LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA – SOFFIA VENTO DI #METOO TRA LE GIORNALISTE: UN’INDAGINE CONDOTTA DALLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA “RIVELA” CHE L‘85% DI QUELLE CHE HANNO RISPOSTO AL QUESTIONARIO SONO STATE MOLESTATE – QUASI TUTTE SPERIMENTANO BATTUTE E SVALUTAZIONI FINO A VERI E PROPRI RICATTI SESSUALI – OVVIAMENTE I MANDRILLONI SONO SUPERIORI CHE NORMALMENTE RIMANGONO IMPUNITI…

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Francesca Sforza per "www.lastampa.it"

 

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Un dossier piuttosto pesante, quello caduto questa mattina sui tavoli delle redazioni dei giornali e delle tv. Si tratta dei risultati di un’indagine condotta dalla Federazione Nazionale della Stampa tramite la sua Commissione Pari Opportunità, presentata oggi a Roma da Linda Laura Sabbadini che ne ha curato il questionario in qualità di consulente scientifica, e dedicata a fare il punto sulle molestie sessuali contro le donne nel mondo dei media.

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Su 2275 questionari inviati a giornaliste dipendenti dei media (esclusi i periodici) ha risposto il 42%. Oltre mille dunque le intervistate, che hanno raccontato, rispondendo alle domande in forma anonima, di vite professionali costellate da molestie nell’85 per cento dei casi.

 

Quasi tutte hanno sperimentato battute verbali, sguardi, insulti, svalutazioni, ma il 59,1 per cento ha ricevuto anche inviti insistenti, pressioni via social, pedinamenti, richieste esplicite.

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Per arrivare al dato più grave in assoluto, che registra la presenza di ricatti sessuali nel lavoro per il 35,4 per cento delle colleghe di cui l’1,3 nell’ultimo anno. Alla domanda: «Hai mai avuto richieste di prestazioni o rapporti sessuali per progredire nella carriera e mantenere il tuo rapporto di lavoro?», il 2,7% ha detto sì, nell’arco degli ultimi 5 anni. Il 2,4% si è sentita rivolgere richieste in fase di assunzione, e all’1,8% è stato fatto capire che essere sessualmente disponibile l’avrebbe facilitata nella ricerca di un lavoro.

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Per l’8,5%, nel corso della vita professionale, la molestia si è tradotta in violenza o tentata violenza sessuale (c’è uno 0,2% che ha dichiarato di essere stata forzata ad avere un rapporto sessuale negli ultimi 12 mesi).

 

La maggior parte delle donne molestate lavorava nei quotidiani e nelle tv, e aveva un contratto a tempo indeterminato. Nella maggior parte dei casi si è trattato di un singolo episodio, ma c’è un 18 per cento che ha ammesso di aver subito molestie per più di un anno. Soprattutto all’interno delle redazioni, spesso davanti ad altri colleghi, e a tutte le età (la maggioranza nella fascia 27-30 anni).

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Gli autori sono in maggioranza uomini (nel 98,6% dei casi, mentre è una donna nell’1,4%) e superiori, di età compresa tra i 45 e i 60 anni. Il 26,9% ha subito molestie dal suo diretto superiore, il 16,7 da un collega con maggiore anzianità, il 14,8 da direttore o vicedirettore e l’11,3 da un superiore non diretto. Dice molto, inoltre, del clima che si respira in alcune redazioni, il fatto che in quasi un terzo dei casi, altri colleghi hanno assistito a episodi di molestie senza intervenire, forse per “accettazione” o per scarsa consapevolezza della gravità delle molestie.

 

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Le donne molestate hanno dichiarato di aver confidato la cosa ad altri colleghi, in percentuale molto minore al loro direttore (8,5% dei casi), al sindacato (3,5%) o alla polizia (0,5%). Alla domanda «perché non hai presentato denuncia?», la maggior parte ha risposto che si è trattato di un episodio isolato (42,8) che era inutile (22,7) o che aveva paura di essere giudicata male o non creduta (10,8).

 

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Contro l’autore non vengono presi provvedimenti nel 90,6% dei casi, anche se, a conoscenza delle intervistate, nel 25 per cento dei casi le molestie si sono ripetute nei confronti di altre donne. Così come il 44 per cento delle intervistate ha detto di essere a conoscenza di molestie subite da altre colleghe. E dopo le molestie? Il 50% ha dichiarato di aver continuato a lavorare come se nulla fosse, un 15,8 ha detto invece di essersi sentita penalizzata, il 5% è andato via, il 4,9% ha rinunciato alla cartiera, il 4% ha cambiato lavoro.

 

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«I dati sono orientativi e vanno presi con cautela - ha detto Sabbadini nel presentare l’indagine - ma segnalano la necessità di un’attenta riflessione e azione seria e concertata da parte di chi è a capo dei media e degli editori. Questa situazione - ha aggiunto - prefigura l’esistenza di dispari opportunità».

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