IL NUOTATORE TRA I GHIACCI – PAOLO CHIARINO ALLA CONQUISTA DELL’ANTARTIDE (SENZA LA MUTA) - È L' UNICO ITALIANO DI QUATTORDICI IRON MAN: “L’ACQUA GELATA TI TOGLIE IL FIATO. NON È VERO CHE UNA VOLTA IN ACQUA TI SCALDI: LÌ PIÙ STAI DENTRO PIÙ CONGELI. E POI CI SONO LE ORCHE…” – IL SUO VERO LAVORO? MANAGER IN UN’AZIENDA DI TUTE DA SCI: “SENZA FREDDO NON SO STARE”

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Giuliano De Vivo per il Corriere della Sera

 

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Un chilometro a nuoto nel mare dell' Antartico, dove la temperatura dell' acqua scende di uno, due gradi al di sotto dello zero. Senza muta: solo costume, occhialini e cuffia. Ma il freddo glaciale non è il pericolo peggiore per Paolo Chiarino, 52 anni, genovese che vive a Cremella (Lecco), unico italiano a partecipare, insieme ad altri 13 nuotatori da tutto il mondo, alla prima Ice Km Swim Event, impresa senza precedenti organizzata dalla International Ice Swimming Association, l' organizzazione di quelli che nuotano in acque dolci o salate, purché dai cinque gradi centigradi in giù.

 

Nell' oceano Antartico, dove le correnti possono mettere in difficoltà anche grosse navi, tra una bracciata e l' altra ci si può scontrare con pezzi di ghiaccio grandi come tre volte le proprie mani. È solo per la presenza del sale che la massa d' acqua non ghiaccia completamente. Oppure ci si può imbattere in orche o in foche leopardo, «le prime tenderanno a non avvicinarsi, infastidite dal rumore del motore dei gommoni che, per motivi di sicurezza, ci seguiranno a vista; le seconde invece sono animali molto curiosi e terribili: ti risucchiano giù in fondo e sparisci», dice Chiarino.

 

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Tra poco più di un mese i 14 temerari - tra loro il britannico-sudafricano Lewis Pugh, famoso anche per le sue campagne a difesa degli oceani - raggiungeranno in nave la costa di fronte a Ushuaia, cittadina di 56 mila anime sulla punta estrema della Terra del Fuoco argentina.

 

«Il primo giorno faremo un allenamento, per prendere confidenza con l' acqua, poi supereremo il canale di Drake e ci sarà la sfida vera». Non una gara, spiega, «perché nessuno arriva primo o secondo». La gara vera, qui, è con i propri limiti.

 

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«Io punto a fare il chilometro in 18 minuti, che è il mio record personale. Al massimo 20, non oltre, perché non è vero che una volta in acqua ti scaldi: lì più stai dentro più congeli». E quando esci non è finita: «L' ingresso in acqua ti toglie il fiato, all' uscita ti trovi mani e piedi ghiacciati».

 

Per questo il post gara nel nuoto in acque ghiacciate prevede una trafila che in gergo tecnico chiamano recovery: ti portano al chiuso, ti misurano la temperatura, se i valori sono normali ti avvolgono con una serie di asciugamani caldi - «e lì io tremo tantissimo, impossibile da governare», dice - e infine entri in sauna.

 

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Bisogna allenarsi: dal lunedì al venerdì Paolo Chiarino punta la sveglia alle 4.30, porta il cane a spasso, saluta la moglie Barbara e la figlia Cecilia, va in piscina dalle 7 alle 8 e poi va a fare il suo vero lavoro, il manager in un' azienda di tute da sci: «Eh sì, io senza freddo non so stare».

 

Poi, nel weekend, cerca laghi e fiumi ghiacciati da testare, tra la Svizzera e il Trentino Alto Adige. Tutto normale, per uno che ha giocato a pallanuoto, circumnavigato a nuoto Manhattan, praticato triathlon, e che due anni fa è stato invitato dalla marina militare russa a partecipare alla staffetta nello stretto di Bering.

 

La spinta per tutto questo?«Ti dà una grandissima autostima, ti fa sentire, in quel momento, fortissimo. Dimentichi tutti i problemi perché ne hai uno solo: uscire da lì».

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