“POSSO DÌ CHE SO' LEGGENDA...” - ARRESTATO IL BOSS DI OSTIA 63ENNE ROBERTO DE SANTIS, DETTO “NASCA”, PER TENTATA ESTORSIONE: HA CHIESTO LO 0,5% DI UN INVESTIMENTO DA 100 MILIONI DI EURO PER EDIFICARE UN COMPLESSO IMMOBILIARE IN CAMBIO DELLA SUA PROTEZIONE – IL PIÙ LONGEVO DEI RE DELLA MALA DEL X MUNICIPIO, È PASSATO DALLE FILE DELLA MAFIA SICILIANA A QUELLA CAMPANA – RISPETTO ALLA SUA FAMA, IL CARCERE L’HA VISTO POCO E GIRAVA IN BICICLETTA E SENZA TELEFONINO PER NON FARSI INTERCETTARE – NEL 2021 HA PARTECIPATO A UN COMIZIO DI GUALTIERI E, PASSANDO INOSSERVATO, HA SCATTATO UNA FOTO POSTATA SUI PROFILI SOCIAL DEL SINDACO...

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1 - IL BOSS DI OSTIA E LA FOTO CON GUALTIERI "IO SONO UN MONACO DELLA MAFIA"

Giuseppe Scarpa per “la Repubblica – Edizione Roma”

 

ROBERTO DE SANTIS ROBERTO GUALTIERI

Una vita da monaco del crimine. Nessun lusso ostentato. Una bicicletta da pensionato per andare in giro a Ostia. Nella sua Ostia. Nessun cellulare da 16 anni per non essere intercettato. Nessun’auto per evitare che qualcuno piazzi una cimice. Eppure tutti lo temono. Criminali inclusi.

 

Roberto De Santis, 63 anni, ribattezzato il Nasca, è il re della mala del litorale romano. Detronizzato da un'inchiesta del pm Mario Palazzi e dei carabinieri del nucleo investigativo di Ostia. È stato, comunque, il più longevo - arrestato per ultimo - rispetto agli altri "re" del X Municipio: Carmine Fasciani, Roberto Spada, i fratelli Triassi e Marco Esposito.

PAOLO PAPAGNI

 

Il carcere l'ha visto poco. Finito a Regina Coeli e poi prosciolto per l'omicidio di Pietro Sante Corsello il 26 marzo 1991 in un regolamento di conti con la banda della Magliana. Condannato, invece, per aver gambizzato, il 20 settembre 2007, Vito Triassi, altro nome che conta della mala. E così De Santis si è mosso sempre con una certa libertà. Con una doppia veste, senza avere troppo i fari puntati. Eppure contando. 

BARBARA MEZZAROMA

 

Tanto da partecipare come "semplice" cittadino, passando inosservato, a un comizio del candidato sindaco Roberto Gualtieri, il 29 agosto 2021, salire sul palco, fare delle domande e infine incassare una foto postata sui profili social del sindaco. Un modo per il boss, all'insaputa di Gualtieri, per accreditarsi nella sua Ostia.

 

Nasca, insomma, c'è ma non si vede. D'altro canto l'astuzia non gli manca, è «andato a scuola» da Francesco Messina Denaro. Il padre del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, ha raccontato il suo braccio destro Riccardo Paolo Papagni alla costruttrice Barbara Mezzaroma l'anno scorso, mentre le spiegava che, per far affari nel lungomare, bisognava passare da Nasca. 

ostia

 

«Se non avesse fatto il delinquente poteva fare il ministro», ha sottolineato Papagni all'imprenditrice. Nasca, però, ha deciso di percorrere la strada del grande crimine. Quindi, dopo l'apprendistato nelle file della mafia siciliana, è passato a quella campana. La camorra. Quanto meno ad un'alleanza con la famiglia Senese a partire dal 2017 per controllare Ostia.

 

ROBERTO DE SANTIS NASCA

Nell'ordinanza firmata dal gip Andrea Fanelli, che ha sancito l'arresto di Nasca e Papagni per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, si ripercorre il curriculum criminale. Un'esibizione di potenza offerta con un certo garbo dallo stesso De Santis a Mezzaroma negli incontri avuti per convincerla a pagare per la sua protezione: mezzo milione di euro. Ovvero lo 0,5% di un maxi investimento da 100 milioni di euro per edificare un complesso immobiliare in via dei Quinqueremi.

 

Un boss che guarda, con un certo sdegno, i suoi pari. Così si legge nell'ordinanza: « Nasca rimarca la differenza tra lui, i Fasciani e gli Spada che considera poca roba» perché il loro agire « criminale ha messo in pericolo l'equilibrio che dal 1980 De Santis costruisce a Ostia». Ma Nasca è uno che ci sa fare. Non solo nel mondo della mala, ma anche nella politica e tra gli apparati. Questo, almeno, sostiene Papagni sempre con l'imprenditrice. 

