“HO PAGATO PER TUTTI, PER UN SISTEMA CHE NON FUNZIONA, OBSOLETO E SUPERATO”. PALAMARA SI CONFESSA CON LIANA MILELLA DOPO ESSERE STATO RADIATO DALLA MAGISTRATURA, CON QUESTA MOTIVAZIONE: "È IL REGISTA DEL SISTEMA PER CONDIZIONARE LE NOMINE DELLE PROCURE". AVEVA PRESENTATO DOMANDA PER DIVENTARE PROCURATORE AGGIUNTO A ROMA - E ANNUNCIA RICORSO ALLA CORTE DI STRASBURGO

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LIANA MILELLA per repubblica.it

 

palamara palamara

Luca Palamara è fuori dalla magistratura. Per lui c'è la "rimozione", la pena più severa prevista dalla giustizia disciplinare. Lo hanno deciso al Csm i giudici laici e togati della sezione disciplinare dopo tre ore ore di camera di consiglio.

 

La difesa aveva chiesto l'assoluzione o solo due anni di sospensione in attesa della sentenza del processo di Perugia in cui l'ex presidente dell'Anm (2008-2012), ex consigliere del Csm (2014-2018), ma soprattutto potente leader di Unicost, la corrente di centro delle toghe, è imputato di corruzione.

 

luca palamara a passeggio con cosimo ferri luca palamara a passeggio con cosimo ferri

"Porto e porterò sempre la toga nel cuore. "Sono consapevole di aver pagato io per tutti, per un sistema che non funziona, che è obsoleto e superato", ha detto Luca Palamara in conferenza stampa.

 

 

 

Palamara ha rinunciato alle ultime dichiarazioni davanti al collegio che pure aveva annunciato di voler fare. "Il mio avvocato è stato bravissimo, basta così" gli hanno sentito dire. Mentre, per la procura generale della Cassazione, ha confermato le accuse il sostituto procuratore generale Simone Perelli che con l'avvocato generale Pietro Gaeta non ha certo fatto sconti a Palamara, il cui comportamento è stato definito di "una gravità inaudita".

 

Il difensore di Palamara, il consigliere di Cassazione Stefano Giaime Guizzi, ha chiesto che quella della disciplinare non fosse "una sentenza politica", ma nel merito dei fatti.

luca palamara a passeggio con cosimo ferri luca palamara a passeggio con cosimo ferri

 

 

Palamara era in aula al momento del verdetto, letto dal presidente del collegio Fulvio Gigliotti, laico indicato da M5S. Con lui, a giudicare Palamara, sono stati: il laico della Lega Emanuele Basile, e i giudici Piercamillo Davigo di Autonomia e indipendenza, Elisabetta Chinaglia di Area, Paola Maria Braggion e Antonio D'Amato di Magistratura indipendente. Uscendo dal Csm Palamara ha detto solo: "I valori che mi hanno portato a essere magistrato - equità, senso civico, amore per la giustizia - sono gli stessi che connoteranno il mio operato da oggi in poi".

 

Poi non ha aggiunto altro, ma ha annunciato che parlerà alle 16 dalla sede del Partito Radicale in via di Torre Argentina, un luogo che considera rappresentativo per le sue future battaglie, a partire dal ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, dove Palamara lamenterà non solo il taglio dei testimoni richiesti (sei rispetto a 133), ma anche il diniego sull'inutilizzabilità delle intercettazioni che, a suo avviso, coinvolgendo due parlamentari, non potevano essere registrare.

 

luca palamara luca palamara

Ma perché Palamara ha subito la più grave condanna che, dal 2009 a oggi, è stata adottata solo per 20 toghe per lo più finite sotto processo penale? Lo hanno spiegato i procuratori Gaeta e Perelli. Che lo hanno accusato di "comportamenti di elevatissima gravità" e di "voler condizionare, in modo occulto, l'attività istituzionale del Csm". Con l'obiettivo di manipolare le competizioni e pilotare quindi i vincenti per la corsa a importanti procure italiane, Roma in primis, con i suoi aggiunti, e poi Perugia. Lo stesso Palamara aveva presentato domanda per diventare procuratore aggiunto proprio a Roma.

 

 

LUCA LOTTI LUCA LOTTI

I fatti sono quelli della sera all'hotel Champagne, l'8 maggio del 2019, quando Palamara s'incontra con Luca Lotti, deputato del Pd, e Cosimo Maria Ferri, anche deputato del pd in quel momento poi passato con Renzi. Con loro ci sono anche cinque consiglieri del Csm, Luigi Spina e Gianluigi Morlini di Unicost (il secondo presidente della commissione per gli incarichi direttivi), Corrado Cartoni,  Antonio Lepre e Paolo Criscuoli, di Magistratura indipendente. Un Trojan messo dalla procura di Perugia registra tutte le conversazioni.

 

E rivela che, secondo la procura della Cassazione, l'obiettivo era quello di far nominare come capo della procura di Roma Marcello Viola, che era ed è tuttora procuratore generale a Firenze. Ai danni degli altri concorrenti, Giuseppe Creazzo procuratore di Firenze e Franco Lo Voi capo della procura di Palermo. Ma la strategia mirava anche a mettere gli "uomini giusti" anche al vertice della procura di Perugia, e infine delegittimare il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo.

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