NON CASTRIAMO LA MUSICA: CECILIA BARTOLI DÀ VOCE AI TRANSGENDER DELLA LIRICA - NEL SEGNO DELLA FLUIDITÀ IL CONCERTO CHE LA DIVA DEL BELCANTO STA PORTANDO IN GIRO PER L'EUROPA (ALMENO DOVE LO CONSENTE LA PANDEMIA) E CHE PLANA ANCHE AL TEATRO DEL MAGGIO FIORENTINO. “IL TRAVESTITISMO È IL SALE DEL TEATRO, SPECIALMENTE IN EPOCA BAROCCA, QUANDO CHIUNQUE POTEVA TROVARSI A CANTARE QUALSIASI PARTE. PER DIRE, NEL MARC'ANTONIO E CLEOPATRA DI HASSE..."

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Gregorio Moppi per “la Repubblica”

bartoli farinelli

 

«Canto la musica dei transgender, di uomini che nel teatro settecentesco interpretavano parti femminili, di donne che impersonavano maschi ». Nel segno della liquidità il concerto che Cecilia Bartoli sta portando in giro per l' Europa (almeno dove lo consente la pandemia) e che l' 8 plana anche al Teatro del Maggio fiorentino. Concordato l' altro giorno in quattro e quattr' otto dal sovrintendente Alexander Pereira, perché nel suo cartellone imbottito di star non poteva mancare la diva delle dive del belcanto, un' italiana che in Italia capita poco.

 

cecilia bartoli

«A lui non posso dire di no, ci conosciamo da tempo immemorabile », dice lei, adorata da schiere di ammiratori che andrebbero ovunque pur di ascoltarla; perciò Pereira lascia intendere che, nel caso i biglietti andassero a ruba presto, non è da escludere una replica, magari perfino il giorno stesso. Sarebbe un tour de force. Ma ci si può aspettare qualunque cosa dalla Bartoli, fuoco d' artificio di intelligenza, carisma, umorismo, professionalità rigorosa: tutte qualità che le permettono di allungare e allargare la sua voce di mezzosoprano come più le pare.

pereira

 

Programma del concerto incentrato sul repertorio degli evirati cantori. Soprattutto Farinelli, l' ultimo grande amore della cantante celebrato anche in un disco recente, e Senesino, e Caffarelli, ma pure signore delle scene d' allora come il soprano Francesca Cuzzoni. «Ugole dalla tecnica spaventosa, quelle dei castrati. Estensioni amplissime, agilità, note tenute all' infinito, legati fastosi, niente era loro precluso.

 

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Non solo: suonavano e componevano perché istruiti da maestri di prim' ordine », spiega la Bartoli, che avrà al suo fianco il fidato Gianluca Capuano a dirigere Les Musiciens du Prince - Monaco. «Del resto per loro, operati nella fanciullezza, la voce era la vita, mentre gli era nemico il resto del corpo, che si sviluppava in maniera così stramba da farli sembrare capponi natalizi. Quindi in scena dovevano essere piuttosto impacciati. Non temevano invece di affrontare perigliose gare di bravura con gli oboi, i flauti, le trombe».

 

Pagine del genere sono la ciliegina sulla torta del recital e si combinano con altre ricavate da melodrammi di Händel, Hasse, Porpora, Telemann, Vivaldi. «Si tratta di arie maschili e femminili, indifferentemente. D' altronde il travestitismo è il sale del teatro, specialmente in epoca barocca, quando chiunque poteva trovarsi a cantare qualsiasi parte. Per dire, nel Marc' Antonio e Cleopatra di Hasse a fare Marc' Antonio era una donna, contralto, mentre Cleopatra spettava a Farinelli.

 

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Che pure, capitandogli una parte maschile, doveva comunque travestirsi e indossare una barba posticcia, poiché era glabro. Ecco il bello dell' opera, l' essere un gioco di mascheramenti che nei secoli non ha mai stancato». Tuttora continua a tenere desta l' attenzione, sostiene Bartoli, malgrado si abbrevi sempre più la capacità di concentrarci.

 

«Dobbiamo ringraziare quei registi e quei musicisti che riescono a ricollocare i classici in dimensioni sempre diverse, facendoli rilucere di rinnovato interesse». Però, forse, i melodrammi più lunghi si potrebbe pensare di accorciarli, specie a uso dei giovani, più impazienti dinanzi a ciò che non fila svelto. «Macché, sarebbe come, di una partita, far vedere solo i goal. Mentre l' emozione sta nel seguire passo passo l' azione che porta alla rete.

 

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E poi, anche a voler ridurre le opere a un formato tascabile, se esecuzione e regia sono una pizza, l' effetto di uggia si ripresenterebbe comunque». La serata al Maggio è un antipasto di quanto la Bartoli ha in serbo nel futuro prossimo per il pubblico italiano. «Sto pensando a un progetto sul rinascimento e il barocco alla Pergola di Firenze, teatro gioiello.

 

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Ma non dimentico il San Carlo di Napoli, dove già con la precedente sovrintendenza avevo preso accordi per lavorare su qualche titolo d' opera. E le partiture napoletane di Rossini sono ciò a cui miro». Più a breve la si può ascoltare come ospite d' onore in un paio di tracce del prossimo disco di Andrea Bocelli, Believe, album di composizioni a tema spirituale in uscita il 13 novembre.

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