FORSE NON MORIREMO DI COVID O DI FAME, MA MORIREMO DI DISPERAZIONE – IN SALITA IL NUMERO DEI SUICIDI: È UNO DEGLI EFFETTI DELLA SECONDA ONDATA - SOS DAGLI PSICOLOGI: DA MARZO 71 PERSONE IN ITALIA SI SONO TOLTE LA VITA E 46 HANNO TENTATO DI TOGLIERSELA PER RAGIONI CONNESSE AL COVID. IN QUESTA FASE OGNI INDIVIDUO SI RITROVA PRIVATO DELLA DIMENSIONE COMUNITARIA E PROGETTUALE. È DIFFICILE SCONGIURARE I CROLLI QUANDO…

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Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”

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Forse non moriremo di Covid o di fame, ma moriremo di disperazione.

Nelle tante storie di sofferenza legate a questa pandemia spesso si dimenticano quelle di chi, la vita, ha scelto di togliersela. Bisognerebbe aggiungere anche i loro nomi al computo dei morti da Covid, ricordando tutte le vittime di un' emergenza psicologica ed economica, non meno drammatica di quella sanitaria.

 

Sono tanti i suicidi direttamente o indirettamente correlati alla malattia da coronavirus, come rilevano gli ultimi dati forniti da psichiatri e psicologi al Convegno internazionale di suicidologia e salute pubblica alla Sapienza: da marzo 71 persone in Italia si sono tolte la vita e 46 hanno tentato di togliersela per ragioni connesse al Covid. Le motivazioni, fanno sapere la docente di Psicologia generale alla Sapienza Anna Maria Giannini e l' esperto di Psicologia del lavoro Marco Vitiello, riguardano l' ipocondria, ossia la paura di ammalarsi, la depressione, conseguente alla paura di uscire e all' isolamento, e l' ansia per l' incertezza economica e il terrore di indebitarsi.

 

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A ciò si aggiunge l' aggravarsi di disturbi psichici pregressi, con l' esplosione delle difficoltà ad affrontare stress così pesanti. In generale appare destabilizzante questa situazione senza precedenti, in cui ci si ammala fisicamente per contatto con le persone, ma ci si ammala psicologicamente per mancanza di questo contatto.

 

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Ogni individuo si ritrova quindi privato insieme della dimensione comunitaria e progettuale: ed è difficile scongiurare i crolli quando non si ha più un contesto sociale in cui vivere e un futuro in cui credere. Questi dati fanno ancora più effetto se paragonati a quelli dello scorso anno: nello stesso periodo del 2019 i suicidi per difficoltà economiche erano stati 44 e i tentati suicidi 42. L' aumento di persone che si sono tolte la vita per via del Covid è quindi di oltre il 60%. Naturalmente non si tratta di un fenomeno solo italiano, ma globale.

 

Di recente l' eurodeputata leghista Luisa Regimenti, cofirmataria di un' interrogazione trasversale indirizzata alla Commissione europea, ha messo a tema «l' impatto preoccupante della pandemia da Covid-19 sull' aumento dei suicidi», chiedendo all' Ue di «provvedere alla raccolta di dati accurati sui tassi di suicidio in tutti gli Stati membri, in modo da individuare i settori che maggiormente stanno subendo gli effetti della crisi».

La situazione è preoccupante anche in Giappone dove, in base ai dati del ministro della Salute nipponico, a settembre si sono suicidate 705 persone di età compresa tra i 20 e i 50 anni, l' 8,6% in più rispetto allo stesso mese del 2019; mentre cresce anche il numero di suicidi di donne, in costante aumento da quattro mesi a questa parte.

 

È evidente, per quanto riguarda l' Italia, che nell' impennata di suicidi incide la mancanza di un sistema organizzato di sostegno psicologico alle persone rimaste sole in casa e ai parenti delle vittime da Covid. E soprattutto pesa l' assenza di un consistente aiuto economico che, al di là dei contentini dei ristori, permetta a chi ha dovuto chiudere giocoforza la propria attività a guardare al domani con maggiore serenità. Il vero dramma insomma è che, di fronte all' alternativa tra la Borsa e la Vita, molte persone disperate sono state costrette a rinunciare sia alla Borsa che alla Vita.

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