"INTURCINATI" PAZZI DA PAOLA TURCI - “A VILLA BORGHESE È STATA L'UNICA VOLTA IN CUI MI È CAPITATO DI ADDORMENTARMI ALL'APERTO, CON UN FIDANZATINO DELL'EPOCA…LA MIA STORIA PERSONALE NASCE A ROMA, NEL LOCALE DELL'OSTERIA DELL'ORSO, LA CABALA. CHE È UN PIANO BAR. ALL'INIZIO ERO REFRATTARIA ALL'IDEA. AVEVO UNA VISIONE UN PO' PIÙ ALTA DELLA MUSICA, NON VOLEVO CANTARE PER CHI VENIVA A BERE. POI HO RIVALUTATO TUTTO: HO IMPARATO A CATTURARE L'ATTENZIONE…” - VIDEO+FOTO HOT (ANCHE A 55 ANNI, E' LA NOSTRA CANTANTE PIU' AFFASCINANTE)

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Raffaele Roselli per “il Corriere della Sera - Edizione Roma”

 

PAOLA TURCI PAOLA TURCI

«Ogni anno, da 25 anni, organizzo il raduno del fan club». Nell' occasione del quarto di secolo «mi ero data più tempo per festeggiare in grande, scelti tutti i gadget, tutti i regali». La data, «il giorno di primavera, il 21 marzo». La location all' aperto: «Il parco vicino alla Casa del Cinema, a Villa Borghese».

 

L' idea di «un incontro festoso, all' aperto, pranzo al sacco, pic-nic, io che cantavo con la chitarra, come tra veri amici». Se ne riparla con un altro calendario. «Mi auguro si possa rifare il prossimo 21 marzo». Paola Turci, frenata dal lockdown, anche artisticamente: «Avevo finito a metà dicembre gli impegni lavorativi, il tour. Il progetto era di chiudermi in isolamento per lavorare al prossimo disco».

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Ma è rimasto solo l' isolamento: «Sono apparse delle idee, qualcosa, ma è tutto talmente condizionato, piegato a questa realtà, difficile per un artista astrarsi. È come se fossero bloccate un po' le emozioni». Non resta che attendere «che il disco venga fuori come un fiume in piena, un flusso creativo come lo sfascio di una diga».

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Con i fans, ancora la possibilità di abbracciarsi online. Questa sera alle 19 Paola Turci sarà ospite del salotto virtuale organizzato dal Saint Louis, per la serie «Incontri di Musica», appuntamento con il critico Ernesto Assante. L' ultima, «bellissima serata di chiacchiere e musica era stata all' Officina Pasolini, davanti a me ragazzi pieni di passioni. Ho raccontato la mia storia personale, che nasce a Roma, nel locale dell' Osteria dell' Orso, La Cabala. Che è un piano bar. All' inizio ero refrattaria all' idea.

 

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Avevo una visione un po' più alta della musica, volevo proporre le mie canzoni, non volevo semplicemente cantare per che veniva a bere. Poi ho rivalutato tutto il periodo, in quegli otto mesi ho imparato tantissime cose, a catturare l' attenzione, momenti di scambio bellissimi».

 

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Luoghi, ricordi romani: «Il Brancaccio, l' Eliseo, in entrambi ho visto Gaber. Il Teatro dell' Orologio, il primo palco sul quale sono salita, non da cantante ma da attrice. All' Auditorium i concerti più importanti. Ma ci sono stati anche il Palladium, la Palma, il Circolo degli Artisti». A Villa Borghese «l' unica volta in cui mi è capitato di addormentarmi all' aperto, con un fidanzatino dell' epoca». Ma il suo luogo del cuore resta Villa Lazzaroni, «quello dell' infanzia, dove pattinavo tutti i giorni, tra via Appia e via Tommaso Fortifiocca, Appio Latino». Poi, da 15 anni, «casa a Testaccio».

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In questi ampi spazi che l' isolamento ci ha dato, «sto comunque ritrovando quella passione, quella sensazione di purezza, quando sei alle prime armi, hai aspettative altissime e la voglia di mantenere puro quello che stai facendo senza compromessi. Una nuova adolescenza nei confronti della musica».

 

 

Traducendo in suoni «sicuramente qualcosa di più destrutturato rispetto al passato. È il momento dello svuotamento, del ritorno al suono della chitarra acustica, o del trio elettrico, basso e batteria, come nel caso dell' ultima esibizione con i miei musicisti, per il Primo Maggio, il concerto in televisione». E cosa ha ascoltato, Paola Turci, in queste settimane di lockdown? «Non so per quale ragione, ma sempre Miles Davis, solo Miles Davis. Avevo bisogno di nutrirmi del suo jazz che è anche altro: funky, potenza, eleganza, passione, stati d' animo forti che mi hanno accompagnato per tutto il periodo».

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