mighty Aphrodite” di Woody Allen e lo ringraziò di fronte a tutto il mondo.
Nato a Brooklyn nel 1939, figlio di immigrati italiani, mamma maestra di piano e padre capo cantiere, lo stesso ruolo che interpreterà in uno dei suoi film più belli, “Bloodbrothers”/”Una strada chiamata domani” di Robert Mulligan tratto da un romanzo di Richard Price, dove suo fratello è Tony Lo Bianco e suo nipote è Richard Gere, Paul Sorvino ha sognato fin da piccolo di fare il cantante d’opera. Ma una brutta asma lo ha martoriato per tutta la vita.
Dopo aver studiato all’American Musical & Dramatic Academy di New York, fa il suo esordio nel cinema con “Senza un filo di classe”/”Where’s Poppa?”, tipica commedia ebraico-newyorkese di Carl Reiner con George Segal alle prese con una madre opprimente, Ruth Gordon.
Con quel tipo di fisicità, che ha avuto fin da giovane, il suo ruolo è quello del padrone di un ristorante.
Avrà sempre ruoli di comando, poliziotto o gangster poco importa, piccoli o grandi è indifferente, ma sarà sempre un personaggio autorevole.
Nel grande new cinema americano degli anni ’70 trova facilmente il suo spazio, sia in produzioni ricche, come “Il gioro del delfino” di Mike Nichols, sia in film più sperimentali come “Cry Uncle”.
Nel 1973 vice il Tony Award per la sua interpretazione a teatro in “That Championship Season” messo in scena e poi portato sullo schermo da Jason Miller nel 1982 in una versione che vedrà Sorvino a fianco di Robert Mitchum, Bruce Dern, Stacy Keach e Martin Sheen.
Lo riporterà lui stesso sullo schermo da regista nel 1992 in una nuova versione. Il suo grande momento è tutto compreso tra gli anni ’70 e gli anni ’80, con film come “Cruising” e “Pollice da scasso” di William Friedkin, “Reds” e “Dick Tracy” di Warren Beatty, “Io, la giuria”.
Pronto a interpretare qualsiasi ruolo, è perfetto nei grandi film corali, come dimostrerà appunto in “Goodfellas” di Scorsese, che gli darà modo di attraversare senza problemi gli anni ’90, portandolo a ruoli importanti i film come “Nixon” di Oliver Stone, dove interpreta Henry Kissinger, “Romeo+Juliet” di Baz Luhrmann, dove è Fulgenzio Capuleti, “Bulworth” di Warren Beatty.
Non smette praticamente mai di lavorare, tra cinema e tv, anche se deve spesso accettare ruoli da caratterista, come accadde in Italia, dove lo troviamo in film poco riusciti come “Streghe verso Nord” di Giovanni Veronesi con Teo Mammuccari o nella serie di Tarallo per Canale 5 “L’onore e il rispetto” con Gabriel Garko o in quella diretta da Giulio Base “Doc West”. Paul Sorvino, che è morto a Jacksonville in Florida, ha avuto tre mogli, Lorraine Davis (1966-1988), che gli ha dato tre figli, tra i quali l’attrice Mira Sorvino, Vanessa Arico (1991-1996) e Dee Dee Sorvino, che ha sposato nel 2014 e che ha dato la notizia della sua morte