“QUELL’UOMO È UN RECIDIVO, È SCESO, LO HA VISTO ED È SCAPPATO” – LA RABBIA DI CRISTIAN SALVATO, EX CAMPIONE DEL MONDO A CRONOMETRO, CHE PIANGE LA MORTE DI DAVIDE REBELLIN, UCCISO MENTRE SI ALLENAVA IN BICI A MONTEBELLO VICENTINO – IL CAMIONISTA CHE LO HA TRAVOLTO È IL TEDESCO 62ENNE WOLFGANG RIEKE CHE SI È RESO CONTO DI AVERLO UCCISO ED È SCAPPATO: NEL 2001 ERA STATO CONDANNATO A FOGGIA PER NON AVER SOCCORSO LE VITTIME DI UN ALTRO INCIDENTE…

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Michela Nicolussi Moro per il "Corriere della Sera"

 

cristian salvato davide rebellin 1 cristian salvato davide rebellin 1

Ha un volto e un nome il pirata della strada che il 30 novembre ha travolto e ucciso con il camion il campione di ciclismo Davide Rebellin, mentre si allenava lungo la Regionale 11, a Montebello Vicentino. Si tratta di Wolfgang Rieke, tedesco di 62 anni e fratello del proprietario della «Rieke Transporte Recke», l'impresa di spedizioni per cui lavora e che ha sede appunto a Recke, nella Renania Settentrionale-Vestfalia.

 

Pirata della strada perché gli inquirenti hanno accertato che non solo si è perfettamente reso conto di quanto accaduto, ma è perfino sceso dal tir, ha visto Rebellin morto ed è scappato. I carabinieri sono risaliti prima alla targa del mezzo visionando i filmati girati dalle telecamere di sorveglianza dei caselli autostradali e del ristorante «La Padana», attiguo alla rotatoria teatro della tragedia, e poi all'identità dell'investitore con una serie di controlli incrociati e grazie anche all'aiuto della gente, che l'ha fotografato.

davide rebellin 8 davide rebellin 8

 

Una nota ufficiale diffusa dal procuratore di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, conferma: «In base alle testimonianze di persone immediatamente intervenute in soccorso del ciclista risultava che l'autista dopo l'investimento era sceso dal mezzo, avvicinandosi alla vittima, e subito dopo aveva ripreso posto a bordo dell'autoarticolato, allontanandosi.

Il conducente veniva fotografato dai presenti».

«Le foto scattate da alcune persone accorse dopo il drammatico incidente hanno contribuito a identificare l'indagato», conferma il tenente colonnello Salvatore Gueli, comandante del Reparto Operativo dei carabinieri di Vicenza.

 

la bici di davide rebellin dopo l incidente. 1 la bici di davide rebellin dopo l incidente. 1

Rieke, indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso, è nel frattempo tornato in Germania, dove non può essere arrestato perché nel codice penale tedesco non esiste il reato di omicidio stradale. La collaborazione con le autorità locali, con il Centro di cooperazione della polizia italiana, austriaca e slovena di Thorl-Maglern e con l'Agenzia delle Entrate ha permesso agli investigatori di tracciarne gli spostamenti.

L'uomo ha precedenti penali specifici: nel 2001 è stato condannato dal Tribunale di Foggia per essere fuggito dopo un incidente senza prestare soccorso alle vittime. La pena è stata successivamente dichiarata estinta per decorso del tempo. Nel 2014 gli era stata invece ritirata la patente dalla Polizia stradale di Chieti, per guida in stato di ebbrezza.

 

Lo scorso 30 novembre Rieke era arrivato in Italia per caricare della merce e l'ultimo passaggio l'ha fatto, nel primo pomeriggio, in un'impresa di spedizioni internazionali con sede all'Interporto di Verona.

Proprio le verifiche effettuate con la società veronese, attraverso l'acquisizione di una copia della carta d'identità del conducente del tir e il confronto tra la foto del documento e le immagini scattate sul luogo dell'incidente hanno consentito di identificarlo.

 

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La polizia di Steinfurt, la città in cui è stato rintracciato, in contatto con il Servizio di cooperazione internazionale di polizia (lo Scip), il primo dicembre, dopo aver parlato con il fratello dell'investitore, ne ha segnalato il rientro in Germania. Il camionista è passato prima per Berlino e poi è tornato a Recke. La Procura di Vicenza ha disposto l'autopsia sul corpo di Rebellin. Ora bisogna capire se, in base alla collaborazione con le autorità tedesche, Rieke possa essere sentito da loro.

 

2. «QUELL'UOMO È RECIDIVO E NON HA SOCCORSO DAVIDE È UNA COSA INCREDIBILE»

Marco Bonarrigo per il "Corriere della Sera"

 

«Io e Davide siamo nati a 9 giorni e pochi chilometri di distanza. Assieme abbiamo cominciato a pedalare da bambini, assieme siamo approdati in Nazionale. Da professionista mi ha voluto in squadra come suo gregario e mi ha scelto come testimone di nozze. Ho perso un grandissimo amico».

Cristian Salvato, 51 anni, ex campione del mondo a cronometro, è il presidente dell'Accpi, quel sindacato dei corridori professionisti che troppo spesso piange per la loro tragica scomparsa.

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Salvato, il camionista è stato finalmente identificato.

«Sono sollevato, ma anche incredulo: pare abbia visto Davide a terra e sia scappato, era recidivo, ma guidava...».

 

Come ha saputo della sua morte?

«Da un messaggio nella chat degli ex professionisti veneti: stavamo organizzando la cena per festeggiare il ritiro di Davide dall'attività. Non ci volevo credere come non volevo credere alla morte di Scarponi».

 

Chi era Rebellin?

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«Un monaco buddista della bici: passione totale, dedizione assoluta, incapacità di voler male a qualcuno. Mai sentita una parolaccia nelle cadute. Si rialzava e sorrideva».

 

A 50 anni ancora in sella.

«Glielo chiedevo sempre. "Mi diverto" era la risposta. Credo che fosse un modo per dimostrare che la squalifica per doping del 2008 era ingiusta, che aveva mezzi fisici naturali così importanti da poter fare a meno dei farmaci».

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Li aveva?

«Era un fuoriclasse».

 

Il ricordo più bello?

«Il primo ritiro con la nazionale a Livigno nell'89, poi il titolo mondiale della cronosquadre a Mosca nel 1989. Ci fermammo per tre volte ma battemmo comunque la corazzata sovietica di due minuti. Eravamo ingenui, felici. E poi il lavoro da gregario con lui, il capitano più buono del mondo. Fosse stato più cattivo avrebbe vinto di più».

 

Rebellin passava per maniaco della sicurezza.

«Fu tra i primi a mettere il casco quando non era obbligatorio, era prudentissimo e invitava tutti a imitarlo».

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La sua morte servirà a qualcosa?

«Non lo so. Da dieci anni chiediamo invano l'inserimento nel Codice della Strada del metro e mezzo di distanza dai ciclisti in sorpasso. Niente. Potrei fare i nomi dei politici che al funerale di Scarponi giurarono che si sarebbero realizzate le ciclabili, per legge obbligatorie quando si costruisce una nuova strada. Niente. L'assoluta indifferenza non solo verso i professionisti, che sono quattro gatti, ma nei confronti di chi pedala per andare a scuola o fare la spesa è criminale».

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