SE L'AVESSIMO SAPUTO, CI SAREMMO FATTI UNA PASSEGGIATINA O UNA CORSETTA - PER I CENTOMILA DENUNCIATI IL REATO CAMBIA: PAGHERANNO 200 EURO AL POSTO DELLA DENUNCIA PENALE - RESTA IL REATO GRAVE PER CHI ERA POSITIVO AL TAMPONE E HA VIOLATO CONSAPEVOLMENTE LA QUARANTENA...

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FRANCESCO GRIGNETTI per lastampa.it

 

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Con il decreto appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si passa dalla sanzione penale a quella amministrativa. Chi è sorpreso a violare le prescrizioni anti-contagio, scatta una multa che va da 400 a 3000 euro; sanzioni aumentate di un terzo se «mediante l'utilizzo di un veicolo».

 

 

Ma che cosa accade per tutti quelli che sono stati denunciati finora? Dai dati ultimi del ministero dell’Interno, sono ben 115.138 i denunciati (a fronte di 2.675.113 controlli). Ebbene, anche per le vecchie denunce si passa alla sanzione amministrativa. I «furbetti» della passeggiatina dovranno pagare una multa di 200 euro, metà della sanzione minima.

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E’ quanto prevede l’articolo 4 del decreto. «Le disposizioni del presente articolo che sostituiscono sanzioni penali con sanzioni amministrative si applicano anche alle violazioni commesse anteriormente alla data di entrata in vigore del  presente decreto, ma in tali casi le sanzioni amministrative sono applicate nella misura minima  ridotta  alla  metà. Si  applicano in quanto compatibili le disposizioni degli articoli 101 e 102 del decreto legislativo 30 dicembre 1999, n. 507».

 

Restano in vigore, invece, le gravi sanzioni penali per chi fosse positivo al tampone e abbia violato coscientemente la quarantena. Il reato è serio: procurata epidemia colposa. Si rischia da 3 a 12 anni di carcere. E intanto si rispolvera e ammoderna anche un antico decreto del 1934, n. 1265, Testo unico delle leggi sanitarie.

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«Chiunque non osserva un ordine legalmente dato per impedire l'invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell'uomo».  Le sanzioni qui s’inaspriscono. Si passa da una possibilità di «arresto fino a sei mesi e con l'ammenda da lire 40.000 a lire 800.000»  a un «arresto da 3 mesi a 18 mesi  e  con l'ammenda da euro 500 ad euro 5.000». Se il fatto è commesso da persona che esercita una professione o un'arte sanitaria la pena è aumentata.