Estratto dell'articolo di Vincenzo Bisbiglia per “Il Fatto Quotidiano”
“Mettemo due piotte a giro per un mese, compramo un po’ di coca, la vendono loro e noi pigliamo solo ricavi”. Quello di Christian Vocaturo, romano incensurato sposato con Lourdes Soria Pena, 46enne peruviana, così trascritto poteva apparire solo un ragionamento “pe’ svortà”, ovvero per introdursi nel piccolo commercio illegale di droga.
Eppure nel giro di pochi mesi, il contabile e sua moglie erano diventati dal nulla il trait d’union fra i cartelli colombiani e i clan di Tor Bella Monaca, tra le più importanti piazze di spaccio d’Italia, collegati al clan Moccia e al boss degli albanesi Elvis Demce, per la Procura di Roma collegato all’omicidio dell’ex capo ultras della Lazio, Fabrizio Piscitelli.
“Facciamo ‘Bonnie and Clyde’, io vendo e tu fai la trattativa”, dicevano i coniugi, intercettati. Le indagini della Dda di Roma (pm Francesco Cascini e Maria Teresa Gerace), portate avanti dal Gico della Guardia di Finanza di Roma guidato dal colonnello Marco Sorrentino e dal 3° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma – indagini in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico) e con la Drug Enforcement Administration (Dea) americana – hanno permesso di intercettare la filiera della droga che collegava Medellin a Roma, attraverso Guayaquil (Ecuador) e Amsterdam.
Gli investigatori hanno seguito le tracce di un carico di oltre 100 kg proveniente proprio dall’Ecuador e mediato da Vocaturo e da un commerciante cinese dell’Esquilino, Chen Zhidong detto “Cesare”. Il destinatario della droga era Manuel Calì, pregiudicato, i cui familiari erano divenuti soci di Vocaturo nella gestione di un circolo di Padel di Tor Bella Monaca. Calì risulta anche reggente degli affari dell’omonima famiglia, di cui il capo è l’ex latitante Antonino Calì. [...]
Il carico, nelle intenzioni del gruppo, sarebbe finito poi alla piazza di spaccio “R10”, controllata dal clan Moccia. Il Vocaturo, tra gli altri reati, è anche accusato di aver realizzato una piantagione con 456 piante di marijuana in un casale di Sacrofano, a nord di Roma, quasi 330 mila dosi medie singole di “fumo” che poi finivano sul mercato di Roma est.
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