PORCA VACCA, CHE VITACCIA! – È USCITO “COW”, IL DOCUMENTARIO DI ANDREA ARNOLD PRESENTATO AL FESTIVAL DI CANNES – NEL FILM LA REGISTA ASSUME IL PUNTO DI VISTA DI UNA MUCCA DA LATTE CHE SOPPORTA LA ROUTINE IMPOSTA DAGLI SFRUTTATORI UMANI FATTA DI GRAVIDANZE RIPETUTE, MUNGITURE CONTINUE E ACCOPPIAMENTI FORZATI – “ANCHE NOI SIAMO ANIMALI E VOLEVO RISVEGLIARE QUESTA CONSAPEVOLEZZA. E HO SCELTO UNA VACCA DA LATTE PERCHÉ LA SUA È UNA VITA DI DURO LAVORO CHE MI HA FATTO PENSARE AL RUOLO DELLE DONNE” – VIDEO 

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Natale Costa per “il Venerdì di Repubblica”

 

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Sarà difficile trangugiare allo stesso modo un bicchiere di latte dopo aver visto Cow, film di Andrea Arnold in streaming su Mubi l'11 febbraio dopo la première al festival di Cannes. Il ragionamento attorno alla figura femminile imprigionata e sfruttata dei precedenti Fish Tank e American Honey si approfondisce qui nel suo primo documentario, in cui descrive la vita di Luma, mucca da latte che sopporta suo malgrado la routine imposta dagli sfruttatori umani: una vita di gravidanze ripetute per fornire vitelli e ricche mungiture, inframmezzate da forzati accoppiamenti. 

 

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«Ho iniziato a ideare questo film otto anni fa» racconta la regista «pensando al rapporto profondo con la natura che ho sin da quando ero una bambina abituata a stare all'aperto e a contatto con gli animali, perché mio padre ne portava a casa sempre uno nuovo: un cane, un gatto, una pecora dal mercato e così via. Anche noi siamo animali e volevo risvegliare questa consapevolezza e anche far riflettere sul rapporto con gli altri animali che usiamo a nostro beneficio. E ho scelto una vacca da latte perché la sua è una vita di duro lavoro che mi ha fatto pensare al ruolo delle donne». 

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La regista ha scelto di assumere il punto di vista dell'animale, osservando l'ambiente attraverso gli occhi di Luma. «La mia direttrice della fotografia Magda Kowalczyk è entrata nel recinto con una cinepresa a mano e si è trasformata letteralmente in una mucca per raggiungere un rapporto di intimità con gli animali. Ho scelto di concentrarmi su una fattoria normale, né troppo grande come quelle industriali né idealizzata come le vediamo in certi film, e poi ho scelto i fattori più disponibili a permetterci di passare a trovare e filmare Luma lungo un arco temporale di quattro anni». 

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La natura del documentario permette di entrare in contatto con l'animale, che si trasforma da mera comparsa a individuo, ad esempio di fronte a scene come la cura del vitello susseguente al parto e lo strazio per la successiva separazione forzata: «Dal di fuori le vacche sembrano tutte uguali», spiega Arnold «ma in realtà non è così: abbiamo scelto Luma anche perché ce l'avevano descritta come particolarmente esuberante. Così mi sono affidata a lei e sono stata ampiamente ripagata dalla sua spiccata personalità». 

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