COSA BOLLORÉ NEL PENTOLONE DI TIM? - PER VIVENDI IL PIANO DI LABRIOLA SULLA SCISSIONE È L’ULTIMA CHANCE: I MINISTRI DEL GOVERNO DRAGHI SI SONO RIUNITI E HANNO DECISO DI DARE CREDITO ALL’ATTUALE DG (E PROSSIMO AMMINISTRATORE DELEGATO) DI TELECOM, MA RIMANGONO PERPLESSITÀ SULL’AFFIDABILITÀ DEI FRANCESI. SE ANCHE QUESTA VOLTA SI ARRIVA A UN NULLA DI FATTO, L’UNICA OPZIONE RIMARRÀ APRIRE A SOLUZIONI ESTERNE, CIOÈ DARE IL VIA LIBERA ALL’OPA DI KKR…
-Francesco Spini per “La Stampa”
È un dossier marcato stretto dal governo, quello relativo al futuro di Tim, il gruppo delle telecomunicazioni giunto a una svolta. Al proposito nei giorni scorsi c'è stato un vertice riservato tra i ministeri competenti per analizzare la situazione, anche in vista delle decisioni che Cassa depositi e prestiti, secondo azionista del gruppo con il 9,81%, dovrà assumere.
Un giro di tavolo a cui hanno partecipato ministri e strutture tecniche di Palazzo Chigi, ministero di Economia, Sviluppo economico e altri dicasteri interessati. L'orientamento, riportano le indiscrezioni, sarebbe quella di dar credito al piano che l'attuale direttore generale e prossimo amministratore delegato di Tim Pietro Labriola sta elaborando e la cui sostanza prevederebbe la scissione proporzionale di una società dedicata alla rete da quella specializzata nei servizi.
All'esecutivo attendono i dettagli di un progetto ancora in elaborazione ma la prospettiva industriale sarebbe sostanzialmente condivisa. Non mancherebbero però i dubbi che, a quanto riportano le fonti, sarebbero emersi da alcuni partecipanti alla riunione e in particolare dal Tesoro.
Perplessità che si concentrerebbero sull'affidabilità dei principali azionisti di Tim, i francesi di Vivendi (loro il 23,75% del capitale), che negli anni hanno più volte cambiato posizione, anche sulla stessa rete.
Per questo la strategia in fieri sarebbe considerata l'ultima chance per Vivendi, promotore del piano interno da contrapporre a un progetto non troppo dissimile prospettato dal fondo Kkr a supporto della propria Opa. Proprio i francesi hanno proposto - trovando condivisione in consiglio - che ad occuparsene fosse un manager buon conoscitore di Tim come Labriola.
Se però anche questa volta si arriverà a un nulla di fatto l'intenzione sarebbe quella di aprire a soluzioni esterne, come quella di Kkr (a cui peraltro il cda di Tim non ha ancora detto alcunché riguardo alla «due diligence», l'esame dei conti a cui il fondo ha subordinato l'Opa) o di altri fondi che dovessero presentare offerte più avanti.
Vietato sbagliare, dunque, per Labriola e per un cda che appare tornato a trazione francese.
La soluzione interna, del resto, viene considerata più agevole anche per permettere un riassetto più rapido e capace di cogliere le opportunità della rete unica - attraverso la fusione tra l'infrastruttura di Tim con quella di Open Fiber, controllata dalla Cdp - e delle gare legate al Pnrr.
Oggi, al proposito, sono attesi i bandi per le cosiddette aree grigie. Quello che appare chiaro è che il destino di Tim è legato alla scissione della rete. La propone anche Kkr, ma parlando della sua eventuale Opa, ancora mercoledì il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, è tornato a sventolare lo spauracchio del golden power.