BEVI E GODI CON CRISTIANA LAURO – LA NOSTRA COLLABORATRICE INTERVISTATA DA "REPUBBLICA": "IL VINO QUOTIDIANO È SPARITO DALLE NOSTRE TAVOLE. SE NE PARLA TANTO, MA SE NE BEVE SEMPRE MENO, PERCHÉ VIENE SPESSO DESCRITTO CON UN LINGUAGGIO NON PER TUTTI – PARECCHI SEDICENTI CRITICI DOVREBBERO COMINCIARE A RACCONTARLO ATTRAVERSO PAROLE SEMPLICI COMPRENSIBILI A TUTTI"…

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Simone Pazzano per www.repubblica.it

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Il mercato del vino continua a crescere, come dimostrato dai dati macroeconomici, ma per cogliere questa grande opportunità il sistema Italia deve strutturarsi. Per intercettare il trend serve anche un’evoluzione nel linguaggio, nel modo di comunicare il vino. Una questione emersa nel workshop organizzato dal Consorzio C.D.A. e dedicato al comparto, e che abbiamo approfondito parlando con Cristiana Lauro, wine consultant & ambassador, che di vino scrive ogni giorno.

 

Il vino è parte fondante della tradizione italiana. Negli ultimi anni però i consumatori occasionali hanno superato quelli quotidiani. Un’inversione di tendenza importante.

 

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“Faccenda non da poco. Siamo fra i più grandi produttori di vino al mondo con una qualità media elevatissima, oggi sempre più eco sostenibile - oltretutto - tema sul quale non possiamo più far finta di niente. Probabilmente siamo i migliori sotto l’aspetto del rapporto qualità/prezzo con svariate cuspidi qualitative. Se il consumo di vino pro capite diminuisse per scelte salutistiche diffuse, non avrei nulla da eccepire. Eppure non mi pare sia sceso il consumo di alcol in generale. Però il vino quotidiano è sparito dalle nostre tavole. Se ne parla tanto, ma se ne beve sempre meno”.

 

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Un problema anche di linguaggio quindi, di comunicazione del vino. “Credo che il vino venga spesso descritto attraverso un linguaggio che non è per tutti, cosa che non avvicina il pubblico.  - spiega Cristiana Lauro - Ogni giorno c’è qualcuno che si inventa un descrittore sensoriale nuovo, incomprensibile agli altri. Per non parlare delle mode.

 

Oggi se non bevi solo vini bianchi macerati sembra che non sei nessuno. Un vino per me è buono quando mi piace, non perché lo dicono gli altri. Credo che parecchi sedicenti critici dovrebbero cominciare a raccontare il vino attraverso parole semplici comprensibili a tutti. Il mondo dei produttori di vino ha un sacco di storie interessanti da raccontare, molto più avvincenti dei ‘tannini polverosi’ e della cosiddetta mineralità. Dimenticavo: il vino si fa con l’uva che è un frutto, con buona pace di chi non lo nomina più”.

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Negli ultimi anni, sono triplicate (in media) le etichette per singola azienda. Un dato su cui riflettere, insieme all’ampia forbice di prezzo che può esistere all'interno di una stessa denominazione con identico disciplinare.

“È un altro modo per fare solo casino. Invece di semplificare la vita, molti se la complicano nella speranza di spalmarsi sul mercato al posto degli altri. Con la scusa di completare la gamma di prodotti – aggiunge Cristiana Lauro - le aziende producono spesso vini che non hanno né capo e né coda. A partire da molti spumanti a mio avviso imbevibili con dei perlage che passano dall’effervescenza dell’Idrolitina a quella della Coca-Cola. Oggi se non produci ‘le tue bolle’ sei out. Quanto ai prezzi assai diversi all’interno dello stesso disciplinare, credo che per prima cosa bisognerebbe rivedere i disciplinari e il sistema delle Doc e Docg”.

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I non esperti come possono dunque capire se sono di fronte a un buon vino e quali fattori devono tenere in considerazione per l’abbinamento col cibo?

“Il vino buono si riconosce dalla serietà del suo produttore, dall’equilibrio in bocca fra acidità, grado alcolico e residuo secco - ovvero il frutto - e dal fatto che la bottiglia finisca. Quanto agli abbinamenti – spiega Cristiana Lauro - quello cromatico è il più facile di tutti e anche quello più efficace. Cibi bianchi/vini bianchi, cibi rossi/vini rossi, cibi rosa/vini rosati. Una spigola al sale è perfetta con un bianco leggero, una bistecca alla fiorentina sta bene con un rosso e un cacciucco alla livornese si sposa con un rosato possibilmente di zona, così l’abbinamento diventa anche territoriale”.

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Un tema da approfondire per riavvicinare le persone al vino. O quanto meno per evitare che provino soggezione di fronte a un prodotto che è parte della nostra identità.

“A ottobre uscirà il mio secondo libro e parlerà proprio di vino e dei suoi abbinamenti in modo semplice e comprensibile anche alla sora Franca del terzo piano. Il vino è per tutti, non solo per pochi eletti”.

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