 

ostia

Spesso, forse, esagerando anche su alcune conoscenze: «ha appoggi nel mondo politico e legami con i servizi segreti». Il suo braccio destro, per renderlo presentabile a Mezzaroma, gli spiega che Nasca «era intervenuto - si legge nell'ordinanza - ad un comizio del candidato sindaco Gualtieri che si era tenuto ad Ostia nel corso del quale era salito sul palco per rivolgere alcune domande sul programma elettorale al futuro sindaco».

 

Tre mesi dopo, dismessi i panni del cittadino modello, De Santis si vantava di aver preso a ceffoni Stefano De Dominicis, alias il Bambino. Un criminale che gli aveva fatto uno sgarro 5 anni prima. Il boss di Ostia era sempre lui. In bicicletta Roberto De Santis in bici sul lungomare di Ostia mentre parla con Roberto Gualtieri nell'agosto 2021 durante la campagna elettorale per il Campidoglio.

 

2 - AUTORITRATTO DI UN BOSS "IO SONO LA LEGGENDA LEI PUÒ STARE SICURA AL 95%"

Giuseppe Scarpa per “la Repubblica – Edizione Roma”

CARABINIERI

 

«Posso dì che so leggenda». Affabile. A tratti minaccioso ma mai prepotente. «Io sono quello che ha mandato via la mafia siciliana da Ostia, scrivono sui libri». Scaltro. «Non uso il telefono da 16 anni», per evitare di essere intercettato. Ecco come parla uno dei più potenti criminali di Roma, Roberto De Santis, alias Nasca, ad un'esponente delle più ricche famiglie di costruttori romani, Barbara Mezzaroma. 

 

Lo fa al parco del Laghetto dell'Eur il 23 ottobre 2021. Nasca è convinto di non essere intercettato. Quindi parla a ruota libera. Invece, con un microfono direzionale, i carabinieri del nucleo investigativo di Ostia ascoltano l'intera conversazione. Ecco ciò che dice a Mezzaroma: «il territorio di Ostia è un territorio molto particolare, molto complesso, sotto certi aspetti però molto semplice. Dipende dal punto di vista, con quali occhi si guardano le cose», spiega De Santis. 

 

CARABINIERE

«Io - prosegue - sono una persona molto ascoltata. Oggi possiamo definirla ironicamente una leggenda metropolitana. Usiamo questo termine. Tenga presente che non uso il telefonino da sedici anni, vivo in bicicletta. Vivo con le mie paranoie ma vivo talmente bene. Vivo in mezzo a tante persone che voglio bene, che accudisco di cui mi prendo cura, che soffrono. E quindi mi debbo adoperare quando trovo l'interlocutore giusto. Mi adopero per cercare di armonizzare le varie anime, in modo che le cose vadano» Senza troppi giri di parole il boss arriva al cuore della vicenda.

 

 I soldi per la protezione: «Chiedo scusa, il volume d'affari, il ricarico parliamo di ricavi dell'operazione che ammontano? Allora guardi la parcella, stiamo sullo 0,5% sui ricavi. Quindi sui cinquecento mila euro (operazione da 100milioni di euro, ndr). Noi la mettiamo nella condizione di serenità, paga per questo. Le posso dare una certezza del 95% di serenità. Se lei è d'accordo ovviamente! 

 

CARABINIERI ARRESTO

Come lei mette il primo cartello (per iniziare i lavori a Ostia, ndr) il primo pezzo di legno che ficca per terra, significa "avemo iniziato" mi manda un acconto di 100 (mila euro, ndr) e poi ogni anno insomma» Nasca poi presenta i gradi di ufficiale del crimine a Mezzaroma. Per chi indaga non bluffa. «Io sono quello che ha mandato via la mafia siciliana da Ostia scrivono sui libri. Guardi io sono quello che detta gli equilibri. E sì, c'era la grande famiglia dei Cuntrera (legata a Cosa Nostra, ndr) e li ho mandati via. Così dicono le leggende». 

 

De Santis racconta come li ha cacciati. Ha gambizzato il 20 settembre 2007 Vito Triassi, punto di riferimento dei siciliani nel lungomare romano. «Gli ho sparato in una piazza pubblica davanti a duecento. gli ho sparato e si è finita la storia» . Con " orgoglio" rivendica di non aver mai avuto rapporti con le " guardie". 

 

«È fortunata che ha trovato una persona sana che non ha mai fatto compromessi con l'altra sponda - dice a Mezzaroma - l'altra sponda mi rispetta (le forze dell'ordine, ndr), parlo di tutti i colori. Sono io che devo essere più bravo a fare il mio! Loro fanno il loro, io li rispetto. In questo momento faccio anche comodo perché sono un ammortizzatore sociale». 

 

CARABINIERI OSTIA

Infine fa capire alla costruttrice di avere alle spalle un esercito criminale: «A me non interessano i beni, non mi interessa niente le persone care vanno assistite (chi è in carcere, ndr), chi è più in difficoltà chi è meno fortunato. Uso questo termine, lei comprende cosa possa significare! Ho tante persone che mi vogliono bene in questo momento e posso darle questo punto di riferimento! Ho molte persone, sennò non potevo stare qui e darle certe garanzie!»