PE’ FA LA VITA MENO AMARA - L’ENNESIMO PENTIMENTO DI PIERO AMARA CHE, ARRESTATO A POTENZA, RICICLA LE ACCUSE A PALAMARA, FERRI E LOTTI, E VIENE SCARCERATO - SULLO SFONDO C’È SEMPRE LA SOLITA LOTTA TRA CORRENTI DELLA MAGISTRATURA: AMARA È ANDATO A VENDERE LO SCALPO AL PROCURATORE DI POTENZA FRANCESCO CURCIO, ESPONENTE DELLA CORRENTE PROGRESSISTA "AREA", CHE PIÙ SI SPESE PER ASSICURARE LA CONTINUITÀ A PIGNATONE. SARÀ UNA COINCIDENZA? - CHI E' IL "CRONISTA" SEMPRE IN PRIMA LINEA QUANDO SI DEVE ATTACCARE PALAMARA?

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Giacomo Amadori per "la Verità"

 

PIERO AMARA

Dall' inizio dell' inchiesta su Luca Palamara ci sono un giornale e un cronista sempre in prima linea quando c' è da attaccare l' ex pm. Una linea nata quando il Csm stava per incoronare procuratore della Capitale Marcello Viola, in barba ai desiderata di Giuseppe Pignatone, che al giornale e al cronista affidò la sua intervista testamento prima di lasciare la Procura di Roma.

 

giuseppe pignatone

Noi non vorremmo più parlare di quel giornale e di quel cronista, se non fosse che ieri hanno pubblicato in esclusiva il verbale del pentito a rate Piero Amara che guarda caso, con le sue nuove «dichiarazioni» attaccava Palamara, l' ex leader di Magistratura indipendente Cosimo Ferri e Luca Lotti, ovvero i convitati dell' hotel Champagne, coloro i quali avevano provato (in un' occasione certamente non consona) a boicottare la continuità con Pignatone.

 

MARCELLO VIOLA

E a chi Amara è andato a vendere (per l' ennesima volta) lo scalpo dei tre? Al procuratore di Potenza Francesco Curcio, esponente di Area, la corrente progressista, quella che più si è spesa per assicurare la continuità a Pignatone.

 

Qualcuno potrebbe obiettare: ma perché Curcio ha chiesto l' arresto di Amara che tanti pm progressisti, da Perugia a Milano, hanno trattato come un oracolo? A parte l' obbligatorietà dell' azione penale, questo ennesimo pentimento di Amara mette in ombra i capitoli precedenti della storia, ovvero quelli su cui si stavano concentrando media e giudici: le calunnie e le amnesie dell' avvocato siracusano.

 

FRANCESCO CURCIO

Ma adesso la clamorosa decisione del gip di Potenza (su istanza della difesa e senza opposizione della Procura) di scarcerare Amara dopo che questi ha consegnato agli inquirenti un nuovo pacco di accuse restituisce all' indagato un po' di credibilità. E così siamo ancora una volta qui a commentare i verbali dell' uomo che ha corrotto toghe à gogo e che ha portato all' estero decine di milioni di euro che nessuno gli ha mai sequestrato.

 

giuseppe pignatone 1

Pure noi abbiamo provato a chiedere all' avvocato di Amara, Salvino Mondello, notizie sulla scarcerazione e magari il verbale pubblicato dal noto cronista sul noto giornale. Ma il legale ci ha fatto sapere di non avere apprezzato alcuni nostri articoli, anche se, ha precisato, non ci legge. Forse non gli è piaciuto quando abbiamo citato un libro in cui si dice che è stato testimone di nozze del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, lo stesso che discusse con Fava perché quest' ultimo voleva far arrestare Amara.

 

PAOLO IELO

Ora il cronista e il suo giornale ci fanno sapere che Amara avrebbe dichiarato a proposito di Ielo, il presunto compare di matrimonio del suo avvocato, quanto segue: «E sostanzialmente, mi dispiace dirlo che è persona per bene, l' obiettivo è proprio che arrivasse Viola perché così - testuali parole -"Ielo se ne andava a fare le fotocopie"». C' è da capire da chi abbia ascoltato questa battuta Amara, visto che, come dimostrano il trojan di Palamara e le coeve intercettazioni dell' avvocato siciliano (inizialmente indagato come corruttore dell' ex presidente dell' Anm) nel periodo delle riunioni dell' hotel Champagne (maggio 2019), non aveva rapporti diretti con nessuno dei presunti sponsor di Viola.

 

luca lotti

Tutti gli giravano alla larga, quanto meno dalla data del suo primo arresto, avvenuto nel febbraio del 2018. Però tali affermazioni rinforzano la tesi accusatoria della Procura di Perugia, che considera Palamara e Ferri due mariuoli, anche se il secondo non è mai stato indagato in Umbria, nonostante la guardia di finanza gli abbia dedicato un' intera informativa. Adesso bisognerà capire se verrà iscritto a Potenza, dopo che Amara lo ha chiamato in causa per l' ennesima volta (lo aveva fatto anche a Milano): «Io ho reso dichiarazioni, a mio avviso, gravissime nei confronti di una serie di Cosimo Ferri che è la mente di tutto il sistema non gliene è fregato niente a nessuno» ha affermato.

