"FAR WEST" LOMBARDIA - A MILANO TAMPONI A PAGAMENTO AL SAN RAFFAELE: COSTANO 120 EURO L'UNO - POSSONO ACCEDERE ALL'ESAME PRIVATI E AZIENDE. IL TUTTO MENTRE SI NEGANO O VANNO AL RILENTO I TEST AGLI OPERATORI SANITARI, AI PAZIENTI E AL PERSONALE DELLE RESIDENZE PER ANZIANI - L'ACCUSA DEL PD: "È UN FAR WEST SENZA REGOLE, BISOGNA INTERVENIRE"...

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Matteo Pucciarelli per repubblica.it

 

Prezzo 120 euro: basta pagare, ed ecco il tampone fatto. Al San Raffaele Resnati, in attesa che la Regione Lombardia faccia chiarezza una volta per tutte sulla questione tamponi, già si offre la possibilità a privati o aziende di accedere al test per capire se si è positivi o meno al coronavirus.

 

Con ritiro referti direttamente in via Olgettina. "Mentre l'assessore Gallera ci dice che non si possono aumentare i tamponi perché mancherebbero i reagenti dice Samuele Astuti del Pd - veniamo a sapere che ci sono laboratori che li offrono privatamente per cifre molto variabili. Il San Raffaele, per esempio, li fornisce per un costo intorno ai 120 euro, altri al doppio".

 

 

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Il problema è che mentre si negano o vanno al rilento i test agli operatori sanitari, ai pazienti e al personale delle residenze per anziani, così pure a chi presenta evidenti sintomi, con ogni evidenza c'è un mercato privato dei tamponi, "un far west senza regole - continua Astuti - ma secondo quanto detto da Gallera oggi (ieri, ndr), questo non è possibile, cioè non si possono fare tamponi a privati a pagamento. Com'è possibile che questo avvenga? È forse stata una scelta quella di limitare il numero dei tamponi? La Regione deve spiegare ai lombardi che cosa sta succedendo. Soprattutto, è fondamentale che la Regione faccia quanto è in suo potere per aumentare il più possibile il numero di tamponi analizzati dal servizio sanitario regionale, perché in altro modo non si può pensare di avviare la fase 2".

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Non solo tamponi però, perché anche sui test sierologici la confusione sembra essere tanta. Due giorni fa il dirigente di settore del Pirellone, Luigi Cajazzo, ha inviato una missiva a ospedali e Ast spiegando che dal 23 aprile arriveranno i primi kit alle strutture di Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona, poi il 27 aprile nelle altre province. E c'è già il tipo di test, fornito dalla società Diasorin. Solo che ieri invece Gallera ha annunciato una nuova call da parte della centrale di acquisti regionale Aria, aperta anche ad altre aziende che sono pronte a entrare in questo mercato. "Stanno andando in tilt - sottolinea il dem Pietro Bussolati - continuano a cambiare idea continuamente, il 30 marzo la sperimentazione era stata vietata, adesso si fa confusione su chi invece se ne dovrà occupare. Lo stesso atteggiamento ondivago avuto sui tamponi".

 

 

Tra le altre cose, un'impresa produttrice lodigiana, la TechnoGenetics, è pronta a fare guerra giudiziaria contro non solo l'affidamento diretto alla Diasorin ma pure contro il bando regionale aperto il 6 aprile e poi richiuso il giorno stesso proprio per chi dovesse occuparsi dei test in questione. Un pasticcio insomma che rischia di avere ripercussioni legali e amministrative.

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