SIETE APPASSIONATI DI MUSICA CLASSICA? QUESTA È L’APP CHE FA PER VOI – ARRIVA IN ITALIA "PRIMEPHONIC", UN'APPLICAZIONE DI STREAMING SIMILE A "SPOTIFY" O "APPLE MUSIC" MA CHE HA A DISPOSIZIONE UN MILIONE E MEZZO DI TRACCE DI OLTRE DUEMILA COMPOSITORI CHE SPAZIANO DAL MEDIOEVO FINO AI CONTEMPORANEI – PER AVERLA BASTA PAGARE UN ABBONAMENTO CHE GARANTISCE UN SISTEMA ìDI REMUNERAZIONE DEGLI ARTISTI E…(VIDEO)

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Alessio Lana per il “Corriere della sera”

 

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Salvare la musica classica dall' oblio digitale offrendo un catalogo ben organizzato e un sistema di pagamento equo. È questa la missione di Primephonic, un' applicazione di streaming da poco sbarcata in Italia.

 

È simile a Spotify o Apple Music ma ha solo note classiche, un milione e mezzo di tracce di oltre duemila compositori che spaziano dal Medioevo fino ai contemporanei. «Abbiamo il 95% di ciò che è stato pubblicato finora e puntiamo ad arrivare al 99% entro la fine del 2020» spiega il ceo dell' azienda, Thomas Steffens, manager 38enne e pianista con un passato alla Boston Consulting Group.

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La sua app, dice, vuole «restituire alla classica l' importanza che merita anche nello streaming, dove pesa per meno dell' 1 per cento. Le altre non propongono tracce di questo genere agli ascoltatori e ciò è pericoloso visto che in dieci anni tutti gli ascolti saranno online». La prima mossa quando ha fondato la sua impresa, due anni fa, è stata assumere dieci musicologi.

 

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Hanno compilato a mano i metadati di ogni brano, quelle parole che consentono di descriverlo e trovarlo all' interno di un archivio. Nel pop basta conoscere artista, titolo della canzone o dell' album per scovare una canzone senza sbagliare, nella classica invece una stessa opera ha tanti direttori che l' hanno interpretata, orchestre che l' hanno eseguita, artisti che l' hanno cantata, etichette che l' hanno incisa.

 

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Primephonic è in grado di muoversi in questa ridda di dati distinguendo perfino i movimenti e facendoci trovare ciò che cercavamo. Se si scrive Aida , per esempio, vengono proposte 427 registrazioni come l' esecuzione di Zubin Mehta con Bocelli e l' Orchestra musicale del Maggio fiorentino o le direzioni di Karajan dal 1959 a oggi. Pierino e il lupo è offerto anche in giapponese, la Nona in 400 versioni differenti.

 

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La seconda mossa è stato cambiare il sistema di pagamento. Le app tradizionali si basano sul numero di riproduzioni: il ricavato degli abbonamenti e degli sponsor viene diviso tra i vari artisti in base a quante volte vengono ascoltati i loro brani. Un meccanismo che va bene per il pop in cui una traccia dura tre minuti ma non certo per la classica dove arrivano a venti.

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«In un' ora posso ascoltare tre brani di Beethoven e venti di Rihanna - precisa Steffens - e ciò sta spingendo chi lavora nella classica a creare brani più brevi per guadagnare di più. Con il sistema a tempo vogliamo che gli artisti siano liberi». Per sostenersi, Primephonic offre due abbonamenti, da 7,99 euro al mese o da 14,99 euro per registrazioni in alta qualità, e al momento conta 200 mila utenti con un' età media di 46 anni e un 20 per cento di under 30.

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Non è l' unica: c' è anche la berlinese Idagio, altra app di sola classica nata nel 2015 con file in alta qualità e pagamento degli artisti a tempo ma con un sistema di metadati meno preciso.

 

Guardando al futuro, c' è chi azzarda l' ipotesi che entrambe saranno presto acquisite da parte dei colossi dello streaming. I vari Spotify, Apple Music e Tidal potrebbero così beneficiare del loro grande lavoro eseguito sui file. Dopotutto poco importa. Lo scopo è salvare la classica, il mezzo non conta.

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