Strani segnali arrivano dalla Corea del Sud. Qui tutti amano gli hotdog, che vengono venduti anche in formato merendina, ma all’”Insadong street market” vanno più forte i “corn dog”, infilzati con un legnetto e con patatine attaccate. Spiedino unico.
Anche i fast food sono ovunque, catene popolari come Burger King, McDonald's e Subway, ma l’élite preferisce chiamare il ragazzo della Domino’s Pizza. I negozi vendono
bibite gassate allo yogurt e per strada potreste scambiare “beondegi” (bachi da seta arrostiti) per noccioline.
Gli autogrill sono posti eleganti, dove cucinano chef con tanto di cappello, e nei pub potreste ordinare un “Somac”, cocktail micidiale nato dall’unione di soju (liquore di riso) e maekju (birra in coreano).
Le macchine parcheggiate sono tutte perfettamente allineate. Molte hanno sulla portiera un specie di spugna blu per evitare di strisciare accidentalmente la macchina del vicino. I taxi hanno la portiera di sinistra sempre chiusa per sicurezza, e si accede ai vagoni della metro solo quando si aprono i pannelli di vetro, per evitare di cadere sui binari.
Le pubblicità che invitano a ricorrere alla chirurgia plastica tappezzano le città, dove capita pure di trovare un istituto psichiatrico che si chiama “Kim Jong-il mental hospital”, giusto per ricordare la follia del dittatore della Corea del Nord.
Se andate in banca, vi capiterà di vedere bambini in gita scolastica: non sono clienti, studiano il settore sin dalle elementari. L’elettronica qui è padrona. Interi quartieri chiamati "chaebols" sono di proprietà della Samsung, Hyundai, e LG, compagnie che gestiscono anche benzinai.
“Frisbee” è il rivenditore coreano dei prodotti “Apple”.
spot per la chirurgia plastica