“CERTI PRESUNTI BASTARDI TI PISCIANO IN TASCA E TI DICONO CHE PIOVE” – RUSSELL CROWE SCATENATO CONTRO LA CRITICA CHE HA MASSACRATO IL SUO “IL GIORNO SBAGLIATO”, THRILLER PULP CHE STRIZZA L’OCCHIO A “UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA” – IL B-MOVIE NON GLI FARÀ GUADAGNARE L’OSCAR, MA SICURAMENTE PORTERÀ QUALCHE SOLDINO IN TASCA ALL’ATTORE: RIUSCIRANNO L’ARIA DA CATTIVACCIO, LE SCENE AL CARDIOPALMA E LA VIOLENZA DI UN MATTO PSICOPATICO A RIPORTARE LA GENTE AL CINEMA? - VIDEO

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Cinzia Romani per “il Giornale”

 

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«Certi presuntuosi bastardi ti pisciano in tasca e ti dicono che piove. Bene. Fanculo quella merda. Ho un film in uscita. S' intitola Il giorno sbagliato. Non ti sto fregando. Sarà al cinema. Vai a vederlo».

 

Parla così Russell Crowe, da gladiatore senza mezzi termini, nella clip che adesso promuove il suo ultimo film Unhinged (da «schizzato» a «svitato», il termine rimanda all'essere fuori di testa), thriller pulp in sala dal 24 settembre con 01 e con un titolo aggiustato secondo i gusti italiani. E pure strizzando l'occhio al memorabile Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher, al quale s' ispira il regista di Unhinged, Derrick Barte, quello di American Dreamer.

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Gonfietto come chi beve appena sveglio, indossando una felpa scura, il divo guarda in camera e fissa lo spettatore con aria di sfida, mentre reclamizza il suo B-movie che non gli farà guadagnare un altro Oscar, però qualche soldino sì. Gli esercenti ci scommettono: Russell Crowe, dopo le chiusure forzate a causa del Covid, riporterà il pubblico in sala.

 

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Con la sua energia e il suo carisma e con un lavoro molto atteso, considerato l'uscita più importante da questa primavera. Già il video promozionale di tale film d'azione, dove Russell per la prima volta fa il cattivaccio, con l'ascia e una voglia d'ammazzare che neanche Charles Manson, spaventa e attrae chi lo vede. E in Rete, soprattutto fra Inghilterra, Canada e Irlanda, dove Il giorno sbagliato è uscito a fine luglio, incassando cifre ragguardevoli, circolano commenti entusiasti del suo stile da presentatore di Oscar.

 

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«Dovresti fare marketing, anche per la Disney», si legge in un tweet. Perché l'attore neozelandese, che di recente ha donato 5mila dollari per la ricostruzione, a Beirut, del ristorante «LeChef» di Anthony Bourdain, cuoco suicida già amante di Asia Argento, sa quali tasti pigiare. Intanto, nel film pigia l'acceleratore del suo furgone, in una notte buia e tempestosa di New Orleans. Fissando il vuoto, con l'aria attonita di chi è impazzito e lo sa, afferra un'ascia, si dirige verso una casetta di legno dove vive una coppia e prima spacca la porta, entra e ammazza gli inquilini.

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 Poi dà fuoco al tutto. Il giorno dopo, rieccolo. A bordo del pick-up, sembra tranquillo, in coda al semaforo. Ma una sciagurata che si chiama Rachel (Carmen Pistorius) gli suona il clacson, perché lei ha fatto tardi e deve accompagnare il figlio a scuola, in macchina, e lui non è partito subito al semaforo verde. Lezione numero 1 di colui che, nei credits, viene indicato come «Man», «Uomo». Non sei stata gentile, non hai suonato il clacson in maniera amichevole, così, po'-po'-po'. Sei stata aggressiva, devi chiedere scusa.

 

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Naturalmente, sul volto di Rachel e di suo figlio si dipinge il terrore: quell'automobilista arrabbiato ha la faccia da pazzo, mentre li affianca con fare minaccioso. E, infatti, da tale si comporterà. Impartendo alla malcapitata signora una serie di lezioni di vita, come faceva Michael Douglas in Un giorno di ordinaria follia. Soltanto che qui Russell Crowe toglie la vita ad amici e parenti di Rachel, seminando il panico sulla strada.

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Morale della storia: non sai mai chi ti guida accanto. Chi porta l'auto, soprattutto nelle metropoli, sa bene che gli può capitare l'ubriaco o il drogato, o tutt' e due. Perciò la vicenda assume contorni universali, anche se Hollywood Reporter definisce il film «inguardabile», per Screen International è «sgradevole, senza un vero perché» e GQ lo considera «tremendo».

 

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Al di là dei commenti dei critici, con i quali Russell se la prende nella clip di cui sopra - «Dicono che ci fosse un catalizzatore, al centro dell'esperienza cinematografica, un contratto sociale, un potere dinamico vincolante, che eleva l'esperienza cinematografica. Dicono. Ma chi sono, loro?» e parte il vaffa -, resta il gradito ritorno di un attore convincente, che qui si allinea al machismo di Donald Trump, pronto a invitare Michelle Obama a sedersi e a guardare (quanto fa Donald).

 

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Maschilismo tossico? Azione brutale? Inseguimenti alla Duel di Steven Spielberg, con macchine che s' incalzano? Il film, costato 33 milioni di dollari, ha qualcosa da dire sui tempi attuali e sulla facilità con cui una persona normale può diventare un mostro. Perché è vero: non sai mai chi ti guida accanto.

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