PIPPE DIGITALI - “MI SPOGLIO PER GUADAGNARE I SOLDI CHE MI SERVONO PER PAGARE IL MUTUO” - LA STORIA DI MELAZETA, 30ENNE TREVIGIANA, DA DISOCCUPATA A CAUSA DEL COVID A STAR EROTICA DEL WEB: “SONO PADRONA DEL MIO CORPO, NESSUNO PUÒ TOCCARMI, SONO AL SICURO NELLA MIA CAMERA” – “LAVORO SQUALIFICANTE? IO HO UNA CONCEZIONE DEL CORPO MOLTO EFFIMERA. OGGI CI SIAMO, DOMANI NO”- “IL PRIMO MESE HO GUADAGNATO NON MOLTO, A NOVEMBRE SEIMILA EURO…”

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Da "www.corriere.it"

melazeta treviso melazeta treviso

 

Sulla piattaforma on line in cui espone i suoi video erotici, ha scelto di farsi chiamare MelaZeta. È il suo dna da informatica ad aver avuto la meglio, in questo caso. Sui computer Apple è il comando rapido per «tornare indietro»; questa MelaZeta invece si mostra e si spoglia sul sito OnlyFans, si muove sinuosa davanti alla sua telecamera, indossa completi intimi e ha decine di followers (fans) che apprezzano e acquistano le sue performance.

 

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«Sono padrona del mio corpo e mi gestisco da sola, nessuno può toccarmi, sono al sicuro nella mia camera e guadagno i soldi che mi servono per pagare il mutuo». Un lavoro, insomma, e di questi tempi non è poco.

 

MelaZeta è una trentenne trevigiana; faceva la segretaria fino all’autunno 2019, poi ha fatto la cameriera, è stata lasciata a casa all’improvviso e si sa cos’è successo nel 2020: l’emergenza Covid ha spezzato ogni consuetudine e ha impedito a molti giovani, come lei, di trovare un’occupazione e uno stipendio certi.

 

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Si è arrangiata con qualche lavoro precario ma i soldi non bastano, i conti non tornano. Ha fatto un tentativo con internet e, per ora, per sistemare quel che le serve, funziona. La ragazza col maglioncino a collo alto, jeans e anfibi, si sa trasformare in una seduttrice di pizzo e malizia. Onlyfans, sito inglese, esiste dal 2016.

 

L’anno scorso anche in Italia è diventato un fenomeno social soprattutto fra i giovani (e non solo): i contenuti non sono necessariamente espliciti, ci sono fotografie sensuali e riprese di vita quotidiana, le protagoniste sono ragazze semplici, di provincia, o influencer di fama internazionale. Tutto alla luce del sole, protetto e garantito.

 

Melazeta, come hai cominciato?

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«Era ottobre, c’erano scadenze da pagare. Mi è sempre piaciuto farmi foto su Instagram, ricevevo reazioni positive. Poi qualcuno mi ha suggerito di provare questo sito, ho utilizzato le stesse foto».

 

Senza pandemia e problemi di lavoro, l’avresti fatto o è stata una questione economica?

«La mia è totalmente un’esigenza economica».

 

E si guadagna?

«Il primo mese non molto, a novembre seimila euro. Quando facevo l’impiegata erano mille euro al mese. Ah, e vorrei precisare: è tutto limpido, pulito, su ogni euro pago le tasse. Sono una sex worker, niente di male».

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Come funziona?

«Sul tuo profilo carichi le immagini che produci. Ci sono abbonamenti e contenuti da “sbloccare” con dei pagamenti. Per partire però serve avere già una fanbase perché il profilo funziona se hai tanti utenti. Più contenuti vendi, più il tuo profilo cresce in visibilità. Il mercato è enorme, l’offerta ampia. Anche la domanda».

 

Fai le foto da sola?

«Certo. E non si vede mai il mio viso. Molte foto sono umili, credo si veda di più quando una ragazza è in costume al mare».

 

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Sembri molto sicura di te, hai un buon rapporto con il tuo corpo?

«Non proprio. Però cerco di riprendere i dettagli più belli, quello che si può valorizzare, questo sì mi piace».

 

Qualcuno direbbe che il tuo lavoro è squalificante, che stai vendendo il tuo corpo.

«C’è sempre chi dirà che è un retaggio del patriarcato, che le donne credono di decidere per sé e invece rispondono a ciò che vogliono gli uomini. La realtà è una: io ho una concezione del corpo molto effimera. Oggi ci siamo, domani no. E ci sono dei problemi economici in questo periodo. Se posso fare video nella sicurezza della mia camera, non vengo importunata, in pieno rispetto delle normative Covid, le entrate sono certificate, non sono su una strada, vendo immagini con cui pago il mutuo e le bollette.... Beh, ci metto la firma. Rispetto chi non lo fa e chiedo lo stesso rispetto».

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Hai mai avuto problemi con i clienti?

«No, mai. E poi scelgo io a chi vendere. Sono indipendente».

 

Non ti crea disagio questo lavoro?

«Perché? Non lo vedo come un tabù, lo trovo anzi un po’ ironico. E poi è come andare in una boutique, dove la commessa ti conosce, ti segue, rispetto a comprare su un sito di e-commerce. Qui il servizio è su misura».

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