DOV’È IL TESORO DEL BOSS? NEI COVI DI MATTEO MESSINA DENARO SONO STATI RITROVATI SOLO POCHI SPICCIOLI E NESSUN RIFERIMENTO A CONTI MILIONARI - DA PROVENZANO A RIINA, LA CASSAFORTE DELLE MAFIE, CHE NEGLI ULTIMI ANNI HA FATTURATO ALMENO 200 MILIARDI DI EURO, NON È MAI STATA SCOVATA – I POCHI BENI SEQUESTRATI SONO AL SUD MA È NELLE CITTÀ DEL NORD CHE VENGONO SPEDITI I PATRIMONI E DOVE, NON A CASO, SI SEGNALA IL PIÙ ALTO NUMERO DI TRANSIZIONE SOSPETTE…

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Estratto dell'articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”

 

messina denaro

Nel covo di Matteo Messina Denaro hanno trovato scontrini per cene da 700 euro in ristoranti di lusso, ma di denaro contante solo pochi spiccioli e nessuna traccia di conti intestati a terzi ma a lui riferibili. Dove sono i soldi del superlatitante che ha inguaiato decine di imprenditori nei più svariati settori, che hanno subito solo per lui confische e sequestri per quasi 4 miliardi di euro? E dove si trovano i tesori dei tanti boss arrestati dalla Sicilia alla Lombardia, da Bernardo Provenzano e Totò Riina ai capi delle famiglie Piromalli e Mancuso in Calabria passando per gli Schiavone e gli Amato-Pagano in Campania?

 

A queste domande decenni di indagini di fatto non hanno saputo dare una risposta. Perché se è vero che prendendo a riferimento solo gli ultimi cinque anni la criminalità organizzata ha fatturato almeno 200 miliardi di euro, secondo le stime di uno studio della Banca d’Italia, e se è anche vero che secondo altri centri di ricerca, come l’Eurispes, si potrebbe quintuplicare questa cifra (arrivando a mille miliardi nello stesso arco di tempo), la certezza è solo una: appena una piccola parte è stata confiscata e sequestrata anche dopo gli arresti dei capimafia.

 SOLDI

 

Negli ultimi cinque anni secondo la Direzione investigativa antimafia è poco più di 35 miliardi di euro il valore dei beni messi sotto sigilli.

 

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carta identita matteo messina denaro

Il fatturato di mafia spa La Cgia di Mestre, riprendendo proprio l’ultimo studio di Banca d’Italia che stima una cifra intorno al 2% del Prodotto interno lordo per calcolare gli affari delle tre grandi mafie in Italia, ha ribadito come almeno 40 miliardi di euro ogni anno vengano fatturati da Cosa nostra, camorra e ’ndrangheta. E questa cifra riguarda soltanto “l’emerso” per così dire, e cioè i profitti stimati da traffico di droga, scommesse e racket. A questi numeri andrebbero sommati quelli del “sommerso”, cioè delle attività sulla carta lecite che però sono frutto di capitali mafiosi, e qui si entra già nella sfera dei conti impossibili da quantificare.

 

IL COVO DI TOTO RIINA

Una seconda certezza però è che i soldi delle mafie seguano i flussi finanziari normali, e cioè siano concentrati nelle regioni ricche del Nord Italia e all’estero. […]

I pochi sequestri Ma a fronte di un flusso finanziario “anomalo” che va verso il Nord, le confische riguardano soprattutto beni della ristretta cerchia dei boss e legati al territorio di origine.

toto riina

 

La gran parte dei beni è stata confiscata recentemente in Sicilia (circa 8 mila tra beni immobili e aziende), Calabria e Campania (3.300 beni): la Lombardia non arriva a 2 mila beni, meno di mille l’Emilia Romagna e ancora meno il Veneto. Come se nelle regioni ricche del Paese non circolassero i soldi della mafia, quando invece le segnalazioni sospette sono concentrate soprattutto in queste regioni. La spia che anche dopo gli arresti trovare i soldi delle mafie e recuperarli in qualche modo è impresa difficile.

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MESSINA DENARO

 

bernardo provenzano
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ARRESTO DI MATTEO MESSINA DENARO

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IL COVO DI TOTO RIINA

BERNARDO PROVENZANO