 

Tradotto: io le cose le dico, siete voi magistrati che non prendete provvedimenti. Accuse di «paura» e «assenza di aggressività» che ha esteso ai pm di Milano, di cui aveva decantato sino a poche ore dall' arresto «l' intelligenza mostruosa».

 

PIERO AMARA

Facciamo sommessamente notare che a Roma c' è un solo procuratore aggiunto su una decina che fa riferimento a Magistratura indipendente, la corrente di cui «la mente del sistema» era leader e che nella Capitale, come a Milano, non si ricorda un procuratore di Mi.

 

Quando stava per arrivare, con Viola, è successo il patatrac. La verità è che Ferri per molti anni non ha toccato palla, quando Palamara decideva nomine e assetti con gli amici della corrente progressista di Area. Poi a fine 2018 ha provato ad allearsi con i conservatori di Ferri ed è finito quasi in galera.

 

Un ulteriore pallino di Amara è l' ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti. A noi, a maggio, Amara aveva detto che il finanziamento da 186.000 euro alla svizzera Racing horse di Andrea Bacci, suo socio nella Teletouch Srl, ma anche stretto collaboratore di Matteo Renzi e Lotti, era una somma destinata al Giglio magico: «Loro avevano problemi nel finanziamento della Leopolda.

 

piero amara e luca lotti

Sia chiaro che non finanziavo la Racing horse per la bella faccia di Bacci». Amara aveva messo nel mirino anche un altro politico in disgrazia, Denis Verdini, che a suo dire si aspettava soldi dal business dell' olio di palma, il nuovo carburante green per le raffinerie dell' Eni: «Costituimmo una società che doveva acquistare questo prodotto dall' Oceania e poi venderlo all' Eni, quindi siamo andati a Dubai con Verdini e abbiamo aperto dei conti.

 

Ma visto che l' operazione ritardava ad andare in porto e Lotti diceva che aveva bisogno, non per lui, ma per la politica in generale, noi abbiamo iniziato a finanziare Verdini attraverso la P&G e Lotti attraverso la Investment eleven (società di dritto maltese, ndr) coinvolgendoli, però, nelle nostre operazioni».

Calafiore Longo Maurizio Musco nella stanza del pm

 

Si tratta di ricostruzioni di cui al momento non ci risultano esistere riscontri. Sul politico dem Amara a Potenza ha raccontato: «Lotti aveva la delega al Csm, i laici rispondevano a loro, punto e basta fino a quando non scoppiavano gli scandali chi decideva il voto dei laici all' interno era Lotti e poi si coordinava insieme a Palamara e Ferri».

 

La prova? Il disciplinare del pm siracusano Maurizio Musco (ex amico di Amara), che sarebbe stato risolto davanti a un caffè in Galleria Sordi a due passi da Palazzo Chigi. Una vicenda che Amara non ci risulta abbia mai riferito prima nei suoi oltre tre anni di collaborazione con la giustizia. «Intervenne Palamara e neppure la censura (sanzione che venne risparmiata a Musco, ndr). Bacci e la Boschi (Maria Elena, ndr) intervengono su Fanfani (Giuseppe, ex membro laico del Csm, originario di Arezzo, ndr) e questo era il funzionamento della sezione disciplinare» ha svelato.

 

PIERO AMARA

Nessuno dei componenti della suddetta sezione, tutti interpellati dalla Verità, nonostante la differenza di corrente e vedute, ha ricordo di queste presunte pressioni. Da Fanfani all' ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, da Lorenzo Pontecorvo a Nicola Clivio, da Antonio Leone a Palamara alla relatrice Maria Rosaria San Giorgio.

 

In Basilicata Amara non ha risparmiato neppure l' ex commissario dell' Ilva Enrico Laghi, che Fava voleva arrestare insieme con il «pentito» siciliano, trovando l' opposizione di Pignatone, Ielo e altri: «(Laghi, ndr) era il dominus di certi rapporti in relazione alla vicenda Ilva il rapporto era direttamente con il premier (all' epoca Renzi, ndr) e con la famiglia Riva. Questo "giocava con tre mazzi di carte"».

 

luca palamara ph massimo sestini

Tra le notizie «bomba» lanciate da Amara c' è la storia di un giudice, amico di Palamara, che avrebbe chiesto «la maglietta della Juventus sudata. Doveva essere sudata di Pogba». Un episodio così commentato di fronte ai pm: «Uno che fa queste richieste ha problemi seri». Non si intravede, però, la notizia di reato. A conferire credibilità ad Amara sarebbe la frase: «Mi sto un po' in carcere e poi vorrei». Insomma l' arrestato si sarebbe preso il tempo di maturare, questa volta, un pentimento genuino.

 

Peccato che il tempo di decantazione e meditazione sia durato solo due settimane. E che Amara abbia già chiesto, per l' ennesima volta, l' affidamento ai servizi sociali. Un colpaccio che gli è già riuscito a Roma.