Ermes Antonucci per www.ilfoglio.it
“Abiti sartoriali in regalo: indagato anche Figliuolo”. La notizia pubblicata in apertura di prima pagina oggi sul Fatto quotidiano non lascia spazio a dubbi: anche il commissario all’emergenza sanitaria, Francesco Paolo Figliuolo, risulterebbe coinvolto nell’inchiesta su tangenti e corruzione nelle forniture agli apparati militari che è giunta a toccare il capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, indagato per corruzione. Uno scoop da parte del giornale diretto da Marco Travaglio? Non proprio. Più che altro si è di fronte all’ennesimo caso indegno di gogna mediatico-giudiziaria.
sergio mattarella e enzo vecciarelli
Una volta superato il titolo forcaiolo sparato in prima pagina e letto l’articolo, infatti, si scopre – per stessa ammissione degli articolisti – una realtà ben diversa: l’iscrizione di Figliuolo nel registro degli indagati è stato un atto dovuto, a sua tutela, da parte dei pm; il generale non è mai finito direttamente nelle intercettazioni, ma sarebbero altri a far riferimento a lui; le circostanze riguardano un periodo precedente alla sua nomina da parte del governo Draghi; e soprattutto “nelle prossime settimane, la procura di Roma depositerà una richiesta di archiviazione”.
Insomma, altro che “indagato anche Figliuolo”. Viste le informazioni riportate nell’articolo, il titolo avrebbe dovuto essere: “Figliuolo indagato per atto dovuto e verso l’archiviazione”. In questo modo, però, il Fatto quotidiano non avrebbe alimentato gli istinti forcaioli dell’opinione pubblica e gettato fango sull’immagine del commissario all’emergenza sanitaria, nominato dall’odiatissimo premier Draghi.
Anzi, visto che per il giornale diretto da Travaglio il fango nel ventilatore non è mai abbastanza, ecco l’accostamento del nome di Figliuolo ad “abiti sartoriali in regalo”. Il riferimento, anche in questo caso del tutto improprio, è al contenuto delle accuse mosse nei confronti di Vecciarelli e su cui stanno indagando i pm.
Il capo di Stato maggiore è infatti accusato di corruzione per l’esercizio della funzione: secondo le accuse, si sarebbe messo a disposizione di una società fornitrice di mascherine e macchinari per la produzione e il confezionamento di mascherine. In cambio Vecciarelli avrebbe ricevuto per sé e i suoi familiari utilità consistite “nella donazione di generi alimentari e di 58 capi di abbigliamento”. E nel capo di imputazione si citano: “Abiti sartoriali, cappotti, vestito da sposa, giacche, camicie e divise”.