“HO UN SENSO DI COLPA PER IL MIO SERVIZIO IN IRAQ E IN AFGHANISTAN. MA QUI LA CAUSA È PURA: DIFENDIAMO L'EUROPA” – "REPUBBLICA" INTERVISTA IL “LUPO DEL NORD”, UN ITALO-AMERICANO CHE SI È UNITO ALLE FORZE DI KIEV PER DIFENDERE IL DONBASS: "COM’È LA SITUAZIONE? IMMAGINATEVI DIECI STRANIERI CHE VENGONO BOMBARDATI TUTTO IL GIORNO, MENTRE SI DOMANDANO: ‘MA CHE CAZZO STIAMO FACENDO?’" –  "L'ITALIA NON DOVREBBE VEDERE QUESTA GUERRA COME UN'ESPANSIONE DELLA NATO A EST: LA RUSSIA HA BISOGNO DELLE RISORSE DEL DONBASS, CHE È RICCA DI…"

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IL LUPO DEL NORD il volontario americano che si e unito alle forze ucraine

Fabio Tonacci per “la Repubblica”

 

«Puoi aver fatto cinque missioni di fila in Iraq, essere un veterano dell'Afghanistan o aver combattuto nel Mali con la legione straniera francese Credimi, non c'è niente che ti prepara a questa guerra, niente che ti insegna a difenderti dall'artiglieria e dall'aviazione della Russia». Nella sua carriera di soldato professionista, il "Lupo del Nord" ne ha viste tante ma non le aveva viste tutte. 

 

È un italo-americano di 35 anni di cui pubblichiamo solo il nome di battaglia, vive nel nord-est degli Stati Uniti e si è unito come volontario alle forze di Kiev. «Sono stato nell'esercito americano dal 2006 al 2011, ho prestato servizio in Iraq e in Germania. Ho anche lavorato per delle società private in Afghanistan». Il Lupo si presenta così con Repubblica, parlando dal fronte di Donetsk dove si trova da due settimane.

 

Qual è la situazione della sua unità?

«Immaginatevi dieci stranieri in una casa che aspettano la missione e vengono bombardati tutto il giorno, mentre si domandano: "ma che cazzo stiamo facendo?": ecco, questa è la situazione».

BOMBE DONBASS

 

Perché ha deciso di venire qui?

«Per porre fine al conflitto. Ho un senso di colpa per il mio servizio in Iraq e in Afghanistan, due guerre piene di bugie e corruzione. Anche l'Ucraina non è un posto perfetto, ma la causa è pura: siamo qui per difendere la sicurezza dell'Europa».

 

BATTAGLIA IN DONBASS

Nel Donbass il tribunale dei separatisti ha condannato a morte tre stranieri, l'ha saputo?

«Certo. Sono stati catturati nella battaglia di Mariupol e sono formalmente nell'esercito ucraino, quindi coperti dalla Convenzione di Ginevra. Non sono mercenari, dovrebbero essere trattati come prigionieri di guerra. Credo che abbiano emesso questa sentenza di morte per poi concedere la grazia all'ultimo minuto, è una messinscena. Ma se li uccidono davvero, i britannici manderanno più armi a Kiev».

LA SITUAZIONE NEL DONBASS AL 27 MAGGIO 2022

 

Cambia qualcosa per lei?

«No, farmi catturare non è nei miei piani. Nelle guerre moderne il 70 per cento delle vittime è causato all'artiglieria. Se esco da questo conflitto vorrà dire che sono stato fatto a pezzi dalle schegge di una bomba. Per la verità, è probabile che morirò prima di dissenteria». 

 

Quali sono i suoi piani, allora?

«Rimanere vivo, intanto. Nel Donbass meridionale il rumore dei cannoni non si attenua mai, l'intensità del combattimento è molto più alta che in Iraq o in Afghanistan. I russi si affidano ai droni e alla distruzione totale attraverso l'artiglieria, non gliene frega niente di questa terra, basta vedere che hanno fatto con Mariupol. Gli occidentali hanno un'immagine distorta dell'Ucraina, la considerano un posto squallido post-sovietico: invece ha più terreni seminabili di Italia e Spagna messe insieme, ha risorse infinite. Se non è un Paese ricco è solo per colpa della Russia che l'ha usato come Stato cuscinetto».

 

Quali opzioni hanno gli stranieri che vogliono combattere per l'Ucraina?

volontari stranieri in ucraina

«Cinque strade: la legione straniera ucraina, le forze armate regolari, le unità combattenti di etnia russa e bielorussa composte dai disertori, la legione georgiana del comandante Mamuka e la Brigata Normand fatta dai volontari occidentali».

 

Società di contractor ce ne sono?

«Non ci sono gruppi stile Blackwater. Ci sono alcune Ong che navigano nella zona grigia e molti truffatori che si fingono della Cia per arruolare miliziani, come se fossimo nell'Afghanistan del 2001. Non ci sono lavori mercenari ben pagati in Ucraina, credimi, li ho cercati. E non perché io sia qui per i soldi: volevo inserirmi in una struttura di alto livello». 

 

volontari stranieri in ucraina

L'impressione è che nel gruppo dei volontari internazionali ci siano persone qualificate ma anche molta improvvisazione. 

«All'inizio si è presentato chiunque gente che non aveva esperienza militare e che voleva fare il soldato perché gioca con i fucili ad aria compressa o a Call of Duty. Il 99 per cento di costoro è scappato appena ha sentito l'artiglieria russa. Chi è rimasto è più esperto, ma, ripeto, questa guerra è qualcosa di diverso, non è possibile essere pronti. I veterani dell'Afghanistan si aspettavano unità come quelle degli Stati Uniti, dove la logistica e la struttura di comando sono macchine perfettamente oliate che consentono di condurre più guerre su vari fronti. Le unità ucraine sono un'altra cosa». 

 

volontari stranieri in ucraina

Quindi, come combattete? 

«Attendiamo i bombardamenti sperando di non saltare in aria. Poi prepariamo l'imboscata e aspettiamo di vedere se i comandanti russi mandano a morte i loro soldati demotivati». 

 

Questa è una guerra per procura? 

«L'Italia non dovrebbe vederla come un'espansione della Nato a Est. È una guerra di difesa in cui gli ucraini stanno proteggendo la patria. La Russia ha bisogno delle risorse della regione del Donbass, che è ricca di gas neon vitali per la produzione di semiconduttori, attualmente dominata da Taiwan e Stati Uniti. Ecco perché ha invaso».