MAESTRO, DOVE LA METTEVI LA BACCHETTA? - IL “REVISIONISMO STORICO” DEL GENDER CORRECT NON RISPARMIA NEANCHE GIUSEPPE VERDI: LA LOCANDINA DEL "FESTIVAL VERDI" DI PARMA RAFFIGURA IL MAESTRO VERSIONE "TRAVELLA", CON CAMICETTA ROSA SHOCKING, GONNA VERDE SVENTOLANTE E UN ABBONDANTE SENO – GIOVANNI SALLUSTI: “INGENUI NOI, CHE PENSAVAMO LA BELLEZZA DI VERDI RISIEDESSE NELLA SUA MUSICA, E NON NEL TRAVESTIRLO DA "QUEER" A CENTOVENTI ANNI DALLA MORTE...”

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GIOVANNI SALLUSTI

Giovanni Sallusti per “Libero quotidiano”

 

Ha ragione, ha dannatamente ragione il direttore (o la direttrice, come neolingua vuole?) del Teatro Regio di Parma, Anna Maria Meo. Giuseppe Verdi era un «anticonformista per eccellenza, come dimostrano le sue scelte di vita e le pesanti censure subite sul piano artistico e personale». Assodata questa verità biografica e intellettuale a proposito del Maestro, potremmo azzardare di seguito cosa non farebbe mai oggi. 

 

Un genio «anticonformista per eccellenza», ad esempio, nell'era dell'impazzimento arcobaleno le cui coordinate culturali sono fornite da Fedez e Michela Murgia, non si travestirebbe con tanto di indumenti femminili (camicetta rosa shocking e gonna verde svolazzante) e abbondante seno finto, mettendosi così a disposizione del (non) pensiero unico. 

 

GIUSEPPE VERDI IN VERSIONE TRANS PER IL POSTER AL FESTIVAL PARMA

Non è un'ipotesi dell'irrealtà, ma la modalità con cui Verdi è stato (ri)raffigurato nel manifesto di Un ballo in maschera, rappresentazione in calendario nell'ambito di Verdi Off, la rassegna del Festival Verdi (24 settembre-15 ottobre) che, spiega sempre la Meo, «tra i suoi obiettivi ha quello di allargare i confini del festival e coinvolgere le comunità più giovani e che frequentano meno l'opera lirica», e magari più le tendenze Twitter. 

 

Ecco allora l'ideona di abbinare al noioso evento culturale una più scoppiettante "Queer Night", all'interno della quale compare la locandina rivista e (politicamente) corretta. 

 

DEFINIZIONI

"Queer", lo ricordiamo per qualche lettore poco à la page, è il termine anglosassone previsto per indicare tutti quegli individui che non sono "cisgender". Come, siamo daccapo, non avete la più pallida idea di cosa stiamo (stra)parlando? Cisgender è quella minoranza residuale di ostinati reazionari che persevera a far coincidere il proprio genere col sesso biologico alla nascita, ferrivecchi della storia. 

 

queer

Tanto che nelle prove aperte al pubblico under 30 di questo particolare "Ballo in maschera" (regia di Jacopo Spirei, dal progetto di Graham Vick), lo spettatore è esplicitamente spronato a «vestirsi nel modo che più lo rappresenta o che rappresenta quella parte di sé che generalmente resta nascosta». Insomma, è gradito che i ragazzi si presentino acconciati da ragazze e viceversa, onde non ripristinare vecchie distinzioni retrograde. 

 

Non sappiamo se si tratta di «un piccolo Pride all'interno del Festival Verdi», come hanno annotato due senatori parmigiani della Lega, Maria Gabriella Saponara e Maurizio Campari. Certo è il nuovo conformismo di massa, quello che ancora tre settimane fa recapitava minacce di morte a J.K. Rowling, la "mamma" (o la genitrice 2) di Harry Potter, rea di aver affermato che il sesso di appartenenza non è un capriccio mattutino, ma un dato di realtà. 

FESTIVAL VERDI DI PARMA

 

I due parlamentari leghisti hanno anche presentato un'interrogazione al ministro dei Beni Culturali Franceschini, perché «non è sopportabile vedere Giuseppe Verdi rappresentato in un tale modo, un'immagine fortemente offensiva per il Maestro, priva di rispetto e decoro». Iniziativa che ha fatto inalberare il sindaco Pizzarotti (quello che voleva costruire un Movimento Cinque Stelle organico alla sinistra, prima che Grillo gli scippasse l'idea): «La Lega e i suoi senatori hanno dimostrato che non conoscono il senso della libertà e la bellezza, senza gabbie, dell'arte». 

 

DIFFERENZE

Ingenui noi, che pensavamo la bellezza di Verdi risiedesse nella sua musica, e non nel travestirlo da "queer" a centoventi anni dalla morte. Tra l'altro, è altamente verosimile che il compositore fosse un banale "cisgender", visto che si sposò due volte sempre con persone dell'altro sesso. 

giuseppe verdi

 

Oddio, non vorremmo essere discriminatori riducendo i generi a 2 (Facebook, che la sa lunga in termini di arruffianamento filo-Lgbt, è arrivato ad annoverarne 56), intendevamo con due persone dotate di apparato riproduttivo differente dal suo. Ché poi, anche lì, si può sempre provvedere con Photoshop, ma non vorremmo dare idee ulteriori ai già creativi organizzatori del Festival Verdi.