PORNO SCANDALO A TORINO - IL VIDEO PRIVATO DI UN PROFESSORE DELL’UNIVERSITÀ VIENE RUBATO DA UN PIRATA INFORMATICO E VIENE DIFFUSO SU UNA NEWSLETTER INTERNA E POI SULLE CHAT DI STUDENTI E COLLEGHI - L’IPOTESI ALTERNATIVA È CHE IL PROFESSORE ABBIA DATO PER ECCESSIVA FIDUCIA LE SUE PASSWORD A QUALCUNO CHE POI LO HA TRADITO. MA PERCHE’ QUESTA VENDETTA?

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HACKER HACKER

Massimo Numa per www.lastampa.it

 

È un mistero su cui stanno indagando Procura e polizia postale. Chi ha violato la rete web interna all’Università? Una persona ancora ignota sarebbe riuscita infatti ad entrare nell’account di un professore, forse per impadronirsi di corrispondenza riservata, di dati sensibili, di scambi di e-mail, compreso un breve video in cui il docente è ripreso in atteggiamenti di natura sessuale, quasi certamente autoprodotto.

 

L’hacker o il ladro digitale ha poi riversato su una newsletter interna lo stesso video, finito poi sulle chat di studenti e colleghi, in una specie di infernale catena che non accenna a concludersi. Il direttore del dipartimento ha immediatamente presentato un esposto alla polizia postale che dovrà ricostruire tutti i passaggi tecnici di questa inquietante vicenda. Alla luce di questo episodio ora viene messo in dubbio il modo in cui viene effettuata, da un punto di vista tecnico, la tutela digitale della privacy interna dell’Università e delle sue comunicazioni interne.

TORINO palazzo universita TORINO palazzo universita

 

Il video diffuso ha poi provocato anche tensioni e rabbia tra alcuni studenti che - qui il condizionale è d’obbligo - avrebbero in qualche modo minacciato il professore ripreso. È chiaro che è lui la parte lesa: il docente non aveva infatti - ovviamente - alcun interesse a diffondere (tra l’altro proprio all’interno dell’ambiente universitario), immagini di natura esclusivamente privata. È molto provato e dispiaciuto per quanto è accaduto. Un fatto di cui non avrebbe alcuna colpa.

 

Il primo passo sarà quello di ricostruire gli accessi agli account interni alla rete universitaria; poi si dovrà verificare quale newsletter è stata utilizzata per diffondere il video e quante persone ha raggiunto. Non dovrebbe essere difficile risalire alla traccia digitale lasciata da chi ha voluto fare un torto così grave al docente.

 

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L’ipotesi alternativa è che il professore abbia dato per eccessiva fiducia le sue password a qualcuno che poi lo ha tradito. Infine che sempre qualcuno abbia scoperto per caso la password che dava l’accesso alla casella di posta violata per poi farne un uso illegale. L’unico account? La possibilità che ad agire possa essere stato un hacker è - per ora - quella più remota. 

 

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