QUANDO L'ORRORE SUPERA L’IMMAGINAZIONE – L’AGGHIACCIANTE PROFEZIA DI HUGO BETTAUER, CHE GIÀ NEL 1922 IMMAGINAVA LO STERMINIO DEGLI EBREI IN UN LIBRO ORA RIPUBBLICATO IN ITALIA DA “CHIARELETTERE” - LA TRAMA DRAMMATICAMENTE SIMILE A QUELLA DELLA SHOAH: UN GIORNO IL CANCELLIERE AUSTRIACO FA APPROVARE DAL PARLAMENTO ALCUNE LEGGI CHE OBBLIGANO GLI EBREI AD ANDARSENE E… – VIDEO

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Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”

 

hugo bettauer la citta' senza ebrei hugo bettauer la citta' senza ebrei

Nel suo importante saggio I volonterosi carnefici di Hitler, lo storico Daniel Goldhagen scrive: «Non v' è dubbio che nel 1939 la Germania fosse ormai riuscita a conseguire la morte civile degli ebrei». Per la morte effettiva, ci sarebbe voluto ancora qualche anno.

 

Ma già dall' ascesa al potere di Hitler, nel 1933, la discriminazione degli ebrei venne avviata con la caratteristica energia del regime nazista. Tuttavia, come si sa, l' antisemitismo è fenomeno più antico di Hitler, che ne è stato l' esponente più fanatico e ferocemente organizzato. È interessante, per capire l' antisemitismo, spostare indietro le lancette della storia di una decina d' anni, e rileggere un curioso romanzo uscito a Vienna nel 1922, La città senza ebrei, firmato da un non meno curioso personaggio, Hugo Bettauer, e da poco ripubblicato da Chiarelettere (128 pagg., 14 euro). Sembra una favola, perché ha un tono leggero e quasi trasognato.

hugo bettauer hugo bettauer

 

Ma il contenuto è, alla luce di quanto riserverà il futuro, agghiacciante: si racconta che un giorno, a Vienna, sostenuto dalla maggioranza popolare, il cancelliere e ministro degli Esteri cristianosociale Schwertfeger proponga e faccia approvare dal parlamento alcune leggi che obbligano gli ebrei a sloggiare dall' Austria.

 

LO SCENARIO

treno olocausto 1 treno olocausto 1

La storia del romanzo, che si sviluppa in brevi capitoli somiglianti quasi a vignette (Bettauer fu prolifico giornalista e romanziere, aveva la penna facile per la prosa arguta e rapida, pur non essendo un Karl Kraus) o a scene cinematografiche (da un suo romanzo, La via senza gioia, un maestro dell' espressionismo tedesco, Georg W. Pabst, trasse un film con Greta Garbo) è tanto esile quanto chiara: dopo la forzata dipartita degli ebrei, le finanze austriache vanno prevedibilmente a picco, i negozi più eleganti si svuotano, le prostitute non possono più mantenere i loro giovani amanti ariani con i soldi dei protettori giudei, le raffinate e costose pasticcerie vengono sostituite da spacci di würstel e birra, agli eleganti capi parigini sfoggiati dalle dame israelitiche si sostituisce la triste moda indigena del loden e degli scarponi chiodati.

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Insomma, come dice a un certo punto l' avvocato dottor Haberfeld, ariano purosangue: «Vienna senza gli ebrei si sta trasformando in uno stagno!» Nemmeno l' operetta aiuta più (si ricordi che la famiglia Strauss, quella dei valzer di Capodanno e dell' operetta Il Pipistrello, era ebraica), al suo posto i compositori ariani non riescono a sfornare altro che "polpettoni". Per non parlare del disastro all' Opera di Vienna, falcidiata dei suoi migliori musicisti in quanto ebrei.

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Quest' ultimo particolare è uno dei tanti spunti del romanzo che, salito Hitler al potere, diverrà tragica realtà quando Furtwaengler, il direttore dei leggendari Filarmonici di Berlino, dovette fare i conti con un' orchestra privata di musicisti di prim' ordine, e con l' imposizione di non eseguire musiche di autori, come Mendelssohn, di origine israelitica.

 

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L' ipotesi che la cacciata degli ebrei avrebbe rappresentato un enorme danno non solo economico, ma anche culturale, è messa debitamente a fuoco nel romanzo. E non si avrebbe torto di dire che, se la Mitteleuropa è caduta politicamente alla fine della Prima guerra mondiale, il suo definitivo, corporale annichilimento, per via della capillare persecuzione nazista che ha svuotato i paesi dell' Europa centrale di scrittori, musicisti, scienziati non sostituibili (arricchendo economicamente e culturalmente altri paesi, come l' America), è avvenuto solo con la fine della Seconda guerra.

 

LA BEFFA

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Ma abbiamo detto che Bettauer, che pure si guadagnò le lodi di Robert Musil, non è Karl Kraus. Infatti la sua beffa, nonostante la mordacità con cui finge di piangere lacrime per «il vecchio austriaco purosangue che presto si sarebbe visto solo nei libri» minacciato dall' astuzia e dall' intraprendenza ebraica, conserva una leggerezza lontana dall' acida cattiveria di Kraus, e che lo avvicina, piuttosto, alle pallide speranze di convivenza con l' oppressore, nutrite, prima della fuga e del suicidio, da Stefan Zweig. Si ha la sensazione che Bettauer si augurasse che la minaccia antisemita, una volta messa in burla con tinte sarcastiche ma non particolarmente aggressive, sarebbe stata disinnescata.

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Così la storia della Citta senza ebrei si conclude con l' inevitabile ritorno dei perseguitati in un' atmosfera addirittura di apoteosi. Ma la tolleranza riconquistata che Bettauer si augurava, quell' accoglienza che avrebbe dovuto seguire al delirio antisemita, non doveva trovar posto nella storia, e il primo a farne le spese fu proprio lui, assassinato da un fanatico nazista, nel 1925, mentre si trovava nella redazione di uno dei tanti giornali cui collaborò o che fondò.

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L' assassino, difeso da avvocati vicini al nazionalsocialismo, scontò una breve pena e venne liberato. Si dimostrava così che, a Vienna, uccidere uno scrittore avendo come movente l' antisemitismo era legittimo. Privo di ogni resistenza interna, Hitler marciava a grandi passi verso la presa del potere che gli consentì di mettere in pratica quanto Bettauer aveva operettisticamente rappresentato con animo ancora ingannato dalla speranza.

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