“SONO STUFO DI QUESTO TEATRINO” - LA MINACCIA DI CONTE IN CONSIGLIO DEI MINISTRI: “SENZA IL GIRO DI VITE CONTRO L'EVASIONE FISCALE, È INUTILE ANDARE AVANTI” - È BAGARRE CON RENZIANI E GRILLINI SUL TETTO AL CONTANTE E SUL CARCERE PER GLI EVASORI

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luigi di maio giuseppe conte luigi di maio giuseppe conte

Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

Dopo aver visto Luigi Di Maio frenare sul giro di vite contro gli evasori e sentito Matteo Renzi lanciare l'aut aut contro l'uso del contante, Giuseppe Conte ha perso la pazienza. «Sono stufo di questo teatrino che serve solo ad alimentare la tensione. E sono stanco degli altolà e dei diktat che hanno scandito la trattativa, la manovra economica serve ai cittadini, non ai partiti di maggioranza per piantare le loro bandierine.

 

Se continua così, e mi impediscono il giro di vite contro l'evasione fiscale, è inutile andare avanti». Poi, il premier ha scritto un sms al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: «Caro, sull'evasione deve essere una rivoluzione, che deve cambiare i comportamenti dei cittadini. Gli italiani mi chiedono una svolta e se non dovesse venire perderò di credibilità e dovrò dire che le cose non si possono cambiare».

di maio conte di maio conte

 

Ancora: «Mi assumo io la responsabilità di trovare poi le risorse l'anno prossimo se non dovessero tornarci dal recupero dell'evasione. Mi piacerebbe che tu fossi al mio fianco in questa battaglia, altrimenti mi assumerò anche da solo la responsabilità davanti al Paese».

 

E Gualtieri, sostenuto dall'intera delegazione del Pd, si è schierato con Conte. Poi, nella notte è andato in scena uno scontro durissimo in Consiglio dei ministri. Da una parte il premier assieme al ministro dell'Economia e al Pd, dall'altra Teresa Bellanova, la capo delegazione di Italia Viva, spalleggiata dai ministri grillini. Nodo del contendere: il tetto ai mille euro per il contante e il carcere per gli evasori.

luigi di maio giuseppe conte luigi di maio giuseppe conte

 

L'ACCELERAZIONE

Ma andiamo con ordine. Fiutato il clima da guerriglia e compreso che per una settimana il governo e la maggioranza si sarebbero trasformati in un Vietnam, Conte decide di accelerare. Riunisce, appena rientrato da Tirana, i capi delegazione Dario Franceschini, Riccardo Fraccaro (Di Maio è in missione a Washington), Roberto Speranza (Leu) e la Bellanova assieme a Gualtieri. E annuncia: «Non dobbiamo perdere tempo, qui la situazione rischia di incancrenirsi.

 

renzi renzi

Dunque cerchiamo di approvare questa notte il decreto fiscale e, con la formula del salvo intese, anche la legge di bilancio». Gualtieri, Franceschini e Speranza appoggiano la proposta del premier. Fraccaro tentenna. La Bellanova chiama Renzi al telefono. L'indicazione del leader di Italia viva è perentoria: «Resistere, resistere, resistere. Abbassare la soglia del contante è uno schiaffo al mio governo che l'aveva alzata a 3 mila euro. Fagli sapere che se vanno avanti questa misura se la votano da soli...».

 

RENZI E LA SFIDA A PORTA A PORTA CON SALVINI RENZI E LA SFIDA A PORTA A PORTA CON SALVINI

Conte però tira dritto. Tenta la prova di forza. Alle undici di sera, con due ore di ritardo, riunisce il governo. Comincia il giro di tavolo. Il clima è tesissimo, ma lo era anche nelle ore precedenti. Il premier che non ha alcuna intenzione di indietreggiare nella lotta all'evasione fiscale, nel pomeriggio aveva detto: «Serve coraggio. Potrò dirmi appagato solo quando il contrasto al nero sarà efficace. Accettare che tanti cittadini onesti debbano pagare di più perché altri non pagano le tasse è la più grande iniquità sociale».

Ma, a sorpresa, con Renzi si era schierato Di Maio. Il leader grillino «che sta facendo il pazzo», secondo un ministro dem, «per ottenere la sua misura bandiera con il carcere agli evasori», aveva sconfessato la linea del premier: «E' troppo facile accanirsi su un commerciante o su un piccolo artigiano che si spezzano la schiena per la propria famiglia. Piuttosto si pensi a colpire chi ha portato i soldi all'estero. Questo è il coraggio che voglio vedere: colpire i pesci grossi e non chi a malapena riesce ad arrivare a fine mese». E Di Maio non era solo. Perfino il presidente della Camera, Roberto Fico, si era speso contro il limite all'uso del contante.

matteo renzi al senato matteo renzi al senato

 

La riunione del governo va avanti tra stop and go. Poco prima della mezzanotte i ministri grillini, per evitare di rendere ancora più profondo il solco che separa Di Maio da Conte, scaricano la colpa dello scontro sul leader di Italia viva. E fanno trapelare via Whatsapp: «Renzi blocca l'approvazione del decreto fiscale, non vuole la soglia del contante a mille euro». Poi, dopo pochi minuti: «E' gravissimo, Renzi fa sapere che potrebbe non votare il decreto. Pazzesco».

 

Negli stessi minuti, per annunciare urbi et orbi che non ha intenzione di cedere, Conte detta su Facebook: «Lotteremo contro l'evasione fiscale come mai fatto prima. Non posso accettare che gli italiani onesti paghino più tasse per colpa di coloro che non le pagano affatto. E fino a quando ci sarò io, questa sarà una priorità assoluta dell'azione di governo. Serve un patto con gli italiani sulla lotta all'evasione».

renzi di maio renzi di maio

 

IL SECONDO GIRO

Ma a sostenere Conte nella sua guerra contro i pagamenti in nero è solo il Pd che, nel secondo giro di tavolo, stoppa il carcere agli evasori invocato dai grillini. «Anche noi vogliamo colpire duro chi evade le tasse», afferma Franceschini, «ma si tratta di una materia delicata, serve tempo e molta prudenza».

 

Così, trascorsa un'altra mezz'ora, fonti dei 5Stelle fanno sapere: «Il Movimento è insoddisfatto del decreto fiscale. E' una scatola vuota. Soprattutto manca il carcere agli evasori».

 

Finisce con la solita soluzione di compromesso in voga ai tempi del governo giallo-verde: la legge di bilancio viene approvata con la formula salvo intese e il decreto fiscale è varato senza la parte ordinamentale: il tetto al contante e le manette per chi non paga le tasse.

LUIGI DI MAIO MATTEO RENZI LUIGI DI MAIO MATTEO RENZI

 

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