"IL CALO DEI RICOVERI IN TERAPIA INTENSIVA E' LENTO, LA VARIANTE OMICRON COLPISCE MENO DURAMENTE SOLO I GIOVANI E I VACCINATI, CON GLI ALTRI E' UGUALMENTE AGGRESSIVA" - MASSIMO ANTONELLI, DIRETTORE DELLA TERAPIA INTENSIVA DEL GEMELLI: "NON VOGLIO ILLUDERMI. CI SONO ANCORA MOLTI INTERROGATIVI IN SOSPESO. IN VASTE AREE DEL MONDO LA POPOLAZIONE NON E' ANCORA VACCINATA E IL VIRUS CIRCOLA..."

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Margherita De Bac per il corriere.it

 

Massimo Antonelli

Non cambia la vita sotto la tuta protettiva sintetica, visiera, maschera, guanti e calzari: «Abbiamo imparato a “bardarci” in 3-4 minuti - racconta l’avvio di una giornata tipo Massimo Antonelli -. Entriamo nel nostro habitat, fatto di suoni intermittenti e di malati proni, addormentati, attaccati come noi alla speranza di uscirne fuori. Due anni sono passati. Eppure la fatica è sempre la stessa, fisica e psicologica. La notte ci congeliamo sotto la tutta, il giorno ci ricopriamo di sudore. Sì, è vero, la pressione è calata. I letti a poco a poco si svuotano. Ma noi lavoriamo come se nulla sia mutato e non vogliamo illuderci che sia finita qui».

 

terapia intensiva covid

Alle 12 di ieri mattina Antonelli, direttore della terapia intensiva del Policlinico Gemelli, stava completando il giro di visite. Alle due risponde al telefono, libero della «divisa» anti contagio. Un momento di sollievo dopo un paio di pause con i colleghi alla macchinetta del caffè, il massimo del relax.

 

I ricoveri in rianimazione vanno diminuendo. Non va meglio?

«Ora la situazione è sopportabile, mentalmente però siamo sempre collegati. In reparto sono presenti 40 malati rispetto ai 50 di un mese fa. Il calo è molto, molto lento e ci vorrà del tempo prima di assistere a una discesa decisa che ci trasmetta l’effettiva sensazione di tornare a galla».

 

terapia intensiva covid 3

L’assistenza a malati senza Covid, ricoverati per traumi, interventi chirurgici o polmonite di diversa origine è venuta meno?

«Nessuno è rimasto indietro nelle nostre terapie intensive, anche se i letti delle degenze ordinarie hanno subito una riorganizzazione. Abbiamo vissuto fasi in cui medici e infermieri si sono contagiati ed è stato più complesso e articolato garantire la regolarità delle attività ambulatoriali e di ricovero. Ora riusciamo finalmente a curare con meno affanno».

 

terapia intensiva covid 2

Sollevati?

«Meno pressione. La strada però è lunga. Se penso che dall’inizio della pandemia abbiamo visto passare in terapia intensiva oltre 1.500 pazienti mi vengono i brividi. Millecinquecento, capisce? Un numero eccezionale di persone che ce l’hanno fatta o se ne sono andate».

 

Che tipo di malati avete adesso?

«Per la maggior parte non vaccinati, anche anziani di 70-80 anni. La durata media della degenza è di 3-6 settimane. No, non molto è cambiato sul piano della gravità del quadro clinico. La variante Omicron colpisce meno duramente solo i giovani e i vaccinati, con gli altri è ugualmente aggressiva».

 

terapia intensiva covid 4

Non sembra particolarmente ottimista, perché?

«Non voglio illudermi. Nell’estate del 2021 i malati con Covid erano solo 5 nella nostra terapia intensiva. È stato frustrante rituffarsi in piena emergenza con la risalita dei ricoveri, ricominciare tutto daccapo, affrontare una nuova ondata e poi un’altra ancora, prepararci all’impatto delle varianti, non riuscendo a vedere la fine. È un’esperienza che lascia il segno, resta impressa nella memoria in modo indelebile».

 

terapia intensiva covid 1

La pandemia dovrebbe essere in declino e avviarsi verso l’endemia. Non è fiducioso?

«Ci sono ancora molti interrogativi in sospeso. Il mondo occidentale sembra uscirne, ma in vaste aree del pianeta la popolazione non è vaccinata, ed è ancora rilevante la circolazione del virus che finora ci ha giocato brutti scherzi».