"TU DEVI FARE QUELLO CHE TI DICIAMO NOI, ALTRIMENTI TI AMMAZZIAMO" - INDAGATO IL CAPO ULTRÀ DELL'INTER VITTORIO BOIOCCHI PER MINACCE E TENTATIVO DI ESTORSIONE DA 2 MILIONI DI EURO NEI CONFRONTI DI UN IMPRENDITORE MILANESE - BOIOCCHI È STATO ARRESTATO L'ANNO SCORSO INSIEME AL COMPLICE PAOLO CAMBEDDA, DOPO CHE SONO STATI SORPRESI FUORI DAGLI UFFICI DELLA VITTIMA, ARMATI E MUNITI DI PETTORINE DELLA GUARDIA DI FINANZA - IL MANDANTE ERA IVAN TUROLA, CANDIDATO DI NOI PER L'ITALIA ALLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2018, FINITO ORA IN MANETTE PER... 

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Massimo Pisa per www.repubblica.it

 

i due capi della curva dell'inter vittorio boiocchi e luca caravita

"Tu devi fare quello che ti diciamo noi, altrimenti ti ammazziamo". Minaccia diretta, rafforzata dall'esibizione del calcio di una pistola. Inequivocabile. Così come il messaggio successivo: "Fai il bravo, conviene a tutti, oggi è stato solo un avvertimento, la prossima volta ti mandiamo i ragazzi".

 

Tre mesi e mezzo erano trascorsi dal primo episodio di intimidazione ai danni dall'imprenditore milanese Enzo Costa, titolare della Ferco: era il 3 marzo 2021 quando il capo ultrà dell'Inter Vittorio Boiocchi, oggi 69enne, venne arrestato in flagranza insieme al complice, il 68enne Paolo Cambedda, sorpresi entrambi dai poliziotti della Squadra mobile milanese fuori dagli uffici della vittima, armati di scacciacani modificata, taser e coltello e muniti di pettorine della Guardia di Finanza.

 

vittorio boiocchi

Ma il tentativo di estorsione non era finito e il 18 giugno dell'anno scorso Costa aveva trovato altre figure minacciose fuori dal suo quartier generale. E solo allora aveva deciso di denunciare. Un anno dopo, l'indagine della nona sezione della Mobile, guidata dal dirigente Marco Calì e coordinata dal pm Carlo Scalas e dal procuratore aggiunto Laura Pedio, colpisce il presunto mandante delle richieste e i suoi uomini di mano, mentre Boiocchi e Cambedda sono già stati processati a parte e condannati in primo grado a tre anni e due mesi.

 

ESTORSIONE 2

Le richieste partivano dal 42enne Ivan Turola, uomo d'affari milanese già arrestato nel 2020 dalla Gdf di Palermo per corruzione in appalti della sanità siciliana, vicenda relativa a una gara da oltre 227 milioni di euro per cui patteggiò quattro anni e mezzo. Turola, già candidato di Noi per l'Italia alle regionali lombarde del 2018 e accostato alla proprietà del Savona calcio, era stato individuato dai magistrati siciliani proprio come referente della Ferco, vincitrice dell'appalto.

 

E per il suo interessamento aveva chiesto due milioni di euro a Costa. Da lì il tentativo di estorsione, per il quale l'altro ieri sono stati arrestati Turola - trovata a casa sua anche una pistola con matricola abrasa - insieme al 63enne Gerardo Toto e al 48enne Ezio Carnago.

 

ESTORSIONE

Una vicenda "in tre round", come la definisce il gip Ileana Ramundo nella sua ordinanza. Oltre all'episodio dell'arresto di Boiocchi e Cambedda, "pizzicati" fuori dalla sede di piazza Carlo erba della Ferco, c'era stata una seconda "ambasciata" a metà aprile 2021 negli uffici di piazza Giulio Cesare della società, infine i messaggi del 18 giugno, quando Costa era stato avvicinato e minacciato da due uomini con frasi nitide, l'esibizione del calcio di una pistola e la consegna di un foglio con l'Iran su cui versare i due milioni, compreso di causale: "Rimborso investimento finanziario pratica vitelli/cavalli".

 

A quel punto la vittima aveva denunciato. E su quel foglio erano state isolate dalla Scientifica le impronte digitali di Turola e di Ezio Carnago, mentre a Gerado Toto vene contestato di aver conservato e fornito la pistola.