LEI NON SA CHI SONO IO! – IL DEPUTATO DEL PD UBALDO PAGANO LITIGA CON I GESTORI DI UN LIDO A MONOPOLI PER AVERE UNA POSIZIONE MIGLIORE IN SPIAGGIA E QUANDO ARRIVA LA POLIZIA MOSTRA IL TESSERINO DA PARLAMENTARE – LUI CERCA DI SPIEGARE TUTTO CON UN LUNGO POST SU FACEBOOK: “ERA L’UNICO DOCUMENTO CHE AVEVO”, MA… - VIDEO

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Da www.huffingtonpost.it

 

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I posti in spiaggia già sold out di buon mattino, un diverbio tra un deputato e i gestori di un lido di Monopoli (Bari) per la richiesta di una sdraio su cui godersi il sole in buona posizione, il tesserino da parlamentare esibito di fronte alle forze dell’ordine giunte sul luogo per calmare gli animi. Questa, in sintesi, la vicenda che ha coinvolto il deputato del Partito democratico Ubaldo Pagano e i proprietari di uno stabilimento del litorale barese.

 

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“La sua reazione ha recato disturbo ai nostri ospiti che in quel momento facevano colazione”, dicono i gestori del lido sulle pagine di Repubblica. Istantanea la replica di Pagano: “Non ho alzato la voce. Chi mi conosce sa che non lo farei mai. Ho tirato fuori il tesserino solo perché non avevo altri documenti”.

 

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La vicenda è stata ricostruita dallo stesso deputato con un lungo post su Facebook: “Arrivo al lido alle 8:45 di domenica 7 luglio insieme a mia moglie e mia figlia di cinque anni, per trascorrere la giornata con la famiglia di un amichetto di mia figlia che ha un abbonamento stagionale al lido. Avevamo provato a prenotare un ombrellone il giorno prima ma dal Lido ci hanno risposto che bastava presentarci molto presto nello stabilimento, entro le ore 9.00, per averlo. E così abbiamo fatto, alle 8,45 in punto eravamo lì”. Eppure, all’arrivo, per il deputato e la sua famiglia nessun posto con lettini e ombrelloni disponibili. Come riportato da Repubblica, i gestori continuano a sostenere: “Doveva arrivare prima”.

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“Già dall’ingresso delle auto, ci veniva riferito che probabilmente non c’era disponibilità di alcun ombrellone, ma che potevamo andare a chiedere; quindi, si è recata in cassa mia moglie dove c’era già un’altra persona che lamentava la tipologia di ombrelloni proposta - circa in ventesima fila - a cui era stato impedito di prenotare e pagarlo il giorno prima. Quindi la richiesta di una postazione migliore (non la pretesa della ‘prima fila’ come scritto da qualcuno per romanzare i fatti) avveniva da parte di due famiglie distinte e sconosciute fino ad allora, né io mi sono qualificato in quel momento nella mia veste di parlamentare, ci mancherebbe”, continua il racconto di Ubaldo Pagano.

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Così la discussione tra i proprietari dello stabilimento e il deputato si sarebbe accesa. I gestori dello stabilimento hanno chiamato la polizia, al cui arrivo l’onorevole ha esibito il tesserino della Camera, in mancanza di altri documenti di riconoscimento.

 

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Ubaldo Pagano ha spiegato così le sue rimostranze: “Motivate unicamente alla luce delle indicazioni fornite il giorno prima dal personale dello stabilimento, che aveva suggerito ad entrambe le famiglie di recarsi ad orario di apertura lido per avere sicuramente la possibilità di trovare un ombrellone in posizione migliore”.

 

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“In un lido di almeno cento/centocinquanta ombrelloni sostenevano, invece, che erano tutti degli ospiti dell’hotel e degli abbonamenti e c’erano solo pochi posti disponibili in penultima e ultima fila della zona chiamata conca, molto distante dal mare. Sarebbe bastato che la stessa cosa ce l’avessero detta il sabato quando abbiamo provato a prenotare per evitare questa discussione”, ha aggiunto il deputato.

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Poi la descrizione del momento dell’arrivo delle forze dell’ordine: “Dopo circa un’ora, dopo aver regolarmente pagato il servizio e atteso inutilmente il direttore dello stabilimento, siamo stati accompagnati a sistemarci all’ombrellone in penultima fila della conca, informandoci solo allora, con fare sfidante, che avremmo dovuto parlare con la polizia che era stata chiamata dal lido [...] A quel punto fornendo le mie generalità agli agenti ho mostrato come documento il tesserino di parlamentare non avendo portato con me la carta di identità”.

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