1- CASSAZIONE: I DIRETTORI DELLE TESTATE WEB NON SONO \'RESPONSABILI IN CASO DI \"OMESSO CONTROLLO\"
(ANSA) - Il direttore di un giornale on-line non risponde di \"omesso controllo\" in caso di pubblicazioni, sul sito da lui diretto, dai contenuti diffamatori. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che spiega come il reato previsto dall\'art. 57 cp, che punisce i direttori per non aver vigilato sul contenuto delle pubblicazioni, non può essere applicato al web perché previsto solo per la carta stampata.
L\'articolo 57, spiegano infatti i supremi giudici nella sentenza 35511 \"si riferisce specificamente all\'informazione diffusa tramite la carta stampata. La lettera della legge è inequivoca e a tale conclusione porta anche l\'interpretazione storica della norma\".
COMPUTER INTERNET jpegIn giurisprudenza, spiega la quinta sezione penale, si è discusso sulla possibilità di estendere il concetto di stampa anche ad altri mezzi di comunicazione, ma si anche escluso \"che fosse assimilabile al concetto di stampato la videocassetta preregistrata\" ed è anche noto, ricorda la Cassazione, che la \"giurisprudenza ha concordemente negato che al direttore della testata televisiva sia applicabile la normativa dell\'articolo 57 cp stante la diversità strutturale tra i due differenti mezzi di comunicazione (la stampa da un lato, la radiotelevisione dall\'altro) e la vigenza nel diritto penale del principio di tassatività\".
Mentre per la tv il problema della responsabilità del direttore è stato risolto con la legislazione, il web è una materia ancora da studiare.
evangelizzazione-internet\"Analogo discorso - sottolineano i supremi giudici - deve essere fatto per quel che riguarda l\'ammissibilità di internet al concetto di stampato. L\'orientamento prevalente in dottrina è stato negativo atteso che, perché possa parlarsi di stampa in senso giuridico occorrono due condizioni che certamente il nuovo medium non realizza: che vi sia una riproduzione tipografica e che il prodotto di tale attività sia destinato alla pubblicazione e quindi debba essere effettivamente distribuito tra il pubblico\".
Il caso esaminato ha riguardato il direttore della testata \'Merate online\', condannato dalla Corte d\'appello di Milano per omesso controllo in relazione alla pubblicazione di una lettera ritenuta diffamatoria nei confronti dell\'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli e di un suo collaboratore. La sentenza è stata annullata dalla Corte di Cassazione proprio perché \"il fatto non costituisce reato\".
INTERNETCosì come non sono \"responsabili dei reati commessi in rete gli access provider, i service provider e gli hosting provider - hanno spiegato i supremi giudici - a meno che non fossero al corrente del contenuto criminoso del messaggio diramato (ma in tal caso rispondono di concorso) così qualsiasi tipo di coinvolgimento va escluso per i coordinatori dei blog e dei forum\" e per questo anche per \"la figura del direttore del giornale diffuso sul web\".
2- D\'AGOSTINO: A ME TANTE CAUSE, ORA CHI MI RIPAGA? - LE CONDANNE LE PAGO A RATE, COME I MOBILI
(ANSA) - \"Dieci anni di sangue versato per nulla!\". Scherza ma non risparmia battute amare, Roberto D\'Agostino, da due lustri in trincea con Dagospia, il suo super cliccato ma anche super querelato, sito di gossip e di notizie on line.
\"Se sono ancora qui è perché dietro di me c\'é mia moglie che mi ha salvato da tanti guai - assicura- altro che servizi segreti deviati\". Da quando è nato Dagospia, \"é stato un continuo\", racconta D\'Agostino, \"hanno sempre tentato di intimidirmi con sentenze e condanne pesanti, cifre assurde, una volta addirittura 160 mila euro, tanto che le condanne io le pago a rate, come i mobili\". Certe volte \"mi viene da ridere, mi sembra che la libertà di informazione c\'é solo se hai accanto una moglie ricca\".
ROBERTO DAGOSTINO E MOGLIE ANNATanti i processi finiti con una condanna e tanti quelli ancora in piedi, \"e adesso che faccio? chi mi ripaga?\". Impossibile quantificare i costi, \"mai fatto calcoli perché non voglio abbattermi e chiudere la baracca\", spiega.
dagoPoi il pensiero torna alle tante querele ricevute: \"non capiscono l\'ironia - dice- E\' chiaro che quello che scrivo io non sono i dieci comandamenti. Faccio un sito per dare un punto di vista, che può anche essere sbagliato, lavoro sulla velocità, macino un sacco di notizie, posso sbagliare e allora sono disposto alla pubblicazione di smentite, a mettermi in ginocchio sui ceci e cospargermi la testa di cenere. Invece spesso non mi mandano nemmeno una smentita, mi querelano direttamente\".
E quando arrivano le condanne le cifre sono salatissime, troppo, sostiene D\'Agostino, che punta il dito anche sulla legge sulla stampa \"che è imbarazzante\" e dovrebbe invece prevedere dei tetti per le richieste di risarcimento\"
Tant\'é. La verità é soggettiva, è questione di punti di vista, sostiene Dago, che cita \'Rashomon\', un film degli anni Cinquanta del giapponese Kurosava, una parabola sulla relatività e sulle mille sfaccettature della verità, poi conclude con Tacito, \"che per noi è un grande storico, per i suoi contemporanei un cronista pettegolo. Magari, chissà che anche io, tra qualche secolo...